‘Once Upon a Time in 2020’, la mostra di Fabrizio Spucches che spoglia la pandemia

24 Febbraio 2021
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Siamo sospesi in un tempo liquido, sfuggenti agli sguardi, alle bocche scoperte e al tocco delle mani. Immersi nelle incognite di una realtà ferma ai ricordi, perché paura, incertezza del futuro, mancanza di lavoro, immobilità nelle relazioni hanno reso il nostro momento estraneo e distante.

Il virus ci ha omologati costringendoci a mascherarci e rendendoci tutti uguali senza grossi riconoscimenti ma questa uguaglianza estetica riflette in contrapposizione una disparità sociale che ha reso le persone, che già partivano nella corsa della vita in salita, ancora più stanche e lontane dal punto di arrivo.

La mostra fotografica Once upon a time in 2020

La pandemia diventa quindi anche una questione di estrazione sociale. Niente di nuovo.
Questo spaccato di realtà viene messo in evidenza nella mostra fotografica “Once upon a time in 2020” dal millennial Fabrizio Spucches che aprirà al pubblico domenica 28 febbraio nei nuovi spazi espositivi dello Scalo Lambrate di via Saccardo a Milano.

Uno spazio espositivo che mette in scena e testimonia le condizioni (tra ironia e assurdo) della Città al tempo del covid e cerca di rispondere a una domanda: può l’arte essere strumento di rappresentazione della realtà, sottraendo questo primato alla banalità della comunicazione di massa?

La mostra: tra arte rinascimentale e nudo

Oltre 100 fotografie per un’esposizione divisa in quattro diverse sezioni, che affrontano il covid offrendo vari punti di vista sulla condizione umana in questo periodo: dagli aspetti più nascosti della “classe lavoratrice” fino al divario (cresciuto a dismisura) tra ricchi e poveri.

Ci saranno due sezioni iconiche, che strizzano l’occhio alla storia dell’arte: la prima traccia una serie di ritratti surreali, dal sapore rinascimentale, che nei confronti del virus hanno un atteggiamento sacro e profano allo stesso tempo; la seconda è invece una sequenza dedicata al nudo, al tabù che resiste nonostante stia cambiando ogni paradigma.

L’esposizione, promossa dal Municipio 3 e dal Comune di Milano e organizzata dall’Associazione Formidabile, è curata da Nicolas Ballario sotto la direzione artistica di Umberto Cofini.

Chi è il fotografo Fabrizio Spucches?

Fabrizio Spucches (nato a Catania nel 1987) ha studiato all’Universitè de Picardie Jules Verne di Amiens e all’University for the Creative Arts di Canterbury, e ha collaborato per molti anni proprio con il fotografo Oliviero Toscani, prima di fondare il proprio studio e ricoprire il ruolo di direttore creativo per molti marchi e diventare regista e fotografo di campagne e progetti editoriali.

Questa mostra è la sua prima personale e arriva, con un linguaggio ironico e al tempo stesso iconico, a un anno dall’inizio della pandemia. Alcune delle immagini in mostra saranno anche acquistabili presso la Galleria STILL fotografia, così come il volume, il cui ricavato sarà devoluto alla comunità delle Suore della mensa di Milano.

La mostra avrà anche due media partner di prestigio: il canale Sky Arte e il magazine Rolling Stone. In occasione della mostra verrà presentato anche il volume dedicato al lavoro di Spucches “Working Class Virus”, curato da Denis Curti e edito da Il Randagio Edizioni.

È una mostra che vuole evidenziare la corsa alla vita, le incertezze e accompagnare lo sguardo di chi la osserva verso altri sguardi che prima o poi riconosciamo come i nostri.
Riusciremo finalmente a renderci conto che “nessuno si salva solo?”.

Sarà possibile?

Info sulla mostra di Fabrizio Spucches

Spazio espositivo Scalo Lambrate
Via Pietro Andrea Saccardo, 12 20134 Milano MI
Ingresso libero
Tutti i giorni dalle 12 alle 18
Dal 28 febbraio al 18 marzo

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