Catalogo dei MILLENNIAL: Ema Stokholma. La tua enciclopedia dei millennial

31 Maggio 2020
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Chi è Ema Stokholma, la dj prestata a radio e tv odiata dalla madre

NOME Ema Stokholma
LUOGO NASCITA Marsiglia (Francia)
DATA NASCITA 9 dicembre 1983
SETTORE Musica, Moda, Televisione
NAZIONALITÀ Francese e Italiana
MILLENNIAL FACTOR Resiliente, Creativa

Chi è

L’infanzia è la fase che più di tutte segna le nostre esistenze. È un fatto. La sua è stata un incubo terrificante e disastroso. Altro fatto. Ma ciò non le ha impedito di diventare modella, apprezzata deejay, conduttrice radiofonica e presentatrice televisiva. Senza dimenticare la scrittura di un libro e le sue numerose tele, dipinte per ammazzare lo stress. Il nome di Ema Stokholma dovrebbe stare nel dizionario accanto alla voce resilienza, come sinonimo. E questo non è un fatto ma un suggerimento per i signori linguisti.

Morwenn Moguerou, il suo nome all’anagrafe, diventa Ema quando ormai è lontana da quel mostro oscuro nascosto dentro l’armadio che per lei è stata la madre. Nasce nel sud della Francia, figlia di una donna del posto con chiari problemi psichiatrici e di un italiano tornato in patria prima di vederla arrivare al mondo. Cresce con la mamma e il fratello.

Dopo diversi tentativi di fuga dall’inferno materno, a 15 anni ce la fa. E rinasce. Raggiunge il padre a Roma e pochi mesi dopo è già autonoma. Lavora nel mondo della moda. Gira l’Europa con Valentino, Dolce&Gabbana, Versace, Yamamay e Fendi.

Nella sua vita si apre un’altra opportunità, più creativa, più adatta al suo carattere: la musica. Prima deejay, poi speaker radiofonica dalla erre moscia su Rai Radio 2 con Back2Back, insieme a Gino Castaldo. E la televisione: Mtv, Rai, Pechino Express, Festival di Sanremo, Eurovision Song Contest.

Dal 2016 il profilo Instagram di questa millennial è una galleria d’arte. Una personale mostra delle sue opere, dipinti affiancati alle foto che li hanno ispirati. Un esercizio per la mente più che per il polso, come si evince dalle risposte che senza menarsela dispensa costantemente ai follower che la seguono.

Per loro, il suo pubblico, nel 2020 arriva l’occasione d’oro per conoscere sul serio la tatuatissima Ema Stokholma. Quando la dj sceglie di affidare alla penna la storia delle violenze alle quali veniva sottoposta da piccola, con ‘Per il mio bene’. Un libro autobiografico pubblicato da HarperCollins Italia nelle cui pagine Ema si libera finalmente di quel macigno e racconta aspetti della sua vita rimasti privati fino ad allora.

Per esempio una mattina al risveglio la mamma l’accoglie così: «Hai la bocca grossa». Quindi, ricorda la millennial che allora era una ragazzina, «mi giro dall’altra parte e stringo le labbra tra i denti per farle sembrare più sottili. Quando ho la bocca grossa, detta anche bocca da pompino, significa che mi sono masturbata e questo la fa impazzire del tutto».

Ema riesce a cavarsela e va scuola ma mentre rincasa in auto con la mamma e il fratello, il pensiero della donna è ancora lì. Ferma l’auto in mezzo ai campi e comincia con le accuse folli, perverse, malate. Una scena davanti alla quale assiste inerme anche suo fratello Gwendal.

Una sfuriata che Ema descrive così:«…i miei desideri sessuali secondo mia madre. Voglio farmi gli uomini ma sono un’imprudente! Non so che un pene grosso che entra dentro una bambina piccola come me la apre in due, è questo che voglio? È proprio questo che mi eccita? Mi abbassa i leggins di lana grigi e le mutande. Mette il dito sul mio sesso e dice che è troppo piccola, che faccio schifo, e aggiunge sorridendo che sono proprio una piccola puttanella».

E prima di partire con quel pugno pesante che sembra avere un sasso dentro, la mamma umilia ulteriormente la figlia: «Ti piace eh?». Flash orribili che la speaker ha scelto di condividere per mettere in guardia le Ema che oggi vivono il dramma della violenza in famiglia. Storie che restano incise più di un tatuaggio e dentro le vittime non finiscono mai.  Lo confermano le parole della ‘nuova’ Ema in tivù: «Il perdono non è obbligatorio l’ho capita, l’ho accettata ma non perdonata. Ho odiato profondamente mia madre, a volte volevo ucciderla».

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