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“Ero convinta che con la cultura non si mangiasse in Italia”. Intervista all’influencer dell’arte, Elisabetta Roncati

29 Novembre 2020
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“Spirito nomade che guarda all’arte senza preconcetti”. È la stessa Elisabetta Roncati a presentarsi così. Lo fa sull’home page del proprio sito internet. Lo fa nella bio del suo profilo su Instagram.

Prima di fare quest’intervista all’ideatrice di Art Nomade Milan, ho seguito per alcune settimane la sua attività nella piazza digitale per eccellenza e mi ha molto stupito per la cura dei dettagli. Non solo nella scelta degli argomenti proposti ma anche per la gestione dei post, delle stories, delle dirette e la qualità delle immagini. Nulla è lasciato al caso. Come se si seguisse un rigoroso metodo scientifico per parlare dell’arte e del suo caos. Una strategia precisa e puntuale, e per questo di successo, che fa di Elisabetta Roncati una solida realtà nel mondo degli «influencer dell’arte» italiani. Ma è solo il punto di partenza per questa intraprendente millennial dallo spirito nomade.

 

Elisabetta, spiegaci cosa fai per vivere? 

In primis mi diverto. Quando riesci a trasformare la tua passione in professione non ti rendi conto della fatica. Il lavoro “pesa” meno e non è una frase fatta. Nella vita sono dunque un’art consultant, specializzata in arte contemporanea soprattutto africana, islamica e tessile.

 

Come funziona il tuo lavoro?

Il mio lavoro è fatto al 90% di comunicazione: contatto con i collezionisti, con le fondazioni, i musei, le riviste di settore. I social media sono una componente fondamentale. I miei servizi? Valutazione di opere d’arte, redazione di saggi, organizzazione di eventi culturali, disbrigo di pratiche amministrative e art advising.

Insomma vivo nel e per l’arte. Mi occupo più che altro di tutto ciò che riguarda il mercato delle opere, ma sempre più spesso mi capita anche di dedicarmi alla parte storico artistica e critica. Alla curatela per intenderci. Devo confessare che questo aspetto si è ampliato di pari passo con l’aumento della popolarità sui social. Ad alcune persone, artisti o collezionisti, piace che sia Art Nomade Milan – marchio che ho registrato nel 2018 – ad occuparsi dell’organizzazione o della curatela del progetto che desiderano sviluppare.

 

Elisabetta Roncati su Instagram ha oltre 34mila follower. Quanto conta avere un’immagine social accattivante? 

A mio giudizio conta tantissimo. Essendo una libera professionista devo “cercare” il cliente. Bisogna farsi conoscere, condividere contenuti interessanti e di valore, articoli, materiale audio video. Indubbiamente si deve stare attenti a cosa comunicare e in che modo. Che immagine e che caratteristiche di sé si vogliano mettere in luce.

 

Come curi la tua immagine su Instagram?

Mi occupo in prima persona dei miei canali social, mettendo di volta in volta in piedi un preciso calendario editoriale. Inoltre post produco le immagini e sto attenta alla loro qualità e diffusione. Per quanto attiene strettamente ad Instagram è fondamentale curare la propria community: rispondere ai messaggi, ai commenti, interessarsi e stimolare il proprio target.

 

Hai studiato tanto e si capisce che non hai mai smesso. Come fai? Quando lo fai?

Nella vita non si finisce mai di studiare, l’ho capito col tempo. Al liceo avevo una fretta indiavolata di terminare gli studi, poi si è aggiunta l’università e tanti master e corsi successivi. È importante avere una buona organizzazione. I ritagli di tempo non mancano e sono lì, pronti per essere riempiti con la lettura di un libro o con delle lezioni online. Il digitale ha infinitamente ampliato le possibilità. La soluzione si trova, se una persona è davvero motivata. Sono poi un “animale notturno”, tendo a leggere e studiare ben oltre la mezzanotte.

 

Com’è una giornata tipo di Elisabetta Roncati?

