I promessi sposi: la peggiore lettura che la scuola abbia mai proposto

20 Febbraio 2019
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Sì, non vi sbagliate, avete capito benissimo. Se c’è un classico odiato da tutte le generazioni italiane a partire dall’Unità d’Italia è codesto, l’immarcescibile capolavoro di Manzoni: I promessi sposi.

Sebbene qualunque adolescente di oggi possa agevolmente dirvi quali siano i motivi di questo viscerale odio che accomuna e unisce l’Italia intera, senza distinzioni di schieramento politico, fede calcistica, intolleranza o meno al lattosio, vorrei ricapitolarli in breve.

1. I promessi sposi è un romanzo storico, quindi per sua intrinseca natura votato a una certa perizia nel reperimento dei dettagli (in questo caso parliamo del Seicento), ma… era proprio necessario l’espediente del ritrovamento del manoscritto con tanto di lettera iniziale in lingua incomprensibile? Su quella lettera abbiamo lasciato ore e ore in parafrasi, spiegazioni e riassunti che manco se avessimo scalato tutte le cime dell’Himalaya!

2. Vogliamo parlare delle letture in classe? Monotone, lunghissime, senza senso il più delle volte, e non perché il buon Manzoni non sapesse scrivere, no, ma perché a tredici o quattordici anni nessuno di noi era un declamatore provetto. Su quante parole abbiamo incespicato, quanti concetti non abbiamo compreso, affannandoci tra le note al piede? E la domanda è una sola: perché?

3. Il supporto. Parlo proprio del libro. Di solito a scuola I promessi sposi non si leggono su un’edizione qualsiasi bensì su un manuale apposito, che pesa trecentocinque chili e mezzo, con fogli supersottili e patinati, corredato da prefazione, contesto storico, appendici, note e indici. La sola idea di metterlo nello zaino fa fatica, figuriamoci quella di leggerlo.

Mi fermo qui, anche se potrei continuare. Vi siete accorti però che non ho citato nessun motivo intrinseco all’opera?

C’è una ragione. Di fondo, I promessi sposi sono un romanzo un pelino lungo ma anche abbastanza godibile, con punte di ironia e sarcasmo, una certa religiosità che oggi il più delle volte ci pare incomprensibile, ma con dei personaggi che in fondo possono piacere (Innominato e Monaca di Monza forever).

Quello che distrugge la minima possibilità che possa suscitare un interesse nell’adolescente medio è, per l’appunto, il fatto che venga imposto a scuola.

Per cui faccio una proposta controcorrente: vietate la lettura de I promessi sposi ai minori di venticinque anni, banditene ogni copia dalle librerie scolastiche, che il nome di Manzoni sia tabù per chi non ha ancora la patente.

Scommettiamo che nel giro di due o tre anni vedremo qualche occhialuto ragazzino consegnare furtivo la sua paghetta a uno spacciatore di tomi proibiti e allonanarsi poi, stringendo con fare cospiratorio, un tomo consumato che sulla copertina ha inciso in lettere dorate “I promessi sposi di Alessandro Manzoni”?

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