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Ogni Halloween Joaquin Phoenix ricorda il fratello River, morto per overdose

30 Ottobre 2019
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Ora che l’entusiasmo per Joker, il drama/thriller di Todd Phillips ritenuto da molti il film dell’anno, inizia ad essere più contenuto, lasciate che dia qualche colpo al vostro caro, carissimo, osannatissimo Joaquin Phoenix.

Intorno all’attore, in seguito a questa performance, si è creata un’aurea quasi mitica. Ma dietro a questo nome c’è molto più. E non parlo del ruolo in Il Gladiatore di Ridley Scott.

I genitori di Jacqueline Phoenix

Più che dal nome, partirei però dal cognome. Phoenix, ossia fenice, è un cognome scelto dai genitori di Joaquin in un significativo momento di svolta della loro vita. John Lee Bottom e Arlyn Sharon Dunetz si incontrano sotto il sole cocente della California di fine anni ’60, quando Arlyn abbandona New York e cerca un passaggio in autostop. I due, divenuti una coppia, girano per le comunità hippie del paese e finiscono per unirsi alla setta religiosa dei Bambini di Dio.

John e Arlyn viaggiano allora per l’America Latina e durante questi viaggi ai due figli River e Rain si aggiungeranno Joaquin, in Porto Rico, e Liberty, in Venezuela. Dopo 5 anni la famiglia, delusa e trovatasi in disaccordo con alcuni principi cardine della setta come la prostituzione, decide di tagliare i rapporti. Torna negli Stati Uniti per risorgere dalle proprie ceneri, proprio come l’animale fantastico di cui decisero di prendere il nome. Qui nascerà l’ultimogenita, Summer.

Il primogenito leggendario: River Phoenix

Joaquin – che per non sentirsi diverso rispetto ai fratelli, si farà chiamare Loaf ossia Foglia per diversi anni – non è però il fulcro di questa storia: è del primogenito, River, che vi voglio parlare. Di un fascino selvaggio e malinconico viene notato mentre si esibisce, ancora bambino, per le strade di Hollywood per ovviare alla decadente situazione economica familiare. Dopo alcuni spot pubblicitari e qualche episodio di una serie tv, il debutto sul grande schermo con Vivere in fuga e Stand by me – Ricordo di un’estate. Belli e Dannati, del 1991, consacra la fama dell’attore. Pellicola cruda e sofferente, da vedere tanto quanto da girare. C’è chi attribuisce proprio alla magistrale immedesimazione nel giovane Mike Waters, tossicomane narcolettico di Seattle che si prostituisce per vivere, l’inizio della fine dell’attore.

 

La notte del 30 ottobre 1993 River è al Viper Room, famoso club di Los Angeles, per festeggiare Halloween insieme al fratello Joaquin, la sorella Rain e la fidanzata Samantha Mathis (incontrata sul set di The Thing Called Love). Mentre Flea, bassista dei Red Hot Chili Peppers e Johnny Depp (co-proprietario del locale) si esibivano sul palco, John Frusciante avrebbe passato un Valium a River, che, barcollante, sarebbe uscito dal bagno verso, per prendere una boccata d’aria. È sul marciapiede di fronte all’ingresso principale che River, appena ventitreenne, si accascerà, in preda a crisi epilettiche. Per poi essere dichiarato ufficialmente morto per overdose, sotto lo sguardo del fratello e degli altri presenti.

Morale Leonarda

La cosa che mi ha sempre dato più fastidio di questa storia? Tra i tanti ruoli abbandonati per cause di forza maggiore (tra cui Intervista col vampiro con Tom Cruise e Brad Pitt) emergono Arthur Rimbaud in Poeti dall’inferno (1995) e Jim Carroll in Ritorno dal nulla (1995) e addirittura Jack Dawson in Titanic (1997) tutti andati poi a Leonardo di Caprio – presente anche lui tra il pubblico del 30 ottobre sera. Oltre a chiedersi a quali e quanti altri personaggi River Phoenix avrebbe potuto dar vita, con la sua profondità d’animo, rimane dunque da chiedere: sarebbe Di Caprio, stato lo stesso Di Caprio che è per noi oggi?

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