«La poesia mi libera il cuore». Intervista alla poetessa gen Z Caterina Mastroianni
Quante volte dal dolore nasce qualcosa di bello. Alle volte di intramontabile, come la poesia. Ho intervistato Caterina Mastroianni, giovanissima ricca di parole e di vita nella provincia di Caserta, in occasione dell’uscita del suo libro “Anima Speciale”.
Non importa da dove arriviamo, o quanti cammini abbiamo già pensato di percorrere. Talvolta non importa nemmeno se pensiamo di essere grandi abbastanza per fare certe scelte e per scrivere quelle parole. Caterina Mastroianni ha 16 anni e voglia di mettersi in gioco in un mondo che spesso non gratifica chi gli si avvicina. La poesia, il canto melodioso e malinconico di chi esprime l’esistenza attraverso le parole.
Mi incuriosiva particolarmente capire come e perché una giovane ragazza nel 2021 si avvicina alla poesia e non a TikTok. Alle parole e non alle emoji. Dopotutto anche io a sedici anni non facevo altro che scrivere e mettere nero su bianco testi, poesie, massime e aneddoti di mia fantasia. Ma quando io avevo sedici anni i tempi erano leggermente diversi da oggi, c’era ancora la scelta non obbligata fra un documento Word e il diario segreto.
E invece, in un mondo sempre più veloce e dinamico, Caterina ha scelto la compostezza e la calma della poesia. Io mi sono chiesta perché e, fra due chiacchiere e qualche domanda, l’ho intervistata. Ho avuto la sensazione, forse un po’ controtendenza, che domandare a una poetessa odierna perché scrive quel che scrive fosse più interessante che chiedere al tiktoker di turno perché sceglie una challenge piuttosto che un’altra.
E poi, oltre all’amore per le parole, io e Caterina condividiamo anche un’altra cosa. Altrettanto singolare e raro. Il nome.
Dunque Caterina, hai già fatto altre interviste?
Sì. No. Oddio, non lo so. Sto iniziando a realizzare solo adesso ciò che voglio fare da grande. Ora che mi ci fai pensare sì, sono stata intervistata da Cinque Colonne magazine. La verità è che non me lo ricordo bene perché sono sempre emozionata. Il fatto che le persone si stiano interessando a ciò che faccio mi riempie di gioia, perché significa che sto facendo bene.
Quando nasce il tuo libro “Anima Speciale”?
Nasce in momenti diversi. Alcune poesie sono più lontane, altre meno. La verità è che molte le ho scritte durante il lockdown: ho subito cinque interventi e lì, in ospedale, ho sentito il bisogno di scrivere. Per tanti motivi diversi.
Sentivi il bisogno di scrivere i tuoi pensieri?
Non solo. Quando tornavo a casa dall’ospedale sentivo il bisogno di imprimere nella memoria persone che conoscevo lì, anche casualmente. Ho incontrato decine di persone, tante storie, infiniti racconti di vita. Questo mi ha aperto la mente, e ogni volta che aprivo la mente dovevo aprire anche una nuova pagina nel mio diario delle poesie.
Il tuo primo stimolo per la stesura di una poesia?
Sembrerà brutto, forse banale, ma la percezione degli orizzonti altrui. Mi spiego meglio: io riesco a percepire il dolore, l’ansia, la gioia altrui. Colgo tutti i particolari e mi sforzo per vedere oltre quel che di solito appare di primo acchito. Le esperienze in ospedale mi hanno tolto molta gioia, ma ne sono uscita arricchita di vita.
Ma perché proprio questo genere? È uno dei più complessi.
Perché mi fa sentire libera. Sarà magari la solita frase fatta da romanzo per adolescenti, ma è la mia verità. La poesia mi libera pesi dal cuore, ogni volta che scrivo mi sento più realizzata e sento anche che la mia esistenza stessa sarà più realizzabile.
Cos’è per te la poesia, non solo quella che scrivi, ma anche quella che leggi?
L’analisi di sentimenti. E speranza.
Il titolo del tuo libro è “Anima Speciale”. Ti va di raccontarmi perché?
Certo. Il libro è diviso in due, una parte autobiografica e una più sentimentale, più emotiva. Anima speciale arriva in punta di piedi, è un titolo semplice ma profondo, e fa riferimento a coloro che mi sono stati vicini nei periodi difficili. È un titolo che dedico alle anime rare e speciali là fuori.
E se non fosse la poesia il tuo percorso?
Non lo so. Ho tante idee. Non è detto che debbano per forza palesarsi in poesie. Vorrei scrivere romanzi. Anzi no, mi piace soprattutto la sceneggiatura. Lavorare nel mondo del cinema. Ecco sì, quello sì che mi piacerebbe.
Concludiamo con una domanda evergreen che però nel caso tuo, proprio perché sei giovanissima, fa quasi sorridere. Cosa consiglieresti ai giovani che come te amano la poesia?
Non vergognatevi mai di essere un po’ anomali, e di avere gusti fuori dagli schemi. Credete in ciò che vi appassiona e cercate di realizzare i vostri sogni attraverso l’amore. Per voi stessi, per il vostro vissuto, per ciò che volete essere in futuro. Dopotutto anche io ho avuto paura, ho sentito frustrazione e solitudine come tantissimi altri. Ma credo molto in ciò che scrivo, e non mi arrendo.
IG: @caterinamastroiannii
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