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Carillon di Nahaze featuring Achille Lauro è il pop che vogliamo ascoltare nel 2020

“Sfumature dell'anima” anni Novanta e lyrics d'amore sono gli ingredienti di questo singolo ipnotico (e del nuovo pop italiano)

14 Gennaio 2020
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Ci sono canzoni che rimangono l’amore di una notte e altre che, ascoltate nel 2019, ci prendono per mano (o si insidiano nel lobo temporale) e vengono con noi nel 2020.

“When the night I can’t sleep
Wide awake, fighting dreams
They are huge, earth to moon
And I know they’ll become true
Soon as bright, I’m alive
Like a star, I’ll go far
Like a star we’ll go far in the dark”

È l’intro di Carillon, uno dei brani che, uscito a dicembre 2019 e arrivato al numero due della Viral 50 di Spotify, sembra voler lasciare il segno anche quest’anno. Le note psichedeliche un po’ anni Novanta sono omaggio di Achille Lauro e Boss Domss che nel loro viaggio tra le ere musicali, da 1969 a 1990 hanno esportato anche in Carillon le vibrazioni di quest’ultimo periodo storico. La voce invece è quella di Nahaze, all’anagrafe Nathalie Hazel Intelligente. Il suo nome è nuovo di zecca sulla scena: Carillon è infatti il suo singolo d’esordio. Nahaze però promette bene perché, a diciotto anni, è stata la prima firma italiana di Elektra Records, l’etichetta americana che è da poco stata lanciata nel paese.

Il trio si muove su note ipnotiche, sfumature R&B, un mood “wide awake” come ripete Nahaze nel brano: un’atmosfera sospesa tra il sonno e la veglia, una specie di trance soffice e affilata allo stesso tempo. La voce magnetica di Nahaze descrive quella fase di scrittura notturna, usata in modo catartico per gestire i pensieri più vorticosi e metterli in ordine su carta. Da un lato il bisogno di liberarsi per prendere sonno e dall’altro la speranza che quelle parole, un giorno, la faranno andare lontano “Like a star, we’ll go far in the dark”.

“Sfumature dell’anima (Anima)
Sono cresciuto in camera (Cresciuto in camera)
Siamo sei personalità (Personalità)
Siamo il tempo che passerà (Passerà)
Sì, ricordi lontani, ma’ (Lontani, ma’)
Quei ragazzini in macchina (Macchina)
Morire a matematica (Matematica)
Con la pioggia che poi cadrà (Poi cadrà)”

Nella prima strofa Achille Lauro cita le tante sfaccettature dell’anima, che sembrano tutte condensate nei suoni di Boss Domss: si raggrumano e poi esplodono in mille frammenti di quello che è il loro nuovo pop. Nel testo si richiamano gli anni dell’adolescenza, quelli che sta attraversando Nahaze e a cui Achille riporta anche gli ascoltatori più adulti, posizionando le lancette indietro nel tempo.

Fatta questa operazione, la seconda parte del brano passa a un linguaggio adolescenziale tanto quanto maturo, quello delle sofferenze d’amore:

“La vita che non capirai
Siamo una luna pallida
E ad amarsi ti ammalerai
Sì, cuori di ceramica
Si guarisce metà e metà
La vita è una metafora
Cinematografica
Come una videocamera”

Fragilità, ancora una volta in notturna, con cuori delicati come ceramica, sentimenti contorti da cui non si guarisce quasi mai, che confondono in quella “vita che non capirai” che tu di anni ne abbia 16 o 36. La storia continua dopo il ritornello, concentrandosi sulla parte dell’addio.

“Quando la notte non riesco a dormirci, sì
Quando finirà tu, ti prego, stringimi
Vita toglie senza darci motivi, sì
Crisi ed instabili tratti emotivi, sì
Quando non ci sarai, ti prego, fingimi
Quando la notte non potrò più stringerti
Resta stanotte, sì, anche s’è egoista, sì
Anche se guarissi, solo per finta, sì”

In queste ultime ore di buio, tra i mille pensieri, arriva la mancanza a farsi sentire. La rassegnazione per la fine di una storia sembra l’ultimo pensiero da metabolizzare prima di potersi finalmente addormentare. Tra crisi e insicurezze, quello che viene chiesto alla persona amata è di rimanere e dare un po’ di sollievo (anche se in modo temporaneo e quindi finto) prima di doversi dire addio per sempre.

È così che, tra vecchie-nuove sensazioni d’amore (un po’ più psichedeliche del solito) e viaggi spazio/temporali in notti insonni, Carillon sembra contenere la formula magica per un pop che non stufa e che, probabilmente, si affinerà nel corso dell’anno 2020.

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