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Fabrizio De André e la sua canzone Bocca di Rosa

11 Gennaio 2024
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L’11 gennaio 1999 moriva Fabrizio De André. The Millennial lo ricorda con questa canzone

È già passato un quarto di secolo dalla scomparsa del cantautore genovese: le sue canzoni sono sempre più attuali e ben venga il progetto “Way Point. Da dove venite? Dove andate?” con il quale la Fondazione Fabrizio De André Onlus e Sony Music ricorderanno per tutto il 2024 Fabrizio De André attraverso le sue parole, il suo pensiero, la sua visione ed i suoi viaggi. Tra le principali iniziative, la navigazione completa nella sua discografia che prevede la riedizione durante l’anno di tutti i suoi dischi in studio in ordine cronologico. Gli album saranno ristampati in vinile e in cd, arricchiti da annotazioni autografe di Fabrizio De André, pensieri, riflessioni, commenti, estratti di interviste inerenti alle canzoni e agli album e alcuni documenti inediti conservati al Centro studi De André dell’Università degli Studi di Siena.

Chi era Bocca di Rosa?

“Bocca di Rosa” è una canzone scritta nel 1967 da Fabrizio De André insieme a Gian Piero Reverberi ed è una delle più rappresentative nel ricchissimo repertorio di De André, oggetto di diverse reinterpretazioni o cover che dir si voglia da parte di Ornella Vanoni, Anna Oxa e persino degli Skiantos. La canzone racconta la storia di una donna che vive la sua vita in modo libero e disinvolto, senza conformarsi agli standard moralistici della società: un personaggio liberamente vivace e sessualmente emancipato, che sfida gli stereotipi sociali. La canzone critica l’ipocrisia e la moralità convenzionale, riflettendo sulla libertà individuale e sulla necessità di rompere con le restrizioni imposte dalla società.

Il significato di “Bocca di rosa”

Il testo scorre fluido, ritmato, cadenzato ed inflessibile: il comportamento di Bocca di Rosa è passionale (“c’è chi l’amore lo fa per noia, chi se lo sceglie per professione, Bocca di Rosa né l’uno né l’altro, lei lo faceva per passione”) e questo non va bene ai perbenisti in servizio permanente ed effettivo, perché“si sa che la gente dà buoni consigli sentendosi come Gesù nel tempio, si sa che la gente dà buoni consigli se non può più dare cattivo esempio”: mai nessuno ha saputo definire così bene il moralismo ed il puritanesimo di mera facciata. Per “Bocca di Rosa” c’’è comunque il lieto fine: accompagnata sul treno e allontanata dal paesello, alla stazione successiva viene accolta trionfalmente, con il parrocco che la vuole con sé nella processione. Il tempo talvolta sa essere galantuomo, e sa esserlo molto in fretta giusto i minuti che intercorrono tra due fermate di un treno locale.

Il video di “Bocca di rosa”

 

Il testo di “Bocca di rosa”

La chiamavano bocca di rosaMetteva l’amore, metteva l’amoreLa chiamavano bocca di rosaMetteva l’amore sopra ogni cosa

Appena scese alla stazioneNel paesino di Sant’IlarioTutti si accorsero con uno sguardoChe non si trattava di un missionario

C’è chi l’amore lo fa per noiaChi se lo sceglie per professioneBocca di rosa né l’uno né l’altroLei lo faceva per passione

Ma la passione spesso conduceA soddisfare le proprie voglieSenza indagare se il concupitoHa il cuore libero oppure ha moglie

E fu così che da un giorno all’altroBocca di rosa si tirò addossoL’ira funesta delle cagnetteA cui aveva sottratto l’osso

Ma le comari d’un paesinoNon brillano certo in iniziativaLe contromisure fino a quel puntoSi limitavano all’invettiva

Si sa che la gente dà buoni consigliSentendosi come Gesù nel tempioSi sa che la gente dà buoni consigliSe non può più dare cattivo esempio

Così una vecchia mai stata moglieSenza mai figli, senza più voglieSi prese la briga e di certo il gustoDi dare a tutte il consiglio giusto

E rivolgendosi alle cornuteLe apostrofò con parole argute“Il furto d’amore sarà punito”Disse “dall’ordine costituito”

E quelle andarono dal commissarioE dissero senza parafrasare“Quella schifosa ha già troppi clientiPiù di un consorzio alimentare”

Ed arrivarono quattro gendarmi
Con i pennacchi, con i pennacchiEd arrivarono quattro gendarmiCon i pennacchi e con le armi

Spesso gli sbirri e i carabinieri
Al proprio dovere vengono menoMa non quando sono in alta uniformeE l’accompagnarono al primo treno

Alla stazione c’erano tuttiDal commissario al sacrestanoAlla stazione c’erano tuttiCon gli occhi rossi e il cappello in mano

A salutare chi per un pocoSenza pretese, senza preteseA salutare chi per un pocoPortò l’amore nel paese

C’era un cartello gialloCon una scritta neraDiceva “addio bocca di rosaCon te se ne parte la primavera”

Ma una notizia un po’ originaleNon ha bisogno di alcun giornaleCome una freccia dall’arco scoccaVola veloce di bocca in bocca

E alla stazione successivaMolta più gente di quando partivaChi mandò un bacio, chi gettò un fioreChi si prenota per due ore

Persino il parroco che non disprezzaFra un miserere e un’estrema unzioneIl bene effimero della bellezzaLa vuole accanto in processione

E con la Vergine in prima filaE bocca di rosa poco lontanoSi porta a spasso per il paeseL’amore sacro e l’amor profano

sito internet
http://www.fabriziodeandre.it/
foto d'apertura: fondazione fabrizio de andré onlus