Ogni giornata inizia con la rassegna stampa: nel mio settore è fondamentale rimanere aggiornati. Passo poi al controllo dei canali social, rispondo alle email, scrivo articoli e così via. Il pomeriggio sono spesso fuori ufficio, impegnata in visite, appuntamenti ed inaugurazioni. Pranzo light, palestra alla sera e di nuovo pc, social e libri la notte.

 

Cosa suggeriresti ai millennial che vogliono intraprendere la carriera artistica?

Di non focalizzarsi solo su determinate categorie professionali o curricula studiorum. I millenial hanno davvero il potere di cambiare una volta per tutte il sistema, di svecchiarlo. A mio avviso non si deve ricadere nei soliti cliché per i quali uno studente amante dell’arte è destinato a una carriera da curatore, storico dell’arte o insegnante. Esistono tante altre professioni artistiche che hanno a che fare con l’economia, il marketing, la logistica, la comunicazione, tanto per fare degli esempi settoriali. Se poi la propria passione è la curatela o l’indagine storica ben venga, bisogna sempre dar retta alle proprie passioni ed inclinazioni. Anche io, inizialmente, avevo abbandonato l’ambito artistico perché convinta che “con la cultura non si mangiasse”, soprattutto in Italia. Certo, la situazione è difficile, quest’anno più che mai. Mi sono però ricreduta ed eccomi tornata al punto di partenza: l’arte.

 

Da chi possono trarre ispirazione?

Da me?! A parte gli scherzi, il web è pieno di potenziali figure di riferimento. Basta sapersi districare nella giungla dell’online senza lasciarsi abbagliare. Se si seguono con attenzione determinati personaggi, in breve tempo si scopre se stanno facendo un lavoro di valore o meno. A seconda delle proprie inclinazioni ciascuno sceglie la persona che gli è più affine e la erge, spesso inconsciamente, a riferimento.

 

E a quelli che vorrebbero fare il tuo lavoro? Si fa per soldi o passione?

La passione viene prima di tutto, per qualsiasi lavoro. Per anni, dopo la laurea, ho svolto lavori da dipendente. Ero sempre scontenta, eppure avevo una discreta e stabile situazione economica. Alla fine, volente o nolente, sono tornata al primo amore: la cultura. Certo è che il sentimento non ti riempie la pancia. Perciò metto subito in guardia i ragazzi che vorrebbero intraprendere un percorso simile al mio: si lavora il triplo per guadagnare, almeno all’inizio, poco. Se si cerca lo stipendio facile con il minimo sforzo non è la strada giusta.

 

Quanto guadagna più o meno un principiante? E uno arrivato al top?

Tendenzialmente si parte da circa 800 euro mensili, fino ad arrivare… al meglio non c’è mai fine. Inoltre, come tutti i lavori a partita iva, non si può prevedere in maniera chiara quanto si guadagnerà in un determinato lasso temporale. Ci sono mesi in cui si fattura di più ed altri in cui si fattura meno. Bisogna avere la capacità di dosare le proprie spese.

 

Sei stata chiamata al posto del ministro Dario Franceschini. Elisabetta Roncati deve salvare l’arte in Italia. Cosa fai?

Per prima cosa mi metterei le mani nei capelli vista la situazione attuale in cui versa il nostro patrimonio culturale. Poi cercherei di circondarmi di uno staff davvero esperto e competente. Non se ne può più di determinate figure trite e ritrite, che si riciclano ogni tanto in una posizione, ogni tanto nell’altra. Servirebbero davvero persone anagraficamente più giovani nelle sfere governative. Gli under 35 non sono per forza poco qualificati. Questo sentore è molto italiano. Sarebbe necessaria una più equa distribuzione ai vertici, tra esperti affermati e ragazzi che ancora si devono far conoscere, ma che hanno energia e competenza da vendere, specie per quanto attiene alle nuove tecnologie. Dovremmo essere più ascoltati.

Quindi, una volta messa una pezza ai problemi più cogenti (musei chiusi, senza fondi, abbandonati a se stessi, operatori museali poco remunerati…) penserei anche ad un serio piano di digitalizzazione.

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