Volete sapere perché Francis Scott Fitzgerald si rivolta nella tomba ogni volta che qualcuno cita il suo Il grande Gatsby come esempio di “Ah che bel romanzo d’amore!”, “A quei tempi, sì, che sapevano divertirsi!”? Bene, sono qui per spiegarvelo.
Innanzitutto chiariamo che gran parte di queste idee sono dovute al fatto che in tanti hanno solo visto il film nella versione di Baz Luhrmann, quello con Leonardo Di Caprio, per intenderci.
Quindi sono statai abbagliati dai colori rutilanti, dalle musiche e da un sentimentalismo esibito che il romanzo non ha, ma vediamo perché.
Punto primo: questo romanzo non è un romanzo d’amore. Al massimo è un romanzo sul masochismo.
Il caro Jay Gatsby, come ci spiega Nick Carraway (il narratore, che potreste meglio visualizzare se vi fa comodo come Tobey Maguire nell’ultimo film tratto dal libro), è un poveraccio che diventa miliardario e, anziché sperperare i soldi in viaggi, compra una villa West Egg col solo scopo di impressionare e riconquistare Daisy Fay, una ricca ereditiera con la quale aveva avuto una storia prima di partire per la guerra (la Prima guerra mondiale).
Daisy nel frattempo si è sposata con un marcantonio giocatore di polo, tale Tom Buchanan, e se la sguazza in mezzo allo champagne.
Peccato che ogni tentativo di reconquista da parte di Gatsby, che siano le feste o le accorate dichiarazioni d’amore, non riescano a smuovere quella materialista e frivola di Daisy. Tanto che alla fine Jay Gatsby morirà, ammazzato grazie a una bugia detta da Tom Buchanan, e Daisy se ne andrà in vacanza.
Punto secondo: sapevano divertirsi nel 1922? Certo che sì! C’era il jazz, c’era il proibizionismo, quindi si facevano grandi bevute di contrabbando, si poteva fumare nei locali, potevi metterti le paillettes pure a mezzogiorno… se avevi i soldi.
Peccato che nel descrivere tutto ciò Fitzgerald abbia voluto rendere conto anche della parte meno glamour di questa vita di piaceri: alcolismo, gesti sconsiderati, omicidi (più o meno cercati), assenza di empatia e affetti reali, cirrosi epatiche. Insomma, ci racconta anche le conseguenze (pagate sulla sua pelle) di una vita vissuta tra mille vizi.
Punto terzo: Daisy è una stronza, noi parteggiamo per Gatsby.
L’ho detto, Daisy è veramente un personaggio odioso. Se all’inizio derl romanzo potreste pensare che sia un tenero fiore di campo alla fine vi renderete conto che lei preferisce le corna che le fa il marito, purché unite ai soldi, piuttosto che l’amore sincero di Gatsby.
Se non ci credete, fate questo favore a Francis Scott Fitgerald e verificate, il libro Il grande Gatsby vi attende speranzoso sugli scaffali di ogni libreria, pronto a rivelarvi una trama e dei personaggi finora sconosciuti ai più.
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