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La serata delle cover basterà per salvare Sanremo?

10 Febbraio 2024
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La penultima serata del Festival della Canzone Italiana è dedicata alle cover ed ai duetti. Più greatest hits che cover. Un po’ troppo comodo.

La serata di venerdì del Festival di Sanremo è iniziata con Sangiovanni e Aitana ed il medley di “Farfalle” e “Mariposas” ed è terminata con Renga e Nek con un medley delle loro hit. Le cover sono un’altra cosa, dovrebbero rappresentare un’opportunità per un artista di cimentarsi in un terreno non proprio, un omaggio a canzoni che fanno parte della storia della musica, non il rifugiarsi nella comfort zone dei propri successi, ammesso si possano definire tali.

Un festival all’insegna del dentro tutti

Del resto questo è stato più che mai il Sanremo del “dentro tutti”, un minestrone dove si è voluto ficcare dentro una miriade di inutili e fastidiosi ingredienti: passi la promozione sistematica delle fiction Rai, ma sarebbe anche il caso di dire basta ai messaggi all’insegna del politicamente corretto pronunciati da personaggi improbabili (Dargen D’Amico, pure recidivo) basta con l’invitare i campioni sportivi costretti a loro volta a dire banalità sconcertanti o a fare gaffes (Federica Brignone). Giusto i trattori sul palco dell’Ariston sono mancati, ma non ci saremmo stupiti se si fossero palesati dentro o fuori il teatro Sanremese Amadeus è bravo, bravissimo a tenere insieme tutta questo circo, non sbaglia una sillaba, ha un senso del ritmo eccellente, la freddezza di una medaglia d’oro olimpica di tiro al piattello. Per fortuna venerdì sera ogni tanto poteva rifiatare affiancato da Lorella Cuccarini, che sa sempre rendere onore al concetto di show-girl, e lo fa da quasi quarant’anni.

A Sanremo sarebbe anche e soprattutto ora di dire basta  ai siparietti di Fiorello – a proposito di comfort zone – non tanto e non soltanto per l’indegna pagliacciata con John Travolta, quanto piuttosto per il fatto che per difenderlo lo si sia paragonato a Jimmy Fallon, il re dei conduttori statunitensi. Come aver bestemmiato in chiesa. In Italia non abbiamo mai avuto e non avremo mai un Letterman, un Fallon, un Gervais: abbiamo Fabio Fazio, Alessandro Cattelan, Fiorello. Negli Stati Uniti l’entertainment è una cosa molto seria, non ha come riferimento il manuale dei giochetti da villaggi turistici.

Bene, molto bene Annalisa

Torniamo alle cover, e a chi ha giustamente interpretato al meglio il senso di questa serata. Bene, molto bene Annalisa (nella foto d’apertura) con La Rappresentante di Lista ed il coro Artemia, che hanno proposto “Sweet Dreams (Are made of this)” degli Eurythmics: Annalisa l’ha cantata in maniera ruggente, usando tonalità ed acuti da applausi. Lo scorso anno augurammo a Marco Mengoni di vincere il Festival dopo la sua ottima esibizione nella serata delle cover: augurio che estendiamo alla cantante ligure.

Se non ci fosse stata Skin

Del resto, le cover sono sempre un’arma a doppio taglio: certe canzoni – ribadiamolo una volta per tutte – vanno lasciare riposare in pace, altre se eseguite in modalità scolastica o peggio ancora debordando possono essere letali. Senza voler infierire più di tanto, non osiamo immaginare che cosa avremmo scritto dei Santi Francesi e della loro esecuzione di “Hallelujah” di Leonardo Cohen se non ci fosse stata Skin a trascinarli di peso. Lo stesso dicansi per Paola & Chiara, che dovrebbero rivedersi sino allo sfinimento la loro esibizione insieme a Ricchi & Poveri per capire come si stia su un palco. Impeccabile ma un po’ freddo il duetto di Mannoia-Gabbani, bravo Alfa ad essere all’altezza di Roberto Vecchioni come se fosse un veterano, divertente ed autoironico Pino d’Angio con i Bnkr44 nella loro esecuzione di “Ma Quale idea”.

Gigi D’Agostino: bentornato capitano!

Quando poi è toccato a Geolier con Guè, Luchè e Gigi D’Alessio ed al medley (aridaje!) di “Strade” è stato il segnale definitivo che anche per quest’anno per la serata delle cover poteva bastare così. Anzi no: poco prima di mezzanotte è arrivato il momento di ritrovare in console il dj e produttore Gigi D’Agostino: il suo dj set è stato un autentico toccasana. Sentire e vedere che il capitano Gigi D’Ag è tornato in plancia di comando –  pardòn in console – è davvero la notizia migliore di questo festival di Sanremo.