I testi delle canzoni di Ariete sono immagine di una generazione

16 Luglio 2021
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Le canzoni di Ariete sono la richiesta di ascolto a una generazione millennial distratta. 

Fortunatamente ci sono loro, i giovani Z a ricordarci la voce dei nostri sentimenti, paure e speranze. Chi si trova in bilico tra la cultura dell’eroe e quella della fragilità a volte si sente disorientato. 

Questa è l’occasione per la generazione millennial di liberarsi dai retaggi delle ideologie passate, per appoggiare il grande cambiamento culturale di cui cantanti come Ariete si fanno portavoce.

Ariete esprime le emozioni con una tale chiarezza che è difficile non rivivere nelle sue parole. Simbolo di una generazione che sta sostituendo i giudizi con la scoperta del mondo dell’altro, con l’unica richiesta: quella di essere visti. Sfonda così Quel Bar, il suo primo singolo nel 2019. 

Vorrei proprio sapere perché non ti sposti da quel bar

So che non ci conosciamo, ma

Vorrei proprio sapere quanti libri leggi, viaggi compi

Quanti cani o sogni accesi hai

Ma non mi guardi mai (Quel bar, Ariete, 2019)

Scoprire una persona senza diventarne il riflesso

È difficile chiedersi cosa ci sia realmente dietro una persona, senza aspettative, disillusioni e pregiudizi. Ci difendiamo con la diffidenza, con il cinismo, ma dovremmo iniziare a spogliarci di questo e guardare l’altro liberi della voglia di conoscerlo. È più semplice pensare che le persone non ci vedano perché ce l’hanno con noi, è meno immediato chiedersi cos’hanno per la testa e perché non alzano lo sguardo. 

Leggere la prospettiva dell’altro non significa però esserne il riflesso. Il rischio è di inciampare in relazioni tossiche, di quelle che innescano il gioco vizioso del senso di colpa.

Tu piena di difetti

Che in realtà poi erano i miei

Io piena di paura

Paura di sbagliare

(Avrei voluto dirti, Ariete, 2020)

 

Tossiche sono quelle persone che lasciano un gran peso sullo stomaco, che giudicano, che puntano il dito, che ti fanno sentire sbagliata, che ti portano a inseguire le loro aspettative, a essere diversa, a consumarti. Questa è la partita dei perdenti, a cui nessuno dovrebbe giocare.

Più che sbagli siamo tatuaggi

Esplorare una persona significa guardarla come fosse un tatuaggio.

Come canta il brano Tatuaggi con psicologi, siamo segni di vita vissuta, non c’è un giusto o uno sbagliato, è l’esperienza che ci segna e ci modella. La società ci porta a coprire, camuffare, dissimulare, ma ora c’è chi si è attivato per cambiare le regole. 

E tutti quei tratti che finora abbiamo cercato di nascondere bussano alla porta e non possiamo più tirarci indietro.

Il coraggio di cantare la verità.

I ragazzi oggi sono in difficoltà in quegli spazi che le precedenti generazioni hanno oscurato o semplicemente accettato senza porsi sufficienti questioni. Impariamo da loro il rispetto che hanno verso loro stessi, verso ciò che provano e come si sentono. Loro non soffocano, urlano.

Ho 18 anni e non sono come gli altri

Non cerco un’università, ma cerco di calmarmi

Mai nessuno ha preso la patente

Ma nessuno ha più concluso niente (18 anni, Ariete, 2020)

 

Chi a 18 anni non cercava di calmarsi, ma quanti hanno avuto la forza di dirlo? Forse questi sono sentimenti universali, ma che si preferiva dominare seguendo i passi indicati dalla società, dalla cultura, dalla famiglia: diploma, laurea, lavoro.

Oggi non è così. I ragazzi si scambiano opinioni sui social, attraverso la voce, i video, l’arte e lo fanno senza il bisogno di essere legittimati da un’università che attesti le loro competenze in materia. Questo sguardo, completamente appiattito verso ciò che ci circonda, verso l’istituzione e l’autorità, è una rivoluzione.

Millennial all’ascolto

Ariete ha il coraggio di cantare l’amore verso chi sente di volerlo fare e anche durante i suoi concerti non ha paura di esporsi su una delle questioni che più le stanno a cuore: «Voglio che le persone che mi seguano siano libere di essere chi vogliono e voglio che sappiate che qualsiasi cosa, almeno da questa parte, sarete sempre accettati».

Grazie ad Ariete per esplodere le voci di chi ha più paura, delle generazioni che sentono di averla persa, di chi ce l’ha rotta, di chi si è dimenticato di averla. Ascoltarla porta a riconnettersi con la forza dei sentimenti dell’adolescenza e scoprire che in realtà sono sempre una parte di noi, quella parte che ha voglia di gridare «per me che amo solo te» verso chi ama realmente, che prende pillole per calmarsi, che non sa relazionarsi e che aspetta un treno alla stazione senza sapere se arriverà mai. 

Millennial a noi ora il compito di accogliere queste voci, di credere in loro, di supportarle e di fare “mille guerre” per aiutarle a diventare grandi.

Foto in copertina: Instagram Ariete

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