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Home Swept Home: crollano case durante la Milano Desing Week

19 Aprile 2023
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Palazzi e certezze che si sbriciolano davanti ai nostri occhi proprio durante la settimana dedicata alla celebrazione della casa. Al Fuorisalone di Milano è stata inaugurata l’installazione Home Swept Home: più di 50 scatti del fotografo Fabrizio Spucches accompagnati da altrettanti micro-racconti di Enrico Dal Buono.

La casa è un luogo dove sentirsi protetti e al sicuro, un diritto finito in macerie per milioni di persone in fuga dalle proprie case per guerre, povertà, violenze e disastri naturali.

A parlare proprio di una di queste catastrofi naturali con immagini vivide e una creatività narrativa a dir poco innovativa è Fabrizio Spucches, che porta al Fuorisalone di Milano un angolo di distruzione e, soprattutto, di riflessione.

Fabrizio Spucches con CESVI per un terremoto interiore

Una provocazione nel cuore della Milano Design Week: l’installazione HOME SWEPT HOME mira ad accendere i riflettori sul diritto a una casa sicura, un tema promosso da CESVI con il programma Case del Sorriso, che garantisce a migliaia di minori vulnerabili, in Italia e nel mondo, protezione, cure, dignità e rispetto dei loro diritti fondamentali. Grazie anche alla collaborazione con Milano Space Makers è stata inaugurata la mostra fotografica realizzata da Fabrizio Spucches e curata da Nicolas Ballario, con testi dello scrittore e giornalista Enrico Dal Buono.

Le immagini scattate in Turchia pochi giorni dopo il terremoto che ha colpito il paese sono riprodotte in gigantografie che ricoprono l’intera facciata di un edificio diroccato, un set incredibilmente coerente per portare la distruzione causata dal terremoto in Turchia nel cuore di una Milano animata dalla Design Week.

Una percorso attraverso quella che viene definita una normalità interrotta: case dai colori vividi ferite da crepe e crolli, collassate come “gusci” vuoti che non possono più accogliere chi le abitava.

«Non volevo portare un terremoto fisico a Milano, ma un terremoto interiore, che potesse far riflettere proprio noi che viviamo nella parte fortunata del mondo e che celebriamo il design e la bellezza. In questo modo possiamo guardarci allo specchio e riflettere sulle nostre sicurezze» dice Fabrizio Spucches durante la conferenza di inaugurazione.

«I soggetti di Spucches sono quasi sempre in piedi, come soldati sull’attenti che, nonostante il disastro, non rompono le righe perché, proprio come nel monologo di Beckett, ‘Finale di Partita’, “bisogna imparare a soffrire meglio di così, se vuoi che si stanchino di punirti”» racconta il curatore Nicolas Ballario.

Micro-storie di una normalità spezzata

Le immagini di donne, uomini e bambini davanti ad abitazioni ormai deserte e diroccate sono abbinate a racconti inediti di Enrico Dal Buono, che interpreta liberamente gli scatti. Storie di vita, monologhi interiori e aneddoti personali ci aiutano a immaginare cosa può esserci dietro l’immagine che contempliamo. I soggetti si animano, ci parlano, raccontano le loro sensazioni, riflettono sul passato e sul futuro. 

«E l’assurdo di queste pagine ripetitive e senza senno esplode con i testi di Enrico Dal Buono, che inventa favole per dirci che la fantasia ci distacca dal dolore, parole che escono dalle crepe dei palazzi e del suolo e che ci suggeriscono, nella retorica insopportabile della “natura come opera d’arte”, che questo quadro è incompiuto. O mutabile. Un olio su tela dipinto sul supporto sbagliato. Il colore si spacca, si disperde nell’aria, mentre il terremoto circonda l’essere umano e ne sbiadisce l’esistenza, senza nemmeno consegnare i corpi», dice Nicolas Ballario.

Proprio secondo Enrico Dal Buono «L’arte di Fabrizio dà un senso alla vita sbagliata, che se no non avrebbe senso. Le cose cambiano, perdono di senso, ciò che era inanimato diventa animato, come la terra, e ciò che era animato diventa inanimato, perché muore. […]  I personaggi spesso sono rappresentati insieme a un solo oggetto, che perde il proprio significato ma che ne incarna un altro».

L’installazione HOME SWEPT HOME è stata presentata al Mudec (Museo delle Culture di Milano) ed è visibile fino a domenica 23 aprile all’Opificio 31 in via Tortona 31.