Milano alla vigilia delle ferie: su le babygang e la trap. Giù la moda
Le babygang milanesi sono 16, mappate e monitorate, ma se la città si svuota per le ferie il panico sale. Unite da una certa trap violenta o dall’orgoglio territoriale, praticano il pestaggio, la rapina e lo spaccio.
Gruppi di minorenni che si sentono imbattibili in centro e nelle nuove piazze come Gae Aulenti e CityLife. Il senso di sicurezza dei milanesi sembra calare proprio alla vigilia delle vacanze estive. Aggressioni, furti, molestie nelle zone della movida.
Durante l’anno i giorni clou del divertimento sono i giovedì e i venerdì, ma è il sabato a spaventare di più, quando le bande arrivano nei luoghi della Milano da bere e da postare. Ma quanto ne sappiamo del fenomeno?
Babygang nelle città italiane: quando è diventata un’emergenza?
Alcuni riconducono questa escalation criminale ai nuovi modelli di ispirazione dei giovani, i trapper che nelle loro rime e nei video virali ostentano armi e violenza gratuita. Un elemento sotto accusa e controverso, perché è anche vero che la creatività e la musica non dovrebbero essere soggette a limitazioni. Il fatto è che dalla fiction musicale si passa troppo spesso ai fatti.
La scusa della moda musicale abbassa la percezione dell’illecito nei più influenzabili, rendendo aggressività e ostilità motivi di vanto e di affermazione identitaria. Si dà la colpa al Covid e all’aggressività repressa dei lockdown. Eppure secondo i dati raccolti da truenumbers.it già nel febbraio 2017 gli episodi come scippi, rapine e aggressioni sono stati 40mila, per arrivare addirittura ai 55mila nel dicembre dello stesso anno.
La questione milanese
La cronaca indica Roma e Milano come centri preoccupanti di criminalità minorile. La capitale della moda addirittura è in cima alla classifica del tasso di criminalità minorile in Italia.
Perché Milano? Probabilmente la ricchezza concentrata nella città dei locali più chic, delle modelle e del design attrae un risentimento giovanile che ricorda le banlieu parigine, anche se da noi il fenomeno non ha questa intensità.
Sta di fatto che le serate del weekend nei centri della movida milanese, come Corso Como, i Navigli o l’Arco della Pace, scelti da anni per serate in compagnia. Ma oggi basta un banale sguardo di troppo o un cocktail rovesciato a far scattare la rissa con la babygang.
La stessa Chiara Ferragni si sfoga da un anno sui social, denunciando la situazione tragica e invocando l’intervento delle autorità competenti.
Esistono soluzioni al problema delle babygang?
Come immagina di risolvere la faccenda la politica? L’aumento dei controlli nelle zone più a rischio sembra piacere a tutti, ma sappiamo che le forze dell’ordine sono sottostaffate e non è così facile piazzare quelle che servirebbero in tutta la città. C’è chi vede il fenomeno come risolvibile “raddrizzando” la gioventù debosciata. Per esempio reintroducendo la leva militare.ma in parte questo vorrebbe dire che la scuola non basta a diffondere senso di legalità e rispetto delle regole del vivere civile.
E così molto è lasciato alle soluzioni empiriche dei cittadini, come l’azione realmente concreta intrapresa dai gestori di bar e locali notturni, che hanno deciso di non vendere più alcolici in bicchieri e bottiglie di vetro per evitare che questi vengano utilizzati come armi improvvisate.
La domanda è perché in Italia a nessuno vengono mai in mente delle idee geniali e davvero coinvolgenti dedicate ai teenager problematici? Nel Regno Unito, per esempio, hanno reclutato Bear Gryll, guru della tv giovane quanto a tecniche di sopravvivenza. I suoi programmi di rehab prevedono notti all’addiaccio, snack a base di radici e regole ferree di convivenza. Altro che leva militare.
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