Lo scorso fine settimana ho partecipato all’evento “Exposed – 24 hour Smut Fest”, una maratona di porno indipendente ed etico iniziata alle 19.00 ora italiana di sabato 16 maggio e terminata alla stessa ora del giorno dopo.
Exposed – 24 hour Smut Fest: cos’è e come funziona
Un’esperienza che sarebbe fantastico realizzare nei cinema e nei posti più disparati: all’aperto, per mantenere facilmente il distanziamento sociale che cerchiamo di accorciare proprio con queste manifestazioni, nei bar, nelle discoteche… Portare il porno nelle piazze, questo sì che sarebbe davvero rivoluzionario.
Prima o poi confido che ci riusciremo e, se non dovessimo vederlo noi millennial, mi auguro almeno che possano le generazioni future.
“Exposed”, dicevo. Per prendervi parte ho acquistato un biglietto a offerta libera. Ho ricevuto un link via email per accedere a una videochat su Zoom, durante la quale bisognava tenere spenti videocamera e microfono. Delle e degli host si sono alternati circa ogni due ore nella trasmissione di filmati di vario genere di produzioni indipendenti anche amatoriali. Il pubblico aveva la possibilità di interagire tramite la chat, aspetto che ho apprezzato tantissimo.
Che cos’è il porno etico?
La maratona, è iniziata con “Documenting Desire: Play-by-Play” di Aorta Films, una produzione statunitense. In scena Bishop Black, Ginny Woolf e Jiz Lee, tre performer della scena porno queer e indipendente. Setting essenziale: quella che sembrava una camera da letto spoglia, se non fosse per il lettone. I tre se la ridevano di brutto e scambiavano sguardi d’intesa difficilmente equivocabili. C’erano ascolto, pathos e arrapamento!
Non ricordo l’ordine cronologico di quello che ho visto in seguito. Si è trattato di molto sesso queer, persone transgender, non binarie, transessuali, con corpi molto diversi rispetto a quelli che siamo abituati a vedere. Soprattutto corpi che non sono stati rappresentati come feticci, come avviene solitamente nel porno di massa.
Il tripudio del cunnilingus
Una delle cose che ho notato maggiormente è stata la quantità di leccate di fica. Tante, entusiaste, intense, non la solita linguetta che si muove veloce, con la punta sulla clitoride a mo’ di lucertola. In questi porno si percepisce la passione nel fare sesso orale alle vagine, finalmente non un intermezzo prima di un pompino infinito o di scopate inesorabili dove stalloni ammutoliti sbatacchiano le loro partner senza soluzione di continuità.
Un aspetto che ho apprezzato molto è stata l’alternanza di film di vario tipo. Fetish, BDSM, etero, omosessuali, bisessuali, pansessuali, di professionisti, di amatori, alcuni dall’estetica più commerciale, altri evidentemente frutto di ricerca e studio artistici, estremamente curati nei dettagli, sperimentali.
Probabilmente non mi sarei mai imbattuta in certi film se non avessi partecipato a un evento simile, perché tendo a cercare un porno che mi rassicuri, senza uscire dalla comfort zone, mi capita anche con la masturbazione. So come e dove toccarmi per raggiungere l’orgasmo e ripeto gli stessi gesti da anni, ma è proprio quando provo a sperimentare che rimango piacevolmente sorpresa.
I migliori film porno del festival
Uno dei film che mi ha arrapata davvero molto è stato Archetype di Four Chambers, altra produzione made in USA. Ambientazione spartana, un garage o uno scantinato, due persone trans vestite di pelle nera: chiodo, basco, pantaloni, anfibi… Proprio la pelle è uno degli elementi significativi del film, inserita in modo ammiccante e accattivante in un montaggio nel quale la musica enfatizza gli atti sessuali. Interessante vedere un’iniezione di testosterone in apertura e la conclusione col testosterone in gel spalmato sul petto di uno dei performer, quasi a emulare il money shot (in gergo porno, l’eiaculazione dello sperma in favore di camera).
Ho apprezzato particolarmente la serie Bed Party di Pink and White Production (pure questa statunitense,ma bisogna tenere conto del fatto che l’evento è stato organizzato negli USA con possibilità di essere fruito worldwilde). Si trattava di coppie che hanno condiviso una parte della propria intimità e sessualità con la produzione. Della prima mi è piaciuto che lui amasse ricevere pegging (ossia penetrazione anale con dildo e strapon) e fisting (pugni) da parte della sua compagna, ma l’aspetto più rilevante è che godeva, intendo dire che godeva AD ALTA VOCE. Siano glorificati gli uomini che esprimono il proprio piacere! Di questo magari ne parliamo un’altra volta…
Le uniche produzioni europee sono state quelle di Erika Lust e Lustery (suonano simili perché lust significa lussuria in inglese). La prima si è fatta un nome con la serie X Confessions, nella quale mette in scena le fantasie o gli aneddoti sessuali di chi le scrive. Rispetto ai suoi primi lavori, pur restando patinata, secondo me è diventata più maiala e questo mi piace, mentre Lustery, che produce filmati di sesso amatoriale di coppie che inviano il proprio materiale attenendosi alle linee guida della piattaforma.
L’unico film italiano presente, o perlomeno che sono riuscita a vedere, è stato quello di Charlie Benedetti, Un’ultima volta, prodotto da Erika Lust. La storia di una giovane coppia lesbica arrivata al capolinea. Le due protagoniste litigano, urlano, si rinfacciano cose (perché hanno visto gente), tanto che nel guardarlo pensavo: “tutto un po’ troppo italiano” (cit.), sembrava un film di Gabriele Muccino, per intenderci.
Alla fine hanno scopato (un’ultima volta, appunto) e c’è stata la svolta, non per il sesso in sé, ma perché finalmente ho visto meno recitazione (peraltro da cagne maledette, giusto per restare su “Boris”) e più autenticità, tensione, sentimento. Soprattutto hanno smesso di urlare come una Giovanna Mezzogiorno qualunque, la mia generazione sa di cosa parlo.
Perché guardiamo i porno? Oppure, perché dovremmo guardarli?
Sono uscita da questa maratona entusiasta e con una voglia pazzesca di guardare porno (oltre che di scopare, che ve lo dico a fare?!). Ho visto contenuti interessanti perché capaci di proporre altre prospettive sia in termini di pratiche sessuali che di messa in scena. Non tutti mi hanno eccitata, cosa che mi capita spesso, soprattutto quando il prodotto è molto curato ed esteticamente bello o quando il sesso mi sembra sobrio, raffinato e coreografato. Preferisco vedere sesso allo sbando, ecco perché apprezzo certo amatoriale.
Assieme agli abbonamenti per Netflix, Amazon e Disney+, fate un pensierino per qualche produzione porno indipendente, secondo me le vostre fantasie sessuali ne trarranno beneficio, e anche le mie.