La vita bugiarda degli adulti della Ferrante è un garbuglio ben riuscito
Dopo L’amica geniale sembrava impossibile che Elena Ferrante potesse scrivere un romanzo con pari forza e spessore, eppure la vita Bugiarda degli adulti ha tutte le carte in regola per diventare l’inizio di una nuova saga di culto
La vita bugiarda degli adulti è in parte la storia di formazione di un’adolescente, Giovanna Trada, figlia unica di due professori di liceo della Napoli bene. Nel lungo flashback con cui rievoca il passato, la ragazza torna al momento in cui il padre la paragonò alla bruttezza della propria sorella, Vittoria. Sarà proprio questo episodio ad accendere in Giovanna il desiderio di conoscere la zia per capire cosa sia accaduto per allontanarla dal padre.
Ma quali differenze e analogie ha La vita bugiarda degli adulti con i romanzi precedenti?
1. La città partenopea continua a fare da sfondo alla storia di un’adolescente con le sue strade e il suo mare. Stavolta però oscilla tra le strade che circondano San Giacomo dei Capri e quelle più umili del Pascone, sempre con grande aderenza alla reale geografia della città.
2. Le protagoniste. A differenza dell’Amica geniale, nel quale Elena e Lila si dividevano la scena, qui le vere protagoniste sono Giovanna e la zia Vittoria. In qualche modo le due ricordano il gioco della parti di Elena e Lila, con Giovanna (Giannina per la zia) che sceglie Vittoria come mentore per vedere finalmente la “verità” a lungo nascosta.
3. La famiglia. Torna con prepotenza una riflessione su cosa sia la famiglia e sui legami di sangue. Dalla zia Vittoria, Giannina imparerà che si può essere una famiglia anche senza essere realmente imparentati e viceversa che i matrimoni o la paternità non necessariamente mettono al riparo dall’abbandono.
4. Il sesso. Giovanna ha un desiderio di indipendenza e conoscenza che la spingono anche a esplorare dimensioni assolutamente proibite dalla sua buona educazione, come quella sessuale. Così facendo la Ferrante sembra quasi ispirarsi a Memorie di una ragazza per bene di Simone de Beauvoir. La brava ragazza matura uscendo dal nucleo familiare ed entrando nel mondo appropriandosi del suo corpo, fino ad allora preservato dagli occhi del mondo. Le crude scene di sesso del libro segnano il passaggio di Giovanna dall’età dell’innocenza a quella della consapevolezza.
5. I simboli. Se nell’Amica geniale i libri erano stati prima un ponte che univa Elena e Lila per poi separarle come un muro, in questo romanzo c’è un bracciale, che cambia significato per le protagoniste via via che la verità di ognuno si palesa. Sembra quasi che rendendolo depositario di significati stratificati, l’autrice abbia voluto creare un gioco di specchi. Il lettore dovrà così districarsi tra le maglie di bugia e verità fino alla fine.
6. La saga. Probabilmente anche questo romanzo è l’inizio di una saga, ambientata dagli anni 70 (Giovanna nasce nel 1979 ed è adolescente negli anni Novanta) che arriverà fino al presente.
Con questo romanzo infine la Ferrante sembra dirci che in fondo non è affatto importante conoscere l’autore per amare i suoi libri o interpretarli. Ci dà una lezione precisa: la vita è bugiarda, quello che appare come verità potrebbe essere menzogna, quindi perché affannarci nella ricerca di un volto che sceglie di celarsi (e forse mentirci) ma solo per rivelarsi di più attraverso la sua scrittura?
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