“A Natale puoi…” stare a tavola una media di 8 ore ed essere felice di farlo. Cosa mangiare a Natale in Italia?
Il Natale 2022 è arrivato e con lui il profumo di tradizione e piatti tipici
Mangiare a Natale in Italia è una delle leggi fondamentali. Non importa dove, non importa come, perché, con chi; l’unica certezza del Natale è il cibo, a qualsiasi ora e per qualsiasi motivo. Insomma, guai a togliere le gambe da sotto il tavolo il 25 dicembre.
«Non c’è nulla di certo in questo mondo, tranne la morte, le tasse e il cibo a Natale» diceva Benjamin Franklin, o forse avrebbe potuto dirlo, non avrebbe fatto alcuna piega.
La tradizione del Natale all’italiana punta i riflettori su simboli, ricorrenze, addobbi speciali e tante prelibatezze pronte a scaldarci il cuore, oltre che il palato. Da Nord a Sud, tutta l’Italia il giorno di Natale sforna piatti tipici della propria cucina e, bisogna ammetterlo, è qualcosa che anche il più Grinch dei Grinch attende con ansia.
Prepararsi alle circa 8 ore di cibo no stop non è poi così faticoso, basterà entrare nell’ottica giusta e il mood del Natale si impossesserà dei vostri stomaci.
Che cosa si mangia a Natale in Italia? Vademecum dei piatti top da Nord a Sud
Il profumo di tradizione si sente lungo tutto lo Stivale: seppure con qualche modifica e rivisitazione, i piatti del Natale italiano, gira e rigira, sono molto simili tra loro. C’è chi apprezza più la carne, chi più il pesce e le verdure di stagione, o c’è chi invece apre il gusto a una fitta varietà di primi piatti: il Natale all’italiana non delude mai.
Natale al Nord: che cosa si mangia il 25 dicembre?
La Valle d’Aosta propone grandi classici come la mocetta con crostini al miele. Per chi non lo sapesse, la mocetta è un salume molto antico tipico della zona, dal gusto intenso e aromatico. Tra i primi troviamo la zuppa alla Valpellinentze (la minestra del Natale, per intenderci), resa profumata dal cavolo, dalla verza, dalla fontina, dalle spezie e naturalmente dall’immancabile brodo. Tra i secondi spicca la carbonade (no, non è la carbonara), carne di manzo lasciata cuocere nel vino rosso e insaporita da una manciata di spezie. Il tocco di classe? La polenta messa a fianco: touché.
La polenta torna anche in Friuli insieme a una zuppa di rape e cotechino: piatto top della regione. Tra i primi piatti anche gli gnocchi di prugne e la Gubana, tipico dolce ripieno di uvetta, noci, pinoli e tanto liquore.
Milàn l’è un gran Milàn, come lo è tutta la Lombardia, del resto. Tra le pietanze immancabili del 25 dicembre spicca il panettone, ovviamente, ma non dimentichiamo i primi a base di tortelli di zucca (spesso in brodo) o l’anguilla al cartoccio. De gustibus, ma la tradizione è tradizione.
Non c’è Piemonte senza agnolotti, i gustosissimi quadrotti di pasta ripiena di carne mista, cavolo, pepe e parmigiano, oggi maggiormente apprezzati con burro e salvia. Immancabile il bollito misto, accompagnato dalle sue tipiche salsine.
I canederli significano solo una cosa, Trentino-Alto Adige. Tipicamente in brodo, i canederli non possono mancare a Natale, proprio come lo zelten, il dolce tipico a base di frutta secca, fichi e canditi.
Natale al Centro: primi piatti d’eccezione, ma c’è spazio anche per la carne
Il Natale in Centro Italia dice sì ai primi piatti, ma apre le porte agli antipasti e anche alla carne. In Toscana, in particolare a Firenze, compare il bardiccio, una salsiccia di maiale al finocchio cucinata alla brace allo scoccare della mezzanotte. Immancabili i famigerati crostini con i fegatini (molto in voga anche in Romagna), mentre tra i dolci top della regione ci sono i cavallucci, profumati all’arancia.
