L’estate che bruciammo i Police. 1983-2023: i 40 anni di Sinchronicity, l’album epitaffio

17 Giugno 2023
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Racconti Boomer d’estate: i 15 pezzi cult che hanno trasformato la carriera di una band nell’arco di un decennio. Ad uso delle Gen Y e Z

Quarant’anni fa, nell’estate del 1983, i Police pubblicarono Synchronicity, l’album campione d’incassi che concluse la loro carriera. Nonostante il loro disco d’esordio Outlandos d’Amour fosse stato pubblicato meno di cinque anni prima, la band a un certo punto riconobbe che non avrebbe mai replicato il successo travolgente di Synchronicity e decise di farla finita.

Ma era altresì evidente che il trio britannico composto dal cantante/bassista Sting, dal batterista Stewart Copeland e dal chitarrista Andy Summers non avrebbero potuto lavorare insieme nella stessa stanza ancora per molto.

A 40 anni dall’album epitaffio, la breve ma ricca eredità dei Police è un catalogo pieno di successi new wave, classici del rock e autentiche bizzarrie che rivelano il vero carattere idiosincratico del gruppo. Il canto del cigno, Synchronicity, è un album complesso e contraddittorio ma la sua raffinata particolarità ne fa un’opera inventiva e intrigante ancora oggi.

I BURN FOR YOU (BRUCIO PER TE) 1982

Nascosta nella colonna sonora di Brimstone And Treacle, pellicola del 1982 con Sting protagonista, I Burn For You è una canzone scritta da Sting per la sua precedente band Last Exit. Ma non sembra un ritorno al passato. Nella sua combustione lenta indica piuttosto la strada verso quel pop sobrio che Sting avrebbe poi frequentato nella sua carriera da solista.

THRUTH HITS EVERYBODY 1978

Punk rock teso e indomito, Truth Hits Everybody è una vera macchina da guerra che sintetizza le ambizioni dei Police. Mentre Sting si occupa di sogni e immagini sbiadite, Stewart Copeland si immerge nelle strofe a ritmo vertiginoso, lanciandosi in un ritornello che Andy Summers apre con accordi limpidi e solidi. In seguito la band avrebbe ampliato questi elementi, ma qui lo slancio era davvero tutto.

SINCHRONICITY 1 1983

Apertura di Synchronicity, Synchronicity I è il pezzo ingaggiante dell’ultimo album dei Police: racconta la fascinazione di Sting per la teoria dello psichiatra Carl Gustav Jung (appunto la sincronicità) e dimostra quanto il trio si nutrisse di senso dell’avventura. Ancorata su una sequenza sintetizzata costruita da Sting, la traccia ha un senso di urgenza che deriva non solo da un insistente ritornello, ma anche dallo swing muscoloso di Stewart Copeland, attenuato appena dagli echi di chitarra di Andy Summers.

TEA IN THE SAHARA 1983

Sting ha scritto Tea In The Sahara dopo aver letto il romanzo di Paul Bowles The Sheltering Sky, una storia di tre sorelle che aspettano nel deserto un principe che non torna mai più. Al centro, c’è un senso di desiderio, ma il tono tranquillo e virtuoso conferisce alla canzone un certo romanticismo.

INVISIBLE SUN 1981

Espressione dell’attivismo politico di Sting, Invisible Sun è un pezzo inquietante, quasi claustrofobico. Scene di guerra e prigionieri politici a go go, per poi atterrare su una nota di ottimismo nel ritornello, immaginando un sole invisibile che irradia speranza. Eppure l’oscurità magistralmente trasmessa del cuore della canzone continua a dominare.

WALKING ON THE MOON -1979

Walking On The Moon porta davvero sulla Luna: il basso di Sting si intreccia con la scintillanza di Andy Summers fino a far visualizzare un paesaggio lunare. I Police non sono bloccati in un overdrive interstellare che espande la mente, stanno solo scoprendo elementi dal sapore ultraterreno.

