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Lorenzo De Blanck, quando il dj è un millennial doc. L’intervista

19 Febbraio 2022
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«Poche cose ma incastrate bene, questo è il segreto: non è semplice».

Dagli esordi allo Zecchino d’Oro alle console di Ibiza: il dj e producer ferrarese Lorenzo De Blanck (classe 1983) è un millennial doc, un collezionista e un amante dei dischi in vinile, un artista da sempre attento alle evoluzioni e alle tendenze della musica elettronica. Lo abbiamo intervistato.

Un dj millennial come te come si è formato musicalmente?

Da piccolissimo cantavo in un coro della mia città, ero il più piccolo, la mascotte. Ho un ricordo bellissimo di quel periodo, a parte quando ci hanno invitato a cantare allo Zecchino d’Oro in diretta su Rai Uno: è stato un trauma scoprire che Topo Gigio era un pupazzo con un signore anziano dietro le quinte che gli dava la voce! Crescendo ho iniziato a suonare la chitarra; a casa mia si ascoltava di tutto, grazie a mio fratello maggiore che aveva la discografia completa di David Bowie, Beatles, Bob Marley, Led Zeppelin, Metallica. Così come i miei genitori avevano i vinili di Mina, Battiato, Pooh. Io impazzivo per “Notti Magiche”, la colonna sonora dei Mondiali di Calcio del 1990: ho il 45 giri ancora gelosamente custodito nel mio studio.

 

Come ti sei avvicinato alla musica elettronica, al djing, alle produzioni?

Già da piccolissimo mi piaceva selezionare la musica ai compleanni dei miei amici, chiedevo a tutti di portare i cd migliori che avevano in casa e mettevo le canzoni una dopo l’altra utilizzando due stereo. La prima volta che sono entrato in discoteca era una domenica pomeriggio, i locali aprivano al pomeriggio per i ragazzi più giovani, all’epoca avevo 15 anni: sono rimasto folgorato dalla figura del dj, una persona che decideva quale musica fare ballare alle centinaia di persone che aveva davanti, fantastico! Questo è quello che voglio fare nella vita, ho subito pensato. Ho fatto il portapizze per un anno per comprarmi i giradischi e dopo pochi mesi ho incominciato a suonare alle feste d’istituto della mia scuola, il Liceo Scientifico di Ferrara. Le produzioni sono arrivate dopo molto tempo, in un periodo in cui non ero soddisfatto al 100% dei dischi che trovavo in negozio: ho sentito l’esigenza di produrre cose mie e ho incominciato a studiare Logic Pro.

 

Le tue prime esperienze in discoteca sono state a Ferrara, la tua città natale dove hai molti progetti in essere.

Ho incominciato a fare il dj nelle domeniche pomeriggio, e poco dopo, il locale dove suonavo mi ha ingaggiato per suonare anche tutti i sabati sera. Poi ho suonato in tutti i club della mia città e sono stato resident in diversi locali della mia zona: La Rocca, Madame Butterly, Giardini Sonori (ex Gatto e La Volpe), Sinatra, Barracuda, Topkapi… Da diversi anni ho il mio party chiamato “Simple”: siamo una grande squadra, è un party incredibile, bisogna venirci per capire l’energia che si crea lì dentro! Al Simple ho condiviso la consolle con Patrick Topping, Richy Ahmed, Radio Slave, Darius Syrossian, Cuartero, Hector Couto e molti altri top dj.

 

Quando hai capito che avresti fatto di una passione una professione? Quando hai capito che avevi svoltato?

È stato tutto molto naturale e graduale. Suonavo e i locali mi richiamavano, ma probabilmente il momento in cui ho capito che non era più soltanto un hobby è stato quando ho aperto la partita Iva per potere svolgere la mia professione. Quello è stato il passaggio in cui ho capito che era una cosa seria. Ma non l’ho mai visto come un lavoro, è sempre una grande passione. Faccio il mestiere più bello del mondo: mentre suono succede qualcosa di magico, il dj-set è un’opera d’arte, ogni serata è un’opera a sé.

 

Nel 2017 sei stato vincitore italiano della BURN Residency, competizione che lanciava i nuovi talenti mondali della console.

BURN Residency è stata una delle esperienze più interessanti della mia carriera. Un concorso per dj a livello mondiale, dove, in ogni tappa, chi vinceva andava avanti e passava allo step successivo. In Italia si erano canditati in 5.000 e alla finale siamo arrivati in 5. Ho vinto la finale a Torino e sono volato a Ibiza dove mi sono confrontato con vincitori di tutti gli altri stati del mondo. Ognuno da un paese diverso, è stato un momento fantastico di condivisione. Nelle competizioni suonavamo davanti ai giudici, personaggi del livello di Pete Tong, Seth Troxler e Loco Dice. Stavamo con loro tutto il giorno, ci raccontavano le loro storie e ci davano consigli e insegnamenti per la nostra carriera. Carl Cox e Luciano erano i giudici dell’ultima gara: mi hanno scelto per mandarmi in finale. Ho vissuto l’ultimo mese della competizione in una mega villa nel quartiere più figo di Ibiza, tutto grazie a BURN. Il concorso è durato un’estate intera e durante questo periodo siamo volati a Ginevra a casa di Luciano e siamo stati nel suo studio un giorno intero. Ho suonato al Privilege, al Sankeys e all’International Music Summit.

 

Dopo sono arrivate ospitate nei migliori club e nei migliori festival, per tacere delle release discografiche. Scegli tre momenti/ricordi ai quali sei particolarmente legato.

Il Kappa Futur Festival e Movement di Torino, la Piramide del Cocoricò dove ho suonato alcune volte e l’energia che si promana è magica; Istanbul, una delle città più belle che ho mai visto, ho avuto il piacere di suonarci due volte. Per quanto riguarda le produzioni, le mie tracce sono uscite su Hottrax, Moon Harbour, Saved, Elrow music, tutte grandi soddisfazioni, mai quanto ho sentito suonare una mia produzione in Essential Selection, il programma di culto di Pete Tong su BBC Radio One.

 

Ibiza sarà sempre una delle capitali mondiali del clubbing? 

I migliori dj del mondo hanno il loro party a Ibiza, la vetrina sul mondo del clubbing: chi ha il suo party a Ibiza è arrivato sul podio. Ibiza è da sempre l’isola dei dj e dei clubber. Anche se cambiano le mode, i protagonisti e le tipologie di pubblico, l’isola manterrà sempre il suo primato e il suo fascino unico al mondo. Le spiagge sono fantastiche, ci sono ristoranti e hotel pazzeschi e appena si mette il piede giù dall’aereo si è pervasi da un’energia positiva che non può lasciare indifferente; penso davvero che Ibiza abbia qualcosa di magico.

 

Che cosa deve avere una traccia house o techno per conquistarti?

Deve avere pochi elementi ma con un’idea ben precisa e deve suonare da paura! Poche cose ma incastrate bene, questo è il segreto: non è semplice. Quando si produce è sempre difficile capire quali elementi siano superflui e da eliminare, ma credo che sia la ricetta giusta per arrivare a concretizzare.

 

Il tuo rapporto con i social network?

Poter comunicare in tempo reale con chi ti segue e chi supporta il tuo lavoro è un’opportunità incredibile. Era impensabile fino a qualche anno fa. Il mondo della comunicazione si è completamente ribaltato, secondo me in maniera positiva. Prima si poteva raggiungere visibilità soltanto tramite i canali tradizionali e con costi elevati; ora è possibile creare la propria community partendo dal basso. Chi merita ora ha più possibilità di emergere.

Pagina Facebook di Lorenzo De Blanck

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