Sakamoto, il samurai gentile della musica
Malato da tempo, il musicista, compositore ed attore giapponese Ryūichi Sakamoto è morto all’età di 71 anni: la notizia è stava rivelata dal suo entourage domenica 2 aprile 2023, pochi giorni dopo il suo decesso. Con Sakamoto se va una delle personalità musicali più rilevanti degli ultimi decenni.
L’eroe di due mondi musicali
Ryūichi Sakamoto è stato il samurai gentile della musica, il pioniere assoluto della contaminazione tra le sonorità etniche giapponesi ed orientali e quelle elettroniche europee. Studente all’Università della Arti di Tokio, si diplomò in composizione per poi appassionarsi e dedicarsi alla musica elettronica. Nel 1978 divenne membro della Yellow Magic Orchestra, da considerarsi a tutti gli effetti la risposta nipponica ai Krafwerk. Ergo la YMO fu davvero fondamentale nel porre le basi della nascita della musica elettronica, che poi sarebbe stata declinata in varie modalità, techno e house in particolare. Uno status riconosciuto a Sakamoto da ogni guru dell’elettronica, che in queste ore non stanno facendo mancare di esternare il proprio cordoglio sui social, Jean-Michel Jarre in primis; persino l’hip hop deve parecchio al genio giapponese, come più volte sottolineato da Afrika Bambaataa, a sua volta istituzione assoluta in materia.
Le colonne sonore
Vincitore di Grammy e Oscar, Sakamoto ha raggiunto fama planetaria grazie soprattutto alle sue colonne sonore: nel 1983 firmò insieme a David Sylvian Furyo, Merry Christmas Mr.Lawrence, dove recitò insieme a David Bowie, nel 1987 si aggiudicò appunto l’Oscar per la colonna sonora de L’Ultimo Imperatore. Seguirono poi quelle per Il tè nel deserto e Tacchi a Spillo e anche l’orchestrazione della cerimonia d’apertura dei Giochi Olimpici del 1992. Il suo è un repertorio eclettico e globale formato da più 150 titoli, il suo approccio alla musica era quello tipico dei grandissimi: tanta curiosità, nessun pregiudizio, tendenza alla sperimentazione, mai però fine a sé stessa. Lo stesso approccio maieutico di Franco Battiato, capace di spingersi ben oltre la mera dimensione delle sette note.
Ars longa, vita brevis
La vita è breve, l’arte è lunga: l’aforisma ascritto ad Ippocrate era uno dei preferiti di Sakamoto; con questa massima il suo entourage ha voluto comunicare al mondo intero la sua morte. La caducità delle cose terrene è nulla rispetto all’eternità che può spettare a chi sappia lasciare un lascito artistico che si tramandi ai posteri, soprattutto in un’era come quella attuale dove una canzone – Sanremo docet – dura come la memoria di un pesce rosso, giusto pochi istanti. Sakamoto lascia un’eredità unica, perché era sempre capace di cercare qualcosa di nuovo, qualcosa di sconosciuto, con una dedizione ed un rigore allo stesso tempo scientifici, filosofici, persino religiosi.
“I shouldn’t know what I’m making, or what it will be”
(Ryūichi Sakamoto)