Tortellini o cappelletti: questo è il dilemma. In Emilia-Romagna la tradizione vuole che il giorno di Natale ci sia almeno un piatto a base di cappelletti o tortellini in brodo. In Emilia ci sono i tortellini, in Romagna i cappelletti. Molti ancora si stanno chiedendo la differenza, ma l’importante è non confonderli e imparare a goderseli, soprattutto a Natale. Apprezzatissimi anche i passatelli in brodo e immancabile il finale con mascarpone con scaglie di cioccolato.
Le Marche optano per un timballo al forno profumatissimo, sia grazie alle diverse carni che lo compongono, sia grazie alla presenza dei funghi. L’alternativa è il cappone arrosto, mentre per i dolci ci sono il frustingo e la pizza de Natà, simile al panettone.
Torna la pasta anche in Umbria, dove vanno per la maggiore una specie di cappelletti ripieni di cappone e piccione. D’obbligo il panpepato, must have natalizio da sempre.
Natale nel Lazio significa fritto: ritorna il capitone e fanno capolino le verdure in ogni loro forma e consistenza. Sì al tacchino ripieno, alla minestra di pesce, all’abbacchio al forno e al dolce tipico della regione, il pangiallo (frutta secca, miele e frutta candita).
Natale al Sud, isole e profumi di mare
Il Natale in Sardegna? Culurgiones, malloreddus, porcetto al profumo di mirto e seadas. La cucina sarda a Natale porta in tavola tutta la tradizione marittima, tra ravioli ripieni, gnocchi di semola, verdure e dolci ripieni di formaggio e accompagnati da miele.
In Campania più che il pranzo del 25 dicembre si è festeggia la sera della Vigilia. Una cena a base di pesce e molluschi, con il grande ritorno del capitone, l’arrivo del baccalà fritto e la tanto attesa esplosione di frittelle con le alghe, rigorosamente accompagnate dalla classica insalatona con olive, capperi, cavolfiore, peperoni e cetrioli. A Natale sì alla pasta al forno e ai primi piatti in generale, ma si lascia spazio anche alle verdure. Come dolce vada per gli struffoli: vuoi non friggerli?
Il profumo di fritto arriva fino in Puglia, dove il Natale non sarebbe lo stesso senza i panzerotti, ma non solo. Immancabile anche il baccalà, in umido o al forno accompagnato da patate, pomodorini e spezie. A concludere torrone e cartellate.
Per Natale il baccalà dovrebbe avere una statua in ogni piazza italiana: a quanto pare anche la Calabria lo accoglie a braccia aperte il 25 dicembre e lo propone in un’insalata tipica con cancariddi cruchi, ossia peperoni croccantissimi. Come primi scillatelle con ragù, come secondo è capretto al forno, mentre le nacatole addolciranno la fine del pranzo.
La minestra di scarole e verze è tipica del Natale in Basilicata, ma sulla tavola del 25 troviamo gli strascinati. Come dolci i calzoncelli, dei piccoli panzerotti fritti e ripieni di crema di castagne.
Dulcis in fundo, la bedda Sicilia: una cucina variegata e figlia di una tradizione culinaria molto sentita. A Palermo il Natale non sarebbe lo stesso senza lo sfincione, una focaccia alta con pomodoro, cipolle, acciughe e caciocavallo. Come primo vada per la pasta con le sarde e/o il timballo di anellini (dentro c’è la qualunque, ma che bontà). Per gli stomaci di ferro c’è spazio anche per le sarde e beccafico, forse uno dei piatti più particolari. Se poi siete dei pro, non fatevi scappare il re dei re, il solo e unico cannolo siciliano (ma anche lo sfinci alla ricotta e il buccellato vanno molto il 25 dicembre).
«Aggiungi un posto a tavola che c’è un amico in più»: ora non ci resta che attendere la clonazione, oltre che il teletrasporto. Questo e altro per il cibo, no?
Buon Natale!