Ci vediamo a Rio, Ari O. Luca Carboni spiegato a chi non è della generazioneX

25 Ottobre 2024
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Luca Carboni, la Bologna degli anni 80 e 90, le emozioni rannicchiate nei pensieri di un cantautore timido quanto la sua generazione. Una mostra retro emotiva da non perdere

Quarant’anni di creatività libera e intensa raccontata attraverso le opere che hanno
accompagnato quattro decenni di una carriera musicale di successo. Rio Ari O è la mostra  con cui Luca Carboni celebrerà la sua intensa attività: è infatti del 1984 l’album d’esordio canoro e autorale uscito sotto il titolo di Intanto Dustin Hoffman non sbaglia un film.

Curata da Luca Beatrice, critico e curatore d’arte contemporanea, l’esposizione (ideata e prodotta da Elastica in collaborazione con il Settore Musei Civici Bologna | Museo internazionale e biblioteca della musica) celebra la sinergia tra musica e arte visiva, mostrando un percorso creativo inedito e parallelo, ma spesso intrecciato a quello
musicale, dato che molti album di Carboni si sono accompagnati ad una produzione fatta di disegni, schizzi e dipinti che raccontano il processo creativo dietro ogni brano, concerto o tour.

L’appuntamento è dal 22 novembre 2024 al Museo internazionale e biblioteca della musica di Bologna, per concludersi il 9 febbraio 2025. L’iniziativa ha il sostegno della Regione Emilia-Romagna e il patrocinio del Comune di Bologna

LA MOSTRA
In quattro stanze più In quattro stanze più una wunderkammer di ingresso, Bologna Città Creativa della Musica UNESCO, festeggia così uno dei suoi artisti più rappresentativi e poliedrici rispetto ai linguaggi con cui ha espresso la propria poetica.
«In quarant’anni di carriera, dice Luca Beatrice, Luca Carboni ha pubblicato dodici album in studio, un live e diverse raccolte. Ma nel frattempo ha coltivato altro, magari in solitudine o appartato: ha disegnato, dipinto, realizzato opere installative, raccolto immagini, perché nel suo percorso arte e musica sono andate insieme, l’una ispirava l’altra, l’una aiutava l’altra».

Una parte nascosta, un percorso parallelo intimo e personale, sperimentale, quasi mai raccontata se non in alcuni rari momenti in cui Luca ha utilizzato disegni per copertine di album, immagini per proiezioni in alcuni tour e una raccolta di schizzi nel libro Autoritratto del 2004. Una parte che, come le canzoni, ha dentro, in modo profondo, la sua città, Bologna, le piazze, le strade, le chiese, figure femminili ispirate alle forme e alle linee dei portici.

Sono oltre una cinquantina le opere pittoriche esposte, tutte realizzate a partire dalla metà degli anni 80. «Nella pittura», dice Carboni, «mi ispirano le donne, i colori piatti delle bandiere, i cartelli stradali, i portici e le chiese. Nella produzione di solito mi piace mescolare la tempera, i colori acrilici, le bombolette spray per la pittura di strada, il tutto applicato sempre su diversi tipi di supporto, a volte la tela classica ma anche legni di recupero, compensati vari e altri materiali come il ferro, il cartone, la carta da pacchi e da regalo».

L’intento insomma è quello di raccontare la storia nascosta, più che la dimensione pubblica dell’autore di Mare, mare e di tanti altri successi. La mostra è una sorta di dietro le quinte dove i block notes, gli
appunti, i disegni e i quadri sono stati un percorso parallelo ma non disgiunto con i successi musicali.

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