Un’esposizione di Crypto-Art nel “pantheon” digitale MetaVanity. Il progetto di Vanity Fair va al di là degli stereotipi e accoglie la modernità in ogni sua forma. Parola d’ordine: esperienza.
Un metaverso per Vanity Fair
Secondo Simone Marchetti, direttore di Vanity Fair Italia, il metaverso rappresenta una nuova frontiera: non sostituirà di certo la realtà a cui siamo abituati, ma ne proporrà una completamente diversa. Proprio per questo anche il mondo editoriale, quello dell’arte e della moda sono tenuti a debuttare nell’universo virtuale esplorandolo, occupandolo e dando vita a nuovi orizzonti esperienziali.
In occasione della Biennale dell’Arte 2022 a Venezia Vanity Fair ha presentato proprio MetaVanity, lo spazio espositivo virtuale realizzato in collaborazione con la start-up digitale Valuart.
Cos’è MetaVanity?
La struttura è ispirata al Pantheon: un grande spazio centrale dall’atmosfera solenne da cui si diramano 12 stanze, ognuna delle quali fa da setting a mostre collettive, esposizioni personali e progetti speciali. Sono 19 gli artisti internazionali le cui opere popolano il museo virtuale. Alcuni nomi: Skygolpe, Luna Ikuta, Max Papeschi, Federico Clapis, Vhils, Kyle Kemink e molti altri. Come ammirarle? Ci si può immergere nell’esperienza del MetaVanity con visori VR o con l’apposita applicazione Hadem.
Perché MetaVanity?
MetaVanity nasce per creare un nuovo concetto di esplorazione dell’arte. Attraverso la realtà aumentata viviamo interattivamente le opere, possiamo attraversarle, toccarle, scomporle. Per i più visionari e lungimiranti, nell’esperire in prima persona l’arte digitale si giunge alla sua sublimazione. Nell’era del Web3, della Crypto-Art, degli NFT e della tecnologia Blockchain questo è possibile.
Una domanda sorge spontanea: si tratta di “mera” computer graphic? Tutt’altro. Si è trattato di un processo di “haute couture” del web, spiega Simone Marchetti. MetaVanity è stato costruito mattone per mattone, è un prodotto artigianale che acquisisce grande valore per la minuzia con cui è stato realizzato in ogni suo dettaglio.
La filosofia nel metaverso di Vanity Fair
MetaVanity è stato concepito come un mondo in cui «gli investitori sono amici dei creativi» dice il co-fondatore di Valuart Etan Genini: «È la prima volta in cui considero uno smartphone uno strumento positivo».
Lo spirito iniziale era da mecenati più che da businessmen, spiega ancora una volta Simone Marchetti. Ma il direttore ci tiene a precisare un aspetto imprescindibile del progetto e del suo percorso futuro: sebbene al momento non siano presenti brand di alcun genere in MetaVanity, questo non implica che non parteciperanno in futuro.
Il Metaverso di Vanity Fair è un territorio libero che non si lascia sovrastare da stereotipi, dove non esistono forme d’arte migliori di altre. Non è l’assenza dei brand che rende l’arte più pura. MetaVanity sarà un luogo dove arte, cultura ed eccellenze italiane coesisteranno e si completeranno.
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