Come vivono i consumi alimentari le nuove generazioni? Tarassaco VS avocado
7 giugno 2023: Giornata mondiale della sicurezza alimentare. In questa occasione riflettiamo su come il ricambio generazionale e l’evoluzione dei valori stiano cambiando radicalmente le abitudini dei giovani e, di conseguenza, i loro consumi alimentari.
Questioni di verdure generazionali: il tarassaco si avvia a diventare il food-symbol della Gen Z, pensionando l’avocado tanto amato dai millennial? La tendenza è tutt’altro che relegabile ai fan di Giallo Zafferano, dato che i consumi delle giovani generazioni, tutti i consumi, ne definiscono o confermano le abitudini di spesa. Ma c’è di più: alcune tendenze alimentari ci parlano dei cambiamenti nello stile di vita, dovuti a valori emergenti.
E così ci troviamo di fronte a un popolo di raccoglitori: i più eruditi riscoprono l’antica arte italiana dell’alimurgia, scienza fondata da Giovanni Targioni Tozzetti, autore toscano del manuale De Alimenti Urgentia che tre secoli fa codificava i vantaggi di erbe, bacche e radici come antidoto alla carestia. I più smart invece hanno giovani esperti di foraging come riferimento, come Valeria Margherita Mosca, che incarna la voglia di esperienza ambientale, di economia circolare, di difesa della biodiversità.
GenZ e consumi alimentari non convenzionali
La generazione Zeta, meglio delle altre, oggi sa che in giro ci sono molti pezzi di territorio da scoprire o riscoprire perché antitetiche alle logiche consumistiche e capaci di far provare il gusto della novità unito al piacere dell’esperienza nella natura. Non li freghi, i GenZer, hanno un’idea ben precisa di che cosa sia il territorio e di quali possano essere le modalità migliori per consumarlo in modo sostenibile. Ma soprattutto sanno che Territorio non è quell’entità astratta di cui si riempiono la bocca i politici prima di essere eletti. È qualcosa di diverso da un recinto di elettori, è diverso da un cluster di utenti profilati e geolocalizzati su un social network ai quali vogliamo vendere qualcosa.
È una parola che va difesa dagli abusi nella sua interezza, alberi, ortaggi, artigiani, panorami umani, panorami economici, animali selvatici, animali allevati, animali in estinzione. E poi, certo, anche tradizioni, ricette, identità, storie di vita, di terremoti e inondazioni che hanno plasmato le nostre terre, le campagne, le persone.
Parola d’ordine: Tarassaco
Che cosa distingue la voglia di trovare il nuovo nelle radici del territorio? Penso che la risposta sia nella scienza e nell’innovazione. Il tarassaco, quella sorta di radicchio amarognolo e selvatico per frittate, oggi è il simbolo dei nuovi consumi alimentari consapevoli, di quegli elementi naturali abbandonati o snobbati che rappresentano una ricchezza. L’economia circolare è piena di esempi come il tarassaco che l’innovazione oggi ci consente di recuperare senza finire intrappolati nella retorica dei “bei tempi andati”.
Prima di elaborare un salto culturale come quello che, forse, un domani ci porterà a mangiare gli insetti superproteici, un buona idea potrebbe essere ripartire da ciò che ci ha accompagnato nei secoli.
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