Nevermind dei Nirvana: album decisivo per i millennial come pochi

18 Novembre 2021
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Può un album cambiare la storia della musica e a trent’anni di distanza essere ancora così decisivo per i millennial e altre generazioni, precedenti e successive? A “Nevermind” dei Nirvana è successo tutto questo. E tanto altro.

“Nevermind” uscì martedì 24 settembre 1991: per i Nirvana si trattava del loro secondo album, con il batterista Dave Grohl che per la prima volta affiancava Kurt Cobain e Krist Novoselic.

Un album che rappresentò la tempesta perfetta, che scosse dalle fondamenta la discografia mondiale, portò il grunge e la musica indie a diventare suo malgrado mainstream e spostò il rock verso nuove frontiere, alle quali non tutti si fecero trovare abili e arruolabili.

Un album che si inseriva in un’epoca nella quale la globalizzazione iniziava ad essere allo stesso tempo inarrestabile e contestatissima: il libro-manifesto “No Logo” di Naomi Klein sarebbe arrivato soltanto nel 2000, forse più per cristallizzare quello che sarebbe potuto e dovuto essere e che invece non fu mai. È ancora troppo presto per scrivere se fu una fortuna oppure no.

I 30 anni di “Nevermind” dei Nirvana

Per celebrare al meglio i primi trent’anni dell’album dei Nirvana, da venerdì 12 novembre 2021 Geffen/UMe – Universal Music Enterprises – la divisione che gestisce il catalogo della major Universal – ne ha messo sul mercato diverse stampe multiformato, per un totale di 94 tracce audio e video (70 delle quali inedite), il tutto impreziosito da una rimasterizzazione in alta risoluzione che ha messo mano come non mai ai nastri analogici originali.

Presenti nella Super Deluxe Edition anche quattro live completi, registrati ad Amsterdam, Del Mar (California), Melbourne e Tokio, disponibili sia in cd che in vinile. Natale si avvicina, questa raccolta da mettere sotto l’albero non è una cattiva idea.

Il meglio poteva ancora venire

Di che legacy è possibile parlare in merito ai Nirvana e “Nevermind”? Dell’eredità musicale si è già scritto e riscritto, del lascito alle generazioni idem: non si trattò soltanto di un ottimo album, ma divenne in fretta un punto di riferimento per chi voleva cercare una sorta di terza via esistenziale rispetto a quelle già sedimentate.

Non era più una questione di destra e sinistra, di liberismo contro statalismo: non fu un caso che proprio negli anni novanta il concetto di terza via fu portato al suo apice dai suoi massimi sostenitori, il premier Britannico Tony Blair e il presidente degli Stati Uniti Bill Clinton.

La morte di Kurt Cobain

Davvero si visse una fase nella quale si poteva sperare ancora di poter cambiare il mondo, anche se in molti avevano già smesso di credere in un futuro migliore. Primo tra tutti Kurt Cobain, che la mattina dell’8 aprile 1994 fu trovato morto nel garage della sua abitazione sul lago Washington. Il meglio sarebbe ancora potuto venire, invece non restava che un grande avvenire dietro le spalle. Con il dubbio eterno che accompagna da sempre ognuno di noi: meglio bruciarsi o spegnersi lentamente?

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