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Il video di Once celebra i due re anarchici dell’infanzia Millennial

3 Febbraio 2020
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È stato un weekend con Spotify sempre in rotazione per molti millennial. La causa? Liam Gallagher.

Prima se ne è uscito con un videoclip che ha come protagonista Eric Cantona.

Poi con un disco acustico a sorpresa.

Partiamo dal video. Si tratta di Once, il pezzo più lennoniano che Liam abbia mai cantato. Anche la location ricorda quella del video di Imagine e niente è lasciato al caso.

John Lennon voleva essere Elvis Presley, per questo ha iniziato a suonare. La storia è raccontata in modo magnifico in Boy, un film di qualche anno fa. Ecco cosa è il rock and roll: onorare i propri miti. Secondo questo assioma Liam Gallagher ha sempre voluto essere John Lennon.

Ha chiamato Lennon suo figlio, ha portato i capelli e gli occhiali come lui, all’apice del successo con gli Oasis durante ogni live si esibiva su un pezzo strumentale inscenando genuflessioni e preghiere di fronte a una gigantografia del Beatle proiettata sul megaschermo.

Il videoclip di Once è un mezzo capolavoro di inglesitudine. In una villa-castello nebbiosa e spoglia, Liam in versione chaffeur fa da servo a un re melanconico e possente interpretato da Cantona. La simbologia ci ricorda che Liam Gallagher non farebbe da servo nemmeno agli dei del cielo ma si vuole inchinare di fronte a un’icona. Come dice Zlatan quando posa su Instagram con Berlusconi: a boss recognizes another boss. Cantona è IL calcio quanto Liam è IL rock and roll. Cantona che a venticinque anni di distanza rivendica il colpo in faccia al tifoso come momento più alto della sua carriera, alla faccia di chi chiede sempre scusa per paura dei giudizi degli altri, della social reputation. E per questo la gente lo ama, così come ama Liam. Stessi atti sgangherati del calciatore, stessi sfondoni, stessa faccia di culo. Lo abbiamo già scritto in questa sede ma lo ribadiamo: gli Oasis sono stati l’unico esempio di anarchia per la nostra generazione. Nell’era del politically correct ci hanno insegnato a mandare affanculo, a camminare spavaldi, a urlare a squarciagola che vogliamo vivere per sempre.

Once: il disco

Si tratta di un mezzo unplugged, una serie di registrazioni semplici, pulite, voce e chitarra senza troppi fronzoli che è la formula limite e preferita di Liam. Qui tutto è singolare, dalla scelta dei pezzi all’esecuzione.

Si parte con Cast no shadow, scritta da Noel Gallagher per Richard Aschroft dei Verve. Un pezzo che i fratelli cantavano in due ma che suona meglio senza la vocina petulante di Noel. La storia di quel pezzo è bellissima. Siamo in America, nel primo tour americano della band.

Ci sono già i prodromi di quello che sarà il futuro. Alcol, cocaina e scazzi epici. Dopo una semi rissa Noel manda affanculo la band e sparisce. Per una settimana nessuno sa dove sia. Si teme il peggio, sembra davvero finita. Lo rintracciano in un alberghetto sgarrupato grazie a una ragazza con cui alleviava le sue pene.

Tornato dalla band Noel sale sul tour bus e imbraccia la chitarra acustica. C’è tutta la band. Bonehead, Guigsy, Liam. Noel suona praticamente tutto What’s the story morning glory? per due volte di fila. Nessuno commenta, Bonehead piange su Champagne Supernova. Cast no shadow è il pezzo che uscirà su disco nella versione più simile all’esecuzione sul bus.

Nonostante Liam ami i pezzi urlati in questo unplugged sceglie persino Stand by me, il singolo più mieloso e criticato persino dai fan degli Oasis e gli dà una nuova verve. Poi ci piazza Sad Song, una b-side di Definitely Maybe che prima cantava Noel. E chiaramente la canta meglio. Ecco l’assioma Oasis. Noel può scrivere anche i pezzi più belli del mondo, ma solo la voce di Liam li rende quello che sono.

I critici hanno già spezzato Acoustic Session come un disco nostalgico e poco innovativo. Roba da critici. La musica non deve solo innovare. La musica deve far fischiettare la gente sotto la doccia o renderla felice. Quindi vince Liam Gallagher dieci a zero sempre.

La poesia è lui che canta Cast no shadow e dice: Here’s a thought for every man who tries to understand (Ecco un pensiero per ogni uomo che cerca di capire)/ What is in his hands, What is in his hands? (Cosa ha nelle sue mani cos’ha nelle sue mani)/ He walks along the open road of love and life (Percorre l’ampia strada dell’amore e della vita)/ Survivin’ if he can, Survivin’ if he can (Al limite sopravvivendo se ci riesce)/ Bound with all the weight of all the words he tried to say (Legato al peso di tutte le parole che ha provato a dire)/ Chained to all the places that he never wished to stay (incatenato a tutti i posti in cui non è mai voluto stare).  Sbam!

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