La reunion degli Oasis. Il solito effetto nostaglia?

28 Agosto 2024
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Adesso è proprio ufficiale: la reunion degli Oasis s’ha da fare. A fine agosto in vendita i biglietti delle loro date nel Regno Unito e in Irlanda. Ne varrà la pena?

“The guns have fallen silent.
The stars have aligned.
The great wait is over.
Come see.
It will not be televised.”

Così i fratelli Liam e Noel Gallagher hanno annunciato sul web il ritorno degli Oasis, band millennial se ce n’è una, che tra luglio ed agosto del 2025 terranno 14 concerti del loro tour; biglietti in vendita dalle 8 di mattina sabato 31 agosto. Sarà una delle poche volte che il termine sold out avrà davvero un senso, ma c’è un ma. Anzi, più d’uno.

I Gallagher ce la faranno?

I Gallagher ce la faranno? Ce la farammo ad arrivare alle prove, al tour, a portare a termine tutte le date? Sappiamo che nel 2009 la loro tournée si interruppe bruscamente durante le prove della data di Parigi: se si siano riappacificati o se il tour è frutto del sapiente lavoro di avvocati, discografici, manager e promoter non è ancora dato sapere. Fin troppo facile penare che la reunion – come tutte le reunion – avvenga quasi esclusivamente per un motivo: i soldi. Stime piuttosto attendibili segnalano che questo tour potrebbe rendere almeno 250/300 milioni di sterline, se poi sarà affiancato da merchandising, ristampe degli album già usciti, dischi inediti e l’immancabile docuserie su Netflix le cifre potrebbero anche raddoppiarsi se non triplicarsi. Sempre che i fratelli arrivino in fondo e non sfascino tutto quanto quando si ritroveranno per le prove.

 

 

Precedenti poco incoraggianti

Le reunion non hanno mai avuto alcunché di romantico e tanti sono i precedenti poco incoraggianti, uno su tutti quello dei Pink Floyd per il Live 8 nel 2005, così come è doveroso registrare – soprattutto nel rock – che siano ancora gli over 70 o giù di lì a farla da padroni. Se le band fanno le reunion per soldi, i loro fan le seguono messianicamente per andare alla ricerca del tempo perduto, per sentirsi almeno per una sera ancora giovani, facendosi cullare dall’effetto nostalgia e auto-convincersi che si stava meglio dieci, venti, trent’anni addietro. Le stesse motivazioni che spingono tanti dj ad organizzare le cosiddette serate remember. In realtà non si stava necessariamente meglio: avevamo dieci, vent’anni, trent’anni di meno: è il tempo che passa e non torna più che ci manca. Tutto qua.

 

 

Ben lieti di essere smentiti

Starà agli Oasis smentirci, ricreando l’atmosfera e la magia dei concerti di Knewborth e farci vedere e sentire che hanno qualcosa da raccontare, magari innovando e rinfrescando il concetto ed il significato di Brit Pop, al quale seppero indicare una vera e propria terza via come Tony Blair avrebbe fatto sempre in quegli anni in politica. C’è un Wonderwall da abbattere e da superare, più che da ricostruire.

foto d’apertura: crediti di Simon Emmett

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