Catalogo dei MILLENNIAL: Alex Schwazer. La tua enciclopedia dei millennial
Chi è Alex Schwazer, dall’oro alle Olimpiadi al doping, quello vero e quello presunto
NOME Alex Schwazer
LUOGO NASCITA Vipiteno (Bolzano)
DATA NASCITA 26 dicembre 1984
SETTORE Sport
NAZIONALITÀ Italiana
MILLENNIAL FACTOR Impaziente
Chi è
Quello che fa marcia, che ha vinto l’oro, quello che ha pianto in tv per il doping, il fidanzato della pattinatrice, Sciuatser o com’è, ecco: Alex Schwazer. Cognome poco latino ma carta d’identità molto italiana, pochi millennial come Alex sono noti al mondo per alcune etichette attaccate indelebilmente alla sua figura e ancor di più alla mente dell’opinione pubblica.
Non importa che l’atleta abbia nel tempo dimostrato e richiesto di essere considerato prima di tutto una persona normale. Con una storia fatta di alti, eccezionali come l’oro nella 50 km di marcia alle olimpiadi di Pechino, e bassi, come il primo caso di doping che ha distrutto la sua immagine specchiata. E poi, di ritorno dalla squalifica, il secondo caso di doping, negato fin dal principio da Alex, come confermerà la sentenza di primo grado del tribunale di Bolzano del 18 febbraio 2021.
Alex Schwazer, i due casi di doping e la trappola
Una storia, quella di Schwazer, macchiata da una scelta individuale, da un errore ammesso davanti all’Italia intera, ma affossata alcuni anni dopo a livello sportivo da qualcuno che lo voleva fuori a tutti i costi: come lascia intendere la magistratura di Bolzano che ritiene «accertato con alto grado di credibilità» che i campioni di urina nel 2016 furono alterati per far risultare il marciatore positivo.
Per Alex Schwazer quella del 2021 non è una vittoria perché i quasi cinque anni di carriera persi non glieli restituirà più nessuno. Eppure, la decisione del giudice «archiviazione per non aver commesso il fatto» porta con sé un senso di rivalsa per quello che è stato il millennial nei suoi anni migliori: quelli dell’oro olimpico.
Vittorie e sacrifici cancellati quando, con la prospettiva dei Giochi di Londra 2012, zitto zitto dopo un viaggio in Turchia ha cominciato a fare uso di eritropoietina, ovvero il famigerato Epo usato anche dai ciclisti disonesti. Troppa «pressione» dirà tra le lacrime davanti ai giornalisti.
Alex Schwazer ammette essersi dopato e piange
Quel giorno, quello dell’ammissione, il marciatore italiano anticiperà di alcuni mesi la confessione di Lance Armstrong davanti a Oprah Winfrey negli Usa. A differenza del texano, l’altoatesino, però, spiegherà per fino e per segno che quella del doping è stata una brevissima parentesi dentro la quale non riusciva più a vivere e con la quale stava affossando nel buio.
Tanto da aver vissuto come una liberazione, quel controllo antidoping a casa della madre che volutamente ha evitato di saltare. Una scelta diametralmente opposta a quella fatta giorni prima mentre era dalla fidanzata di allora, Carolina Kostner, quando chiese alla pattinatrice di mentire per lui.
L’accusa di doping contro Schwazer e la sentenza
Scontata la squalifica, Alex, che prima del disastro Epo era il volto pulito della Kinder Ferrero, torna per vincere ancora. Lo fa a Roma ma a poche settimane dalle Olimpiadi di Rio de Janeiro viene trovato ancora positivo. Questa volta il marciatore smentisce categorico, difende la sua posizione e quella del suo nuovo allenatore Sandro Donati.
Verrà squalificato per otto lunghissimi anni dalla giustizia sportiva mentre quella penale, con i suoi tempi, prosegue le indagini per doping fino all’archiviazione. Campioni di urina «alterati allo scopo di farli risultare positivi e dunque di ottenere la squalifica e il discredito dell’atleta come pure del suo allenatore, Sandro Donati».
Parole pesanti, quelle dei giudici, che non riporteranno indietro l’orologio ma ridanno dignità all’uomo. Alex Schwazer, che libero dalla pressione delle gare, ha fatto in tempo a sposarsi con Kathrin Freund e a diventare papà di Ida.
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