20 cose che i millennial usavano negli anni ’90
Nostalgia dei “migliori” anni della tua vita, i ’90?
Questa gallery di oggetti forse un po’ sempliciotti è in realtà un tuffo nel passato (tra gli anni ’80 e gli anni ’90). Quanto ti riconosci in questi ricordi? Qualche millennial si emozionerà.
Negli anni ’90 al millennial semplice andava bene anche prendere il giocattolo di seconda mano della sorella che non lo voleva più. Tutto pur di avere quel giochetto meccanico cattura-pesci. Non sai di che parliamo? Beata gioventù.
L’amo cattura pesci era un must per tutti quelli che si cimentavano nei primi giochi di abilità. L’agghiacciante rumore metallico del motore che girava era nulla contro la voglia di pesca in alto mare. Pesci che, nel corso di qualche mese, andavano definitivamente perduti sotto al divano, dietro le scrivanie, mangiucchiati dal cane.
Il giochetto che usavamo quando ci annoiavamo a scuola. Alle volte conoscevi pure la soluzione, spostavi tutte le caselline nel modo giusto ed eri lì lì per muovere finalmente il 15 nella posizione finale… Ma mancano ancora 20 minuti alla fine della lezione e allora chiedevi al compagno di banco di disordinare il puzzle per te. Così c’era l’effetto sorpresa. E iniziavi da capo.
Crystal Ball. Non lo spieghiamo neanche. Basti sapere che le hanno ritirate dal commercio perché erano così colorate e coinvolgenti da dimenticarsi l’alto livello di tossicità dei materiali con cui erano fatte.
Bon Bons Malizia. Se oggi alcuni di noi hanno una pesante nausea solo a sentire odore di zucchero filato, è per queste fialette di bagnoshiuma e profumi. L’odore e la confezione più stucchevoli di sempre, per tanti anni questi colorati prodotti si trovavano nelle docce di tutti i millennial, proprio dietro lo shampoo al profumo di albicocca.
La radio-mucca Fruttolo con la manopola tanto piccina e fragile da rischiare di staccarsi in qualunque momento. La precisione delle frequenze lasciava poi molto a desiderare ma è stata la nostra prima radio!
Tomy’s Waterful. Un evergreen di chiunque abbia superato la fase dell’amo per i pesci e si appropinquava a step più difficili. Si riusciva a infilare un anello ogni cinque.
Quanta gioia quando le bolle spostavano la corrente permettendoti di infilare ben due anelli insieme! Dopo un po’ il pulsante bianco veniva spinto così forte e ripetutamente da incastrarsi. E lì erano guai…
I formaggini Susanna. Una certezza in tutte le minestre. Ma anche mangiati così, uno dietro l’altro. Una goduria per i nostri palati non ancora abbastanza forti da provare il Babybell. E poi erano erano a fette, come la pizza.
Il grillo parlante. Forse il primo gioco che simulava per i bambini quello che il computer stava diventando per gli adulti. Dopo un po’ i tasti si consumavano ma nel frattempo avevamo già digitato tutte le parole a noi conosciute, comprese le sigle dei cartoni animati. Era pesantissimo e molto lento, ma d’altronde il peso della cultura era già allora un fardello onorevole.
Questo tappeto. Non c’è bisogno di aggiungere altro.
Lo zaino Invicta più comprato di sempre. Le zip indistruttibili, la stoffa che invece perdeva pezzi man mano con gli anni. Però ci ha sempre accompagnato a scuola, o nelle gite scolastiche, o in vacanza. I più skillati ricorderanno anche una pratica taschina interna le cui sorti erano destinate alle cartacce delle caramelle.
Le chewing-gum che hanno fatto davvero la storia. E che sono state anche la manna per molti dentisti. Ci si dislocava la mandibola, ma che sapore delizioso. Poi avevano scelto Bud Spencer come sponsor. Tutto il resto era fuffa.
La cancelleria anni 80. Le gomme dure come il cemento che ti bucavano la pagina, o te la macchiavano tutta di rosa porporina. E poi quella famosa gomma metà rossa e metà blu, che non è ancora chiaro che colore cancellava cosa, e se davvero era possibile usarla come micro catapulta.
Il lettore CD portatile. Colorato di rosa, di azzurro, di verde. Comodissimo da portare nello zainetto, o in borsetta, atroce se pensato per le tasche dei jeans. E infatti insieme a lui sono nati e morti centinaia di marsupi con l’apposita tasca rotonda.
Su questa lavagnetta nessuno riusciva a disegnare bene. Uscivano sempre disegni bizzarri e parole dalle lettere sghembe. Però è stato il nostro primo approccio a una mentalità da Ipad.
Push Pop Candy, il dolciume che i millennial succhiavano finché non cadevano i denti. Un gadget dal sapore indefinito, a metà fra i toni edulcorati del laboratorio chimico e un tenue gusto frutta.
Storiche videocassette. Scegliete solo quelle col marchio Walt Disney Picture. No, stiamo scherzando. In generale i collezionisti sono famosi per non badare a spese quando si tratta di rarità, ma oggi un VHS originale Walt Disney può arrivare a costare anche 20mila euro!
La sveglia vintage. Poveretta, quanti schiaffi ha preso! Era un must da tenere sul comodino per chiunque non avesse la fortuna di essere svegliato dalla dolce voce di mamma. Il bip-bip antipatico di questo strumento ancora perseguita la nostra memoria uditiva, ma oggi tanti di noi farebbero carte false per averne una sul comodino.
Il primo Game Boy. L’inizio di un cosmo che oggi è realtà virtuale, mentre allora viveva solo di fantasia. Quando il fratello maggiore giocava e noi tutti di fianco, concentratissimi, anche senza vedere nulla. Ma che ne sanno i 2000?
La collezione di macchinine era un must dei millennial. Se ne riempivano scatole e scatolette, le gare di velocità erano all’ordine del giorno. Erano però l’incubo di chiunque camminasse nei corridoi, c’era sempre il rischio di metterci un piede sopra e crollare sul pavimento…
La passione millennial per l’estate. A spirale, piatto, quadrato, rotondo, con gli Scooby Doo si poteva spendere il pomeriggio intero. Venivano rigorosamente attaccati al telefono o allo zaino ed erano per noi un marchio indistinguibile.
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