#Lookdown
Jago scrive solo questo nel post con il video dell’abbandono a Napoli. Lo scultore millennial non commenta, né spiega. Soltanto look e down – guarda in basso – come a ricordare che non c’è unicamente il lockdown.
A parlare sono le immagini. Tocca a quel neonato di marmo bianco e grigio, rannicchiato su un fianco e ancorato al suolo di piazza Plebiscito da una catena che sembra il cordone ombelicale, trasmettere qualcosa.
E nel suo silenzio. Lo fa.
Chi è Jago e qual è la sua opera più famosa
Una delle opere più significative di Jago, forse quella che ha reso famoso nel mondo il 33enne italiano, è “Habemus Hominem” (2013). È stata realizzata dopo le dimissioni di Papa Ratzinger. A seguito di quella decisione l’artista scolpisce nuovamente la scultura originale del 2009, rappresentando il Pontefice nudo. Un capolavoro.
L’opera è stata esposta a Roma nel 2018 nel Museo Carlo Bilotti in Villa Borghese, con un numero record di visitatori. Ben 3.500 durante la presentazione.
La ricerca artistica di Jago fonda le sue radici nelle tecniche ereditate dai maestri del Rinascimento. In antitesi con l’idea romantica dell’artista morto di fame, Jago è determinato a restituire alla categoria un’immagine imprenditoriale. Lo fa, però, mantenendo sempre un rapporto vivo e diretto con il pubblico mediante l’utilizzo dei social network, dov’è seguitissimo.
Leggi anche:
Addio a cinema, teatri e concerti. Ma quanto è prezioso il mercato culturale in Italia?
“Chiara Ferragni”, il libro che smonta e rimonta il reality show dell’influencer
Scatta il lockdown e scattano le idee per salvare il commercio #adottaqualcosa