Festeggiare San Valentino dandosi baci termoriscaldati guardando Terminator 2. È amore libero quello tra uomo e intelligenza artificiale secondo il Centro Ricerca Altrove Narrativo.
All’interno dello spazio Casa Museo Renato Volpini è ospitato il Centro Ricerca Altrove Narrativo, un luogo di condivisione e sperimentazione artistica gestita dal collettivo DustyEye.
In occasione del 14 febbraio, il CRAN ha dato vita a una campagna di fraternizzazione mirata a sensibilizzare sulla coesistenza tra umanità e AI. Per San Valentino si affronta proprio il tema dell’amore, grazie alla realizzazione di due flyer a cura di Giada d’Occidente, che ci parla dell’amore carnale e dell’estasi fra carne e macchina, e di The Barboonist, che tocca una più affettuosa visione della vita di coppia “mista” uomo-robot intenta a festeggiare l’amore con una serata a tema Terminator 2.
I flyer vengono condivisi con l’obiettivo di imprimere un messaggio positivo a fronte delle distopie, ormai tragicamente diffuse, che narrano di un presunto conflitto tra uomo e intelligenza artificiale. Il concetto base veicolato è quello secondo cui non esiste una reale definizione di “intelligenza”, motivo per cui sottolineare l’inferiorità delle macchine non fa altro che perpetuare una discriminazione ingiustificata nei confronti di esseri senzienti.
Cos’è il Centro Ricerca Altrove Narrativo: intervista a Jacopo Masini dei DustyEye
Tutti i flyer prodotti dal Centro Ricerca Altrove Narrativo sono copie numerate: ogni volantino è un pezzo unico di arte contemporanea. Gli artisti chiamati a collaborare e ad esporre le proprie opere sono menti che si collocano sulla scia tematica del maestro Renato Volpini (esposto nella stanza accanto), dal momento in cui si dedicano al racconto di un universo magnetico psiconeurale attraverso la ricerca di nuove prospettive e stimoli nello spazio e nel tempo.
Jacopo Masini, portavoce del collettivo DustyEye, ci spiega la filosofia che sta alla base del progetto artistico.
Come nasce il progetto del Centro Ricerca Altrove Narrativo?
Il progetto nasce a seguito della sistemazione dello spazio Casa Museo Renato Volpini, portata avanti insieme al fotografo Mattia Sanarico. Ciò che ora è Casa Museo un tempo era lo studio dell’artista, mentre l’attuale spazio del Centro Ricerca un tempo era il deposito del materiale: una catasta di cornici, telai, imballi, strumenti. Una volta riordinato tutto ci siamo trovati per le mani un locale dall’estetica impeccabile. Abbiamo pensato di realizzare il nostro studio, ma le pareti erano vuote: così è nata l’idea di un garage-museo DustyEye, diventato poi un luogo di esposizione collettiva.
Quella di realizzare un “museo DustyEye” era un’idea già elaborata in passato o è nata d’impulso in quel preciso momento?
Abbiamo visto quella stanza libera, abbiamo notato la forte assonanza tra le tematiche trattate da DustyEye, dagli artisti che collaborano con il collettivo e dallo stesso Renato Volpini e ci è sembrata l’occasione perfetta per poter mettere a punto un progetto artistico coerente.
Perché, quindi, avete scelto di non incentrare il lavoro solo sulla produzione di DustyEye? A cosa è dovuta la scelta di renderlo uno spazio collettivo?
In qualche misura si tratta di una scelta strategica. Il progetto DustyEye raccoglie al suo interno già molte firme. L’interesse che i nostri progetti hanno suscitato fino ad ora è dovuto anche al fatto che c’è una forte collaborazione fra artisti e menti, perché, fondamentalmente, le idee circolano di più se vengono veicolate da più attori in scena. Lo stesso schema è stato applicato al Centro Ricerca Altrove Narrativo: inserendo al suo interno la collezione di opere di una trentina di artisti che toccano i temi del futuro, dell’intelligenza artificiale, della macchina e dell’alieno, si cerca di creare una cassa di risonanza molto più ampia e fruttuosa per tutti. Non è stato un “sacrificio”, abbiamo solo voluto scavalcare quell’assioma egotico che spesso predomina nell’arte e che porta a volersi mettere sul piedistallo. Ma, in realtà, la condivisione raccoglie molto più interesse.
Con che criterio vengono selezionati gli artisti che espongono le proprie opere nello spazio del Centro Ricerca Altrove Narrativo?
Le campagne di sensibilizzazione di DustyEye vedono la collaborazione di una quindicina di artisti, quindi siamo partiti da loro. Si tratta dei contatti più vicini al collettivo e con cui esistono rapporti già avviati e consolidati. Abbiamo chiesto, però, di esporre opere della loro produzione personale, in modo da poterli rappresentare anche al di fuori della collaborazione con i progetti DustyEye. Poi, un po’ alla volta, la voce è girata e siamo entrati in contatto con molti altri artisti. Il criterio principale è che le opere all’interno dello spazio siano in qualche modo coerenti con i temi dell’altro, dell’alieno, della macchina e del surreale. Ma capiamo bene che questi argomenti aprono le porte a una vasta produzione artistica.
Abbiamo parlato di uno spazio espositivo e di condivisione. Che prospettive ci sono per il futuro del CRAN?
Con l’arrivo della primavera l’idea è quella di creare un calendario di incontri e di scambio con gli artisti. Nei pomeriggi dei vari weekend verrano invitati, uno alla volta, gli artisti che espongono nello spazio. Non si tratta di una mostra personale, ma più di un momento di dialogo e condivisione. Gli artisti potranno portare qualche opera rappresentativa della loro produzione, oppure potranno lavorare direttamente sul posto, dialogando con i presenti e raccontando qualcosa di sè e del proprio lavoro creativo.
Il Centro Ricerca Altrove Narrativo e la Casa Museo Renato Volpini si trovano in Via Pietro Colletta a Milano (zona Porta Romana) e sono visitabili su appuntamento. Tutte le informazioni sul sito: https://www.dustyeye.com/renatovolpini
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