SPIRITS IN THE MATERIAL WORLD -1981

Sting spinge il sintetizzatore nel mix di Spirits In The Material World, ed è una decisione fondamentale per il successo del singolo. Il sawing synth cattura immediatamente l’orecchio: è insistente e inquietante, la sua tonalità minore suggerisce una dissonanza che non arriva del tutto. L’inquietudine del synth sottolinea il malcontento spirituale al centro del pezzo e questo sembra quasi un bonus: la musica è efficace, i testi sono secondari.

MESSAGE IN A BOTTLE – 1979

Il pezzo Message In A Bottle segna una cambiamento per il gruppo. Laddove tutti i singoli del loro album di debutto Outlandos d’Amour facevano affidamento sul reggae, questo secondo set, Reggatta de Blanc porta soltanto un vago accenno di ritmi giamaicani. Aprendo con il riff di chitarra e un arpeggio di Andy Summers, Message In A Bottle si precipita in qualcosa che è distintamente New Wave. Le influenze punk e reggae sono state assorbite e il gruppo esplora un nuovo territorio.

EVERY LITTLE THING SHE DOES IS MAGIC -1981

Se si cerca una canzone dei Police da definire esuberante, quella è Every Little Thing She Does Is Magic. Una delle poche canzoni del gruppo che può essere definita d’amore (forse  non corrisposto, ma è comunque canzone d’amore) perché è che è brillante e abilmente dolcificata, decorata con pianoforti e colorata da sintetizzatori, strumenti poco comuni in un disco dei Police. Tutto sembra gioioso, un’emozione non comune per loro.

DE DO DO DO, DE DA DA DA -1980

Solo un paroliere ambizioso (o pretenzioso?) come Sting poteva inventare una canzone che distorce abilmente l’importanza stessa delle parole. Signori ecco a voi De Do Do Do, De Da Da Da. Sting si scusa per il silenzio all’inizio, dicendo: «Le parole sono difficili da trovare». Il suo pungiglione porta a una conclusione: le autorità hanno «parole che gridano la tua sottomissione».

ROXANNE -1978

Strano pezzo: Roxanne è un classico che esibisce una popolarità asssai duratura. Eppure non ha mai superato la Top 10 in Inghilterra e ha raggiunto a malapena la Top 40 in America. Tuttavia è il razzo che li spinge verso la celebrità. Decenni di ascolti ripetuti alla radio rock classica l’hanno fatta sembrare forse eccessivamente familiare. Ma ascoltando attentamente è possibile notare gli elementi che all’epoca erano più innovativi, in particolare il lamento lamentoso di Sting e quel ritornello potente, dove i Police suonano con tutta la verve rock and roll che riescono a raccogliere.

EVERY BREATH YOU TAKE – 1983

Ecco una delle canzoni più fraintese di tutti i tempi, Every Breath You Take. Sembra una canzone d’amore ma sotto quella patina sdolcinata si nasconde un testo-confessione di uno stalker. Ma trae in inganno il fatto che Sting canta la canzone in modo appassionato e tenero. La sua performance calda e ricca di sfumature trova il perfetto contraltare nell’ipnotico riff di chitarra di Andy Summers.

DON’T STAND SO CLOSE TO ME – 1980

Pezzo ispirato a Lolita di Vladimir Nabokov (l’autore è addirittura citato nella canzone), Sting racconta una “fantasia da scolaretta”, che confonde deliberatamente le acque con il passato del cantautore, già ex insegnante. Sting non è Humbert Humbert, ma nel suo libro l’Historia Bandido del 1981 spiega: «Volevo scrivere una canzone sulla sessualità in classe. Avevo insegnato nelle scuole secondarie e avevo ragazze di 15 anni che mi sognavano, e io sognavo loro! Non so come ho fatto a tenere le mani a posto». Ma le mani più a posto di tutte sembrano essere quelle del chitarrista Stewart Copeland che riequilibra le pretese letterarie del suo cantante.

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