Respira Yoga. Quello che la musica può fare

25 Gennaio 2022
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Yoga, musica e mente libera.

“Una musica può fare” cantava Max Gazzè al Festival di Sanremo del 1999; io avevo nove anni e già allora amavo la musica. Dopo 23 anni e con Sanremo 2022 alle porte posso condividere con consapevolezza molte delle meraviglie che una musica, qualsiasi musica, può fare. E creare.

«Sono seduta a gambe incrociate in Sukhasana, la cosiddetta posizione facile. Chiudo gli occhi per provare a capire che sta accadendo dentro di me. Osservo il respiro: superficiale, toracico, irregolare. Allineo le spalle con il bacino, schiena dritta; abbasso il mento e rilasso la mandibola».

 Yoga e musica per liberare la mente

“Oh, mia Nazaré”: oggi inizierei così un poema se fossi un poeta greco. Mi sono svegliata e tutto ha iniziato ad andare veloce, non fuori ma dentro di me. I pensieri a volte sono così rapidi che si ammassano uno sopra l’altro creando montagne di parole. Sconnesse, connesse; mica si capisce più niente! La mia mente si trasforma nella mia Nazaré: ci sono onde spaventose, altissime.

«Comincio con un paio di cicli di respirazione yogica completa: inspiro uno, rilasso l’addome; due, i polmoni si riempiono; tre, la parte alta del torace si espande. Espiro uno, le clavicole si abbassano; due, le costole si muovono verso l’interno; tre, la pancia si svuota».

È difficile da notare ma le onde di parole che sovrastano il corpo, lo cambiano allo stesso tempo: i muscoli sono contratti, le spalle sono rigide e bloccate verso l’alto, la bocca dello stomaco si chiude.

Cosa sono i mantra?

«Espiro completamente e faccio un’inalazione profonda. “Jay, jay, shiva shamboo”: distruggere la confusione della mente. Il suono inizialmente è flebile; è per me, per nessun altro».

Oltre un anno fa ho iniziato a prendere lezioni di canto sperimentandone i benefici, e da lì ho iniziato a comprendere il legame tra la musica e lo yoga. Ad esempio il suono OM, che mi ha da sempre rilassato a inizio lezione, è un mantra: una meditazione in cui siamo noi a generare energia, onde sonore per la precisione. L’etimologia della parola viene dal sanscrito (una la più antica tra le lingue ufficiali indiane), ed è composta dalla radice “man” (mente) e il suffisso “tra” (che libera).

Cosa può fare il canto?

«”Jay, jay, shiva shamboo” – “Jay, jay, shiva shamboo”. Le parole nella testa iniziano a rallentare, mi lascio trasportare dalla musica e non mi preoccupo più della voce, canto e basta. La separazione si trasforma in unione con tutto ciò che mi circonda: la natura, le persone».

Cantare è un atto di amore verso noi stessi, un massaggio interno al nostro corpo che effettuiamo grazie alle vibrazioni che emettiamo. I benefici sono numerosi: gli organi interni e i muscoli si rilassano, stimoliamo il nervo vago che riduce l’infiammazione e la depressione, ci predisponiamo a donare e liberiamo la mente.

Movimento centripeto dei pensieri? Movimento centrifugo delle emozioni! Quando tutto dentro si contrae, canta. Libera la mente e inizia a dialogare con l’universo.

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