fbpx

Abbiamo letto “Saponi” di Elena Ghiretti e ci sentiamo dei dannati millennial

30 Marzo 2021
2118 Visualizzazioni

Di colpo il mondo fu popolato da trentenni. Erano dappertutto.

A scriverlo è Elena Ghiretti nel suo nuovo romanzo Saponi (Fandango, 2021). Una copertina rosa fluo, un rosa che ricorda un altro sapone della narrativa, quello in Fight Club di Chuck Palahniuk.

Quello era prodotto con grasso umano, al contrario il sapone di Elena nasce plasmato dalle esigenze di marketing nella Milano del design che incontra quella del fatturato. Non può questo sapone miracoloso però lavare via le rughe alla gen X che piano piano viene soppiantata.

Lucia, la protagonista, ha 40 anni e come molti suoi coetanei della gen X non è ancora completamente realizzata, ha un ragazzo ma non è sposata, ha un lavoro a tempo indeterminato ma se vuole la cacciano, vive in una casa piccola, rigorosamente in affitto.

Basta una serie di sfortunati (e forse cercati) eventi a stravolgere la vita di Lucia che si ritroverà ancora più di prima circondata da giovani trentenni. Ecco, saponi è una riflessione cinica e sarcastica su come la gen X guarda ai millennial alieni. Per questo l’abbiamo letto. 

Tre sono le riflessioni più originali che ci toccano direttamente, presenti nel libro. Pensieri che vanno oltre allo stereotipo di noi bevitori di latte di soia e ragazzi pieni di tatuaggi.

Siamo meno provinciali delle altre generazioni e più borghesi (di default)

«Perché la loro realtà territoriale e famigliare è stata presto scavalcata da molte altre realtà in rete, hanno avuto accesso alle informazioni anche se non appartenevano per nascita a una lite urbana, creativa, imprenditoriale».

Siamo più politicizzati

NB. Lucia becca il coinquilino trentenne a leggere Il Capitale.

«A nessuno della sua generazione è mai venuto in mente di rispolverare il socialismo, era un pensiero impossibile, non perché di destra, ma perché integralmente depoliticizzati, concentrati solo su se stessi. […] Questi ragazzi con i peli lasciati nuovamente crescere riprendono in mano i testi sacri del socialismo. Perché adesso? (I social?)[…]Fanno sul serio o è una posa estetica, come i peli?».

Siamo abituati all’incertezza

«Io avevo bisogno delle cose, di una specie di casa, di lavoro, di mamma, di uomo. I trentenni (millennial) passavano da una casa all’altra, da un sesso all’altro, crogiolandosi nell’incertezza. Io amavo l’immateriale, il digitale, l’effimero. I trentenni avevano riscoperto il legno e la fatica».

Saponi Fandango

Personalmente non vi consiglio questo libro, o meglio non ve ne consiglio la lettura, vi consiglio di regalarlo ad amici più grandi appartenenti alla gen X e che possano rispecchiarsi in quel tipo di ironia e situazioni. Visti gli sfortunati eventi nella vita della protagonista Lucia, beh forse meglio non rispecchiarsi troppo.

Come disse una volta un amico più grande di me: «L’età arriva prepotente e ormai in mezzo a voi io non c’entro niente».

Leggi anche: