Eurovision: l’insostenibile leggerezza del trash

23 Maggio 2021
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Quest’anno tutti pazzi per l’Eurovision Song Contest, millennial e non.

Buona parte del merito va senza dubbio ai Måneskin, capaci di vincere l’edizione 2021 bissando il loro successo al Festival di Sanremo. Un’attenzione sempre più crescente per una manifestazione sino a poco tempo fa disprezzata sia dai soliti snob sia dal popolo della rete, che probabilmente ritenevano di aver già dato il proprio endorsement al trash con Sanremo, X Factor, The Voice e a tutte quelle trasmissioni dove la musica è molto spesso l’ultima cosa che conta.

Se funzionale a fare spettacolo, le sette note sono sempre benvenute, altrimenti si pensa sempre a occupare i palinsesti tv con qualcosa d’altro o provare a dar vita a un noioso ibrido. In ogni caso complimenti ancora ai Måneskin, che si inseriscono in un albo d’oro dove spiccano i nomi degli Abba e Céline Dion e diventano insieme a Gigliola Cinquetti e a Toto Cotugno gli unici connazionali capaci di aggiudicarsi questa manifestazione. Basta la si smetta di paragonarli ai Led Zeppelin perché è come bestemmiare in chiesa e almeno il loro batterista John Henry Bonham non si rivolterà più nella tomba.

La Rai e l’Eurovision

Per non smentirsi, mamma Rai anche quest’anno ha assemblato su Rai 1, la cosiddetta rete ammiraglia, un programma di una totale povertà autoriale. La conduzione è stata affidata a Gabriele Corsi (Trio Medusa) e a Cristiano Malgioglio. Davvero difficile far peggio di una serie di triti e ritriti luoghi comuni, abbinati a un tifo da stadio per i Måneskin oltremodo provinciale, culminato una sorta di spogliarello di entrambi, per onorare una sorta di scommessa ribadita all’infinito durante la diretta («non capita, ma se capita che se vincono…»).

Peccato perché Malgioglio di musica ne capisce davvero, andava utilizzato in ben altra maniera. Purtroppo nella televisione italiana vige ancora il principio che la musica non regga da sola un programma televisivo, quindi vada accompagnata da una conduzione nella quale si debba sempre e comunque provare a fare i simpatici.

Il prossimo Eurovision sarà in Italia

Poveri noi, soprattutto se pensiamo che per regolamento la sede ospitante di Eurovision 2022 sarà l’Italia, in quanto nazione vincitrice dell’ultima edizione. In passato non fu niente male la conduzione di Raffaella Carrà e Bob Sinclar, così come sarà doveroso ricordarsi della presenza di Alice & Franco Battiato nell’edizione del 1984. Si può e si deve fare molto meglio, in Rai negli anni sessanta e settanta si realizzavano show per il sabato sera di qualità assoluta.

 

Eurovision di altissimo livello

Peccato, perché anche quest’anno l’Eurovision ha confermato di essere una produzione tv di altissimo livello, su standard in grado di non sfigurare con gli show come gli EMAs di MTV, sempre mantenendo una sana quota di puro trash, assolutamente non forzato, dato sia da molte delle canzoni finaliste – definiamole senza alcun intento offensivo nazional-popolari – sia soprattutto da certi look terrificanti, degni di un matrimonio o di un ricevimento di quelli che abbiamo visto spadroneggiare nella serie tv Suburra.

Pensavamo ad esempio appartenessero agli anni ottanta le giacche indossate sopra petti glabri e certe pettinature simili agli stracci per pulire i pavimenti. E invece no. Va benissimo così, sia chiaro.

 

Così come non sono mancati momenti di ottima musica: oltre ai Måneskin, eccellente la canzone di Barbara Pravi (Francia), più che discrete quelle di Daoi Og Gagnamagnio (Islanda) e Hooverphonic (Belgio), così come se ben promossa e magari remixata da qualche dj giusto, la traccia dei The Roop (Lituana) potrebbe diventare un valido tormentone estivo.

Intelligente inoltre l’idea di far cantare i vincitori di passati Eurovision su diversi rooftoop di Rotterdam, ottimo il medley dei maggiori successi del dj e producer olandese Afrojack: un mini-show dove si è ballato come se si stesse partecipando a un autentico inno alla rinascita. Purtroppo il dinamico duo alla conduzione su Rai 1 non l’ha praticamente manco citato per nome, se non per ricordare il suo status di marito di Elettra Lamborghini.

L’anno prossimo sarà meglio seguire l’Eurovision sul suo canale YouTube, possibilmente senza alcun commento.

Foto in copertina: Eurovision

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