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“Fratelli d’Italia”… Testo e significato dell’Inno di Mameli

6 Agosto 2021
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Europei di calcio e medaglie d’oro alle finali olimpiche.

In entrambi i casi quando sul gradino più alto del podio salgono gli italiani partono le note dell’Inno di Mameli (l’Inno d’Italia). Per non parlare del lockdown di marzo 2020, quando quelle stesse note sono risuonate dai balconi di tutta Italia, o quasi. 

L’inno più amato al mondo

Musica che spopola sui social e che è risultata tra le più amate nel mondo. Merito anche, e soprattutto, del modo in cui gli Azzurri del calcio hanno intonato l’Inno all’inizio di ogni partita degli Europei. Ancor di più dopo oltre un anno di stadi svuotati dai tifosi. I supporter tornati a fare il tifo per la loro nazionale hanno reso ancora più speciale il momento dell’inno. 

Da provvisorio a definitivo dopo 71 anni

Mai una cosa provvisoria è entrata a far parte del patrimonio italiano. Già perché il “canto degli Italiani” venne introdotto in modalità “provvisoria” il 12 ottobre del 1946 dal Consiglio dei Ministri guidato da Alcide De Gasperi. Decisione che poi è divenuta definitiva solo nel 2017.

Pareri contrastanti sull’Inno d’Italia

Orecchiabile lo è, senza dubbio, il nostro Inno nazionale. Sul testo i pareri sono contrastanti: di sicuro gli arcaismi abbondano. Chi lo ama sostiene che tocchi le corde più profonde del sentimento patriottico, chi non lo apprezza ritiene che sia un agglomerato di retorica e luoghi comuni.

Ci permettiamo di dire che, comunque la si pensi, non vorremmo che quel “Fratelli d’Italia” dell’incipit diventi un pretesto per boicottarlo in nome della par condicio. O, peggio ancora, che lo si ritenga sessista perché le “sorelle” non vengono mai menzionate. A onor del vero va detto che nella sua versione originaria il testo recitava “Evviva l’Italia” e che solo in seguito venne modificato per questioni di musicalità.

E sempre nella prima versione, poi rivista dallo stesso Mameli, il riferimento alle donne c’era, eccome se c’era: “Tessete o fanciulle / bandiere e coccarde / fan l’alme gagliarde / l’invito d’amor”. 

Storia e significato dell’Inno di Mameli

Ma andiamo con ordine e vediamone la storia e il significato. Goffredo Mameli compose Fratelli d’Italia nell’agosto del 1847, e l’intento era quello di invitare a una resurrezione morale dell’Italia. Venne musicato da Michele Novaro e venne suonato per la prima volta ufficialmente nel marzo 1848 con l’insurrezione di Milano.

Nel testo, che più o meno è noto a tutti, specialmente nella sua prima strofa, dove vengono evocati l’elmo di Scipio, la chioma, la schiava di Roma e la coorte. Tutti richiami all’impero Romano e alla sua supremazia sul resto del mondo. Sullo sfondo il desiderio di liberarsi dall’oppressore straniero e di formare un unico popolo unito dalla stessa bandiera. 

Siamo pronti alla morte?

La domanda, però, sorge spontanea: siamo sicuri di essere davvero “pronti alla morte”? Qualcuno ebbe l’ingegno di modificare le parole con “siamo pronti alla vita”: correva l’anno 2015 e l’occasione fu l’Expo. A cantare queste parole fu un coro di bambini. E si sa, ai bambini si perdona (quasi) tutto. 

Il testo dell’Inno di Mameli (Inno d’Italia)

Fratelli d’Italia,
L’Italia s’è desta;
Dell’elmo di Scipio
S’è cinta la testa.
Dov’è la Vittoria?
Le porga la chioma;
Ché schiava di Roma
Iddio la creò.

Stringiamci a coorte!
Siam pronti alla morte;
L’Italia chiamò.

Noi siamo da secoli
Calpesti, derisi,
Perché non siam popolo,
Perché siam divisi.
Raccolgaci un’unica
Bandiera, una speme;
Di fonderci insieme
Già l’ora suonò.

Stringiamci a coorte!
Siam pronti alla morte;
L’Italia chiamò.

Uniamoci, amiamoci;
L’unione e l’amore
Rivelano ai popoli
Le vie del Signore.
Giuriamo far libero
Il suolo natio:
Uniti, per Dio,
Chi vincer ci può?

Stringiamci a coorte!
Siam pronti alla morte;
L’Italia chiamò.

Dall’Alpe a Sicilia,
Dovunque è Legnano;
Ogn’uom di Ferruccio
Ha il core e la mano;
I bimbi d’Italia
Si chiaman Balilla;
Il suon d’ogni squilla
I Vespri suonò.

Stringiamci a coorte!
Siam pronti alla morte;
L’Italia chiamò.

Son giunchi che piegano
Le spade vendute;
Già l’Aquila d’Austria
Le penne ha perdute.
Il sangue d’Italia
E il sangue Polacco
Bevé col Cosacco,
Ma il cor le bruciò.

Stringiamci a coorte!
Siam pronti alla morte;
L’Italia chiamò.

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