Catalogo dei MILLENNIAL: Alessia Bonari. La tua enciclopedia dei millennial

28 Settembre 2020
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Chi è Alessia Bonari, l’infermiera diventata famosa grazie al covid

NOME Alessia Bonari
LUOGO NASCITA Grosseto
DATA NASCITA 12 novembre 1996
SETTORE Sanità
NAZIONALITÀ Italiana
MILLENNIAL FACTOR Flessibile

Chi è

Alessia Bonari l’infermiera? L’influencer? L’attrice? Se lo sono chiesti in molti, soprattutto dopo averla vista sul red capet del Festival del Cinema di Venezia 2020, dove è andata a ricevere il premio di “personaggio dell’anno” o dopo aver visto il suo volto su giornali, tivvù e perfino ospite dello stilista Salvatore Ferragamo alla Milano Fashion Week settembre 2020.

Per scoprire chi sia Alessia Bonari non è necessario formulare ipotesi e contro ipotesi, basta aprire la mente al fatto che non tutti gli influencer siano dei disoccupati che vivono solo per postare selfie estremi e caricare storie come se non ci fosse un domani. Magari in cerca di soldi ‘facili’. No. In mezzo a loro, dal successo casuale o ricercato che sia, possono nascondersi anche delle persone con una vita reale e normale. Quindi impegnate nello svolgimento di una professione tradizionale.

E Alessia Bonari è una di loro. Infermiera, bella e piena di followers. Anche se nonostante i quasi 130mila che la seguono su Instagram non sembra essere una di quelle che pubblica materiale in maniera compulsiva. Anzi, la gran parte dei suoi ammiratori è arrivato grazie a un post diventato virale durante la fase più acuta della pandemia del covid 19. Una foto che raccontava la durezza del suo lavoro in quei giorni in un ospedale di Milano.

«Sono un’infermiera – esordiva il testo accanto all’immagine – e in questo momento mi trovo ad affrontare questa emergenza sanitaria. Ho paura anche io, ma non di andare a fare la spesa, ho paura di andare a lavoro. Ho paura perché la mascherina potrebbe non aderire bene al viso, o potrei essermi toccata accidentalmente con i guanti sporchi, o magari le lenti non mi coprono nel tutto gli occhi e qualcosa potrebbe essere passato».

«Sono stanca fisicamente perché i dispositivi di protezione fanno male, il camice – scriveva – fa sudare e una volta vestita non posso più andare in bagno o bere per sei ore. Sono stanca psicologicamente, e come me lo sono tutti i miei colleghi che da settimane si trovano nella mia stessa condizione, ma questo non ci impedirà di svolgere il nostro lavoro come abbiamo sempre fatto. Continuerò a curare e prendermi cura dei miei pazienti, perché sono fiera e innamorata del mio lavoro».

«Quello che chiedo a chiunque stia leggendo questo post – l’appello di Alessia – è di non vanificare lo sforzo che stiamo facendo, di essere altruisti, di stare in casa e così proteggere chi è più fragile. Noi giovani non siamo immuni al coronavirus, anche noi ci possiamo ammalare, o peggio ancora possiamo far ammalare. Non mi posso permettere il lusso di tornarmene a casa mia in quarantena, devo andare a lavoro e fare la mia parte. Voi fate la vostra, ve lo chiedo per favore».

Da allora l’immagine della ragazza, come quella di altri suoi colleghi per mille ragioni – vedi Paolo Miranda o Christian Mongiardi – non ha smesso di circolare per ricordare al mondo che il coronavirus non era l’influenza che si pensava. Bonari, della cui vita privata si sa pochissimo, è stata poi premiata a Venezia in quanto rappresentate della classe infermieristica italiana.

«Sono felice di rappresentare qui, sempre e ovunque, la mia categoria», ha detto. «Sì è vero, tutto questo è un sogno. Ma domani torno a Milano. Al lavoro». Parole che raccontano ancora della normalità di questa millennial che quasi per caso si è ritrovata eletta simbolo di migliaia di altrettanto normali ma per questo eroici colleghi.

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