“Non posso continuare così.”
“Odio questo lavoro.”
“Tanto quello che faccio non serve a nulla.”
Tutti abbiamo avuto pensieri simili nella nostra vita: nulla sembra andare per il verso giusto, ci si sente inutili, siamo nel pieno della “Quarter life crisis”. Ci rifugiamo quindi nella nostra routine, nei nostri vizi, sperando che qualcosa cambi o semplicemente arrancando fino al weekend successivo.
Un ragazzo di Boca Raton classe 1983 con la passione per la stand up fa un ragionamento diverso, rompe questo circolo vizioso: “E se ci fosse un conduttore di talk show che come me non ha voglia di fare il suo lavoro? Se fosse stato messo lì da un’entità che lo costringe a fare interviste, monologhi e altre stronzate simili?”
The Eric Andre Show
Il ragazzo in questione si chiama Eric Andre e dal 2012 conduce il “The Eric Andre Show” su Adult Swim.
Presentandosi inizialmente come una parodia dei classici talk show made in U.S.A (Jimmy Kimmel Live, The Tonight Show Starring Jimmy Fallon) dai primi episodi si nota un certo distaccamento dalla formula classica del format, con monologhi mal recitati, falsi ospiti e “pranks” che il nostro conduttore mette in atto per le strade di New York. A stupire innanzitutto è la durata dello show, che si attesta intorno ai tredici minuti, dando sempre più l’idea di un lavoro mal fatto, quasi amatoriale.
Man mano che però si procede nella visione delle puntate si comincia a percepire un forte disagio misto ad inevitabile divertimento, per via di una comicità sempre più orientata verso il non-sense. Come quando durante la prima stagione Eric presenta l’ospita della puntata: un vero orso grizzly che semina il panico in studio, portando troupe e personale di scena, Eric compreso, alla fuga, lasciando lo spettatore attonito davanti allo schermo. Da qui ha inizio il caos.
Con la seconda stagione si entra ufficialmente in un mondo folle, senza regole, un perpetuo sogno febbrile che mina ogni canone della comicità a cui eravamo abituati. Da questa stagione cominciano ad esserci degli ospiti letteralmente torturati per ore, delle quali vengono presentati solo pochi minuti, come Krysten Ritter (Jane in Breaking Bad) alla quale viene mostrato un estratto di un suo film che si rivela essere in realtà il famoso video “2 girls 1 cup”.
E Caos fu…
Eric vuole scioccare ospiti e pubblico attraverso le sue performance. L’elemento sorpresa e il caos costituiscono il combustibile che guida il comico della Florida in ciò che fa. Fino all’apice del disagio durante l’intervista a Lauren Conrad (The Hills) durante la quale ha finto di vomitare e di ringurgitare il prodotto del suo intestino portando l’ignara ospite alla fuga da quell’incubo. Perché tutto ciò? Why not, risponderebbe Eric, dopotutto nulla ha senso.
Il nichilismo esistenziale è il cuore filosofico della comicità di Andre, nulla ha davvero senso, siamo povere anime che vagano senza obbiettivo in un mondo alla deriva.
Perciò ormai a far ridere non sono più la battuta frizzante o lo sketch studiato a tavolino, ma il semplice agire infischiandosene della morale occidentale. Eric si presenta ai nostri occhi come un vero agente del caos che decostruisce la realtà comica del nostro tempo riassemblandola secondo la sua visione del mondo. Un Mondrian della comoedia, che porta all’eccesso questo concetto nella quarta stagione, in cui rinuncia completamente ad ogni sforzo creativo con lo sketch “Bird Up!”. Volutamente debole dal punto di vista creativo, che arriva addirittura a glitchare con altre parti dello show, dimostrando così la tesi distruttiva di Eric.
Eric Andre vuole essere il pioniere della nuova comicità del ventunesimo secolo, figlia di una generazione disillusa e senza più certezze, che non si preoccupa più di un mondo che scivola inesorabilmente verso il baratro. Una comicità millenial.
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