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Catalogo dei MILLENNIAL: Gabriel Boric. La tua enciclopedia dei millennial

20 Dicembre 2021
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Chi è Gabriel Boric, dai cortei con gli studenti alla presidenza del Cile

NOME: Gabriel Boric Font
LUOGO DI NASCITA: Punta Arenas (Cile)
DATA DI NASCITA: 11 febbraio 1986
SETTORE: Politica
NAZIONALITÀ: Cilena
MILLENNIAL FACTOR: Stacanovista

Chi è?

«La speranza ha vinto la paura. Grazie!». Gabriel Boric, il primo presidente millennial del Cile, ha salutato così su Instagram la sua elezione. Un momento storico per il lunghissimo e strettissimo Stato sudamericano. Una svolta a sinistra che carica di aspettative i cileni e di responsabilità il figlio dell’ingegnere chimico Luis Javier Boric Scarpa e della casalinga María Soledad Font Aguilera.

Con il risultato delle elezioni che lo hanno portato in cima alle lista delle illusioni del popolo cileno, Gabriel Boric – il cognome arriva dagli antenati croati – diventa un talismano per tutti i movimenti di sinistra in America Latina.

Una ragione in più per lottare per tutti quelli che negli ultimi anni, a partire dalle proteste degli studenti, hanno imparato a guardare al Cile come esempio a seguire. E proprio in quegli anni, l’allora iscritto della facoltà di Giurisprudenza dell’Università del Cile si fece notare all’interno del movimento studentesco che pretendeva il diritto allo studio gratuito per tutti.

Un decennio dopo l’allora fervente attivista è diventato presidente. Se per tutti è una sorpresa, non lo è per lui, che nel 2014 era diventato deputato ancora giovanissimo. Le cronache locali raccontano come fin da ragazzino nella sua scuola privata – British School – si impegnasse a fondo per farsi eleggere presidente e rappresentante della classe. Tanto che ci sono ancora le tracce dei suoi primissimi programmi elettorali, a 9 anni.

«Sono stato eletto presidente in prima, ma in quel tempo non sapevo cosa significasse essere presidente, per questo sono stato un pessimo presidente. Adesso – scriveva il bambino Boric – sono preparato e vi prometto che sarò un buon presidente. Per favore, se volete votarmi pensateci. Se mi votate perché sono un vostro amico e non vi cambia se divento presidente, allora – chiedeva con estrema franchezza – non votate per me».

E ancora: «Se votate per me vi prometto che sarò un buon presidente. Forse non vi regalerò cioccolatini né vi farò completare l’album delle figurine. Forse non sarò come Eduardo Frei, come Fujimori, né come Bill Clinton. Ma sono certo quantomeno di essere un buon presidente del corso».

Ecco, la tenacia di quel ragazzino, cresciuto in una famiglia agiata con l’esempio del padre e dello zio politicamente attivi, ha risvegliato le coscienze della gente che da ogni angolo del Cile è corsa a votare. Il suo vantaggio – un netto 55,86% contro José Antonio Kast, un nostalgico di Augusto Pinochet – lo riveste di una responsabilità che dovrà essere in grado di soddisfare.

In lui sperano, come si è potuto intuire già dai messaggi festosi in giro per il mondo, tutte le forze progressiste del globo. Toccherà a Gabriel Boric dimostrare che la democrazia cilena è più solida che mai, e che il merito arriva anche dalla nuova Costituzione: nella stesura della quale lui stesso ha partecipato.

Dall’11 marzo 2022 entrerà ufficialmente a Palacio de La Moneda. Per il millennial non sarà facile, ma da lì in poi avrà nelle sue mani il potere per intervenire nei temi cari della sua campagna. Salute pubblica, istruzione gratuita, crisi climatica, lavoro, pensioni e, in linea generale, l’introduzione di un sistema di welfare state che sostituisca del tutto il sistema neoliberale che ha sì permesso al Cile di progredire a passi da gigante negli ultimi anni ma ha anche lasciato indietro una buona fetta della popolazione. A Boric il compito di riportare tutti sulla barca.

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Foto in copertina dal suo profilo Instagram

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