Chiambretti a Tiki Taka: cronaca di una morte annunciata?

15 Settembre 2020
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Il calcio in tivù è finito, non ci resta che crogiolarci davanti alle serie Tv Netflix o Amazon Prime. Il campanile d’allarme è suonato con l’approdo di Piero Chiambretti a Tiki Taka, il talk show televisivo pallonaio degli ultimi anni.

 

Lo showman torinese (e torinista) esordirà la prossima settimana sulle reti Mediaset, ma ci ha già fatto capire dove tira il vento. E dove cadranno gli alberi abbattuti da questo tornado. La svolta che svolta non è lascia noi sportivi con l’amaro in bocca.

In principio, fu Pressing di Vianello

Anzitutto perché non è una novità. Lo fece Raimondo Vianello negli anni novanta con Pressing e fu un successo in una tivù che nonostante Berlusconi appariva per molti versi ancora ingessata.

Ci stava e poi Raimondo era pure simpatico alternando competenze da cronista navigato a ‘cadute dalle nubi’ in perfetto stile Casa Vianello. Riproporre lo stesso schema 20-30 anni dopo, sinceramente, non sembra una grande scelta.

C’era Pardo, showman del calcio dalle uova d’oro, uno che oltre alle competenze calcistiche sa 5 lingue e suona il pianoforte in diretta Tv. Fenomeno. Che vuoi dirgli a uno così! Su Chiambretti, reduce ahilui (e per i famigliari) dal Covid-19, non c’è molto da dire. Ha un suo stile, una sua cifra stilistica che divide: o lo ami o lo odi. Di sicuro, non sarà filo-juventino e visti i chiari di luna di Sky è un bene per lo spettatore medio. Ci aspettiamo la solita dissacrante ironia, anche se il calcio di sacro ha poco o nulla. Un futuro incerto che riguarda anche i diritti televisivi.

Il calcio in tivù: cronaca di una morte annunciata

Attualmente le partite, che piaccia o meno, sono su Sky e Dazn.

La Rai pubblica quello che riesce, Mediaset si è letteralmente fatta da parte. E nel 2021 si parla di nuovo di trattative Lega-Televisione per la cessione diritti del prossimo triennio. La sensazione è che stia per arrivare un’onda anomala in grado di travolgere tutto e tutti. La seconda, dopo la tv-spezzatino che ha rotto l’archetipo della domenica italiana fatta di partite allo stadio, highlights prima di cena e opinioni in seconda serata.

Ma vediamo gli scenari futuri:
  • il calcio affidato ad una app gestita dalla lega. E’ un po’ il concetto alla Dazn, guardare le partite sul telefonino, pochi servizi mirati °(tipo le probabili interviste della Diletta) e tanto bailamme. L’unica pecca è quel segnale molto poco chiaro e squillante che impedisce a chi non ha la fibra ottica di godere appieno delle performances di Rugani (nome non casuale). La telecronaca è la regina del palinsesto come lo sono per twich i commenti live degli utenti.
  • Appunto Twich: il futuro potrebbe essere Amazon creatore della piattaforma. Non è irreale, anzi, se ne parla già. Jeff Bezos ha messo gli occhi sul calcio ed è pronto ad una rivoluzione. Trasmettere le partite su Prime Video sarebbe la nuova frontiera della serie A. E chi commenta le partite? Pensiamo verrà scelto qualche nome di grido, ma non è escluso che in futuro siano gli utenti stessi a commentare le partite, proprio come avviene per i videogame. Sarebbe terrificante per chi scrive, ma clamorosamente affascinante. Ho avuto stuoie di amici capaci di far venire la pelle d’oca con le loro arringhe in salsa sudamericana.
  • Il ritorno di Rai e Mediaset. Davvero improbabile, ma perché non crederci. E se sì, in quale forma? Veniamo dall’esperienza dei Mondiali Mediaset del 2018 che hanno avuto un clamoroso ritorno in termini di pubblicità e seguito, ma altrettanto vero che i costi sono stati esorbitanti.
Economia: gioie e dolori dei media tradizionali

Nulla si crea e nulla si distrugge, come nella comunicazione. Se è vero come è vero che tanti ascolti non equivalgono più ad entrate in egual misura. Mediaset spese 78 milioni per quei diritti e venne a pari con la pubblicità grazie ad una fruttifera raccolta da 80 milioni di euro.

Un buon business, ma perché non si è replicato? Forse perché un tempo i margini erano più ampi e la sola copertura delle spese non può giustificare un dispendio così alto di risorse umane e tecnologiche. Capitolo Sky: la piattaforma vanta 5 milioni di utenti la metà dei quali accalappiata dalla serie A di calcio e il resto da altri sport e cinema. Difficile pensare che Sky possa privarsi del pallone a cuor leggero. No non può farlo e ci toccherà sorbire un altro triennio di Club del Footbal con Caressa a tessere le proprie lodi ‘telecronachistiche’.

Parliamoci chiaramente, non ce l’abbiamo con Chiambretti, anzi. Ma se il calcio in tivù deve essere tutto tranne che il calcio, allora il rischio è che davvero si vada verso l’inesorabile declino. Senza la moviola, il calciomercato rosicato dal Coronavirus e la Gialappa’s Band rilegata ad una pagina Facebook di Mai Dire Goal, crediamo che per i Millennial possa essere davvero finita l’epoca di Subbuteo, Fifa e il bomber con la velina. Restano solo i boomer con la Domenica Sportiva e gli Zoomer con la Leotta, tutto il resto…è noia per chi come Califano non faceva l’aperitivo per guardarsi 90esimo Minuto.

Scusate, esiste ancora?

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