Quante volte nella vostra vita vi siete detti “basta, voglio solo rimanere sotto le coperte e dormire fino a primavera”?
Questa, tanto per chiarire subito, è la politica perseguita dalla protagonista di Il mio anno di riposo e oblio di Ottessa Moshfegh (pubblicato da Feltrinelli). Anche se è sulla carta avrebbe soldi, un bell’aspetto e una discreta intelligenza (anzi forse più che discreta), vuole solo alienarsi dal mondo circostante. E per farlo sceglie la via, legale, delle pastiglie.
Trova una psichiatra, probabilmente laureata in una prestigiosa università, a cui rifila una serie di sintomi sempre più gravi per ottenere in cambio potentissimi sonniferi, antidolorifici e oppioidi vari. Che mischia con la nonchalance di una tossica consumata a litri di alcol
Ci sono le pillole per rilassarsi e quelle per tirarsi su, in un’altalena chimica che la conduce a volere provare uno stato di ibernazione quasi totale. Lasciando il lavoro e dormendo per un anno di fila almeno.
Attorno a questa ragazza c’è il vuoto pneumatico, fatta eccezione per un fidanzato fantasma e per l’amica/nemica Reva. Quest’ultima è un coacervo di insicurezza, provincialità e arrivismo, che si sfogano tutte sulla protagonista, ma non temete, è ampiamente ricambiata.
A colpire è l’attualità dei temi della depressione e della dipendenza da sostanze legali. Se pensiamo che negli Stati Uniti dagli Novanta a oggi sono stati più di 400.000 i decessi per overdose da antidolorifici e che attualmente diversi stati americani stanno intentando (e vincendo) cause milionarie contro le grandi aziende farmaceutiche.
Ne Il mio anno di riposo e oblio a essere messo sotto osservazione non è solo il sistema sanitario statunitense, che appare come molto permissivo nella prescrizione di farmaci potenti. Ma anche la sostanziale inefficacia dell’approccio solo farmacologico alle problematiche della depressione.
Sicuramente questo romanzo tocca corde molto delicate, con una certa irriverenza a volte e anche leggerezza che divertono all’inizio e solo dopo fanno riflettere.
Consigliato a chi ama i protagonisti politicamente scorretti e antipatici che però alla fine sono i migliori.
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