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Vasco Rossi e suoi sosia: ritratto di un’Italia che vive di un mito

21 Novembre 2019
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Vasco Dentro è il libro fotografico del nostro collaboratore Ray Banhoff. che ritrae i sosia di Vasco Rossi. Per non essere di parte pubblichiamo una bella intervista che gli ha fatto Simone Stefanini di Rockit (che ringraziamo)

Immergersi nell’abisso dei sosia dei personaggi famosi non è proprio un viaggio di salute: può provocare come minimo straniamento, ma anche un’insana fascinazione che può portare a rimanere ammaliati più dall’imitatore che dal vip di turno.

Con Vasco Rossi non può essere così, perché è un personaggio capace di polarizzare in modo aggressivo il pubblico. In paroloni: se lo ami lo adori e ti tatui le sue frasi addosso, ogni anno vai ai suoi concerti e, anche se in cuor tuo è dai primi del 2000 che non ne azzecca una, ogni volta che esce col suo cappellino e gli occhiali tipo Matrix, il tuo cuore rischia di scoppiare. Al contrario, se non ti piace lo detesti e lo ritieni responsabile di tutte le catastrofi dell’umanità, dal riscaldamento globale agli incidenti domestici. Dunque, Vasco Rossi è un personaggio estremamente magnetico e sarebbe un paradosso se non avesse una schiera di persone che vorrebbero essere lui. 

Ray Banhoff è un fotografo e scrittore toscano (vero nome Gianluca Gliori, classe 1982) con un curriculum lungo così: Riders, City, Playboy, Rolling Stone, co.fondatore di Write and Roll Society, fotografo ufficiale di Radio 105, Virgin Radio Italia e RMC, nel 2015 ha pubblicato il suo primo libro “Banhoff street vol.1 – Fie”. Anche lui, come noi, ha ceduto al fascino nei confronti dei sosia per il suo nuovo libro dal titolo Vasco Dentro, in cui il nostro, supportato e motivato dalla sua ragazza Martina Spagnoli (editor del libro), ritrae e riporta le storie di quelli a cui la musica di Vasco ha davvero cambiato la vita.

Attenzione però, non c’è alcuna post-ironia o sensazionalismo: nel suo libro, Ray racconta la vita di una trentina di Vaschi provenienti da tutta Italia, che spesso cantano nelle tribute band e che, mentre di giorno sono ex poliziotti, disoccupati, calciatori rotti, muratori, ragionieri e bidelli, di notte cambiano pelle e prendono il loro riscatto diventando Vasco e suonando dappertutto, dai matrimoni ai palazzetti. Abbiamo fatto due parole con Ray Banhoff su questo progetto che ci sembra straordinario.

Palazzetti? In che senso?
Calcola che i musicisti di Vasco spesso suonano più con le cover band che con il vero Vasco Rossi, perché con quest’ultimo fanno al massimo 5-10 date l’anno, quindi spesso il Gallo, Cucchia, Rocchetti e gli ex come Maurizio Solieri, suonano con le band tributo che riempiono anche gli stadi della provincia. Pensa che alcuni si fanno il giro amatoriale, altri invece sono talmente organizzati da avere il truck. I Diapason, una delle istituzioni tra le tribute band di Vasco, fanno una cosa come 120 date l’anno e si portano dietro pure il Sebach, per farti capire le dimensioni del business.

ph: photo courtesy: Ray Banhoff

Quante ne sai… mi sembra di capire che la tua fascinazione nei confronti del fenomeno sia reale
È nato tutto un po’ per caso: ero in Puglia e ho visto questo tizio, un muratore alto 1.40 che parlava solo in dialetto. È bastato che si mettesse giubbotto di pelle e occhiali per trasformarsi e diventare Vasco.

La gente è impazzita e lui era felicissimo. È riuscito a canalizzare l’energia di Vasco e accanto a lui c’erano persone commosse, sul serio. Mi sono emozionato anch’io, sembrava un gigante e lì, in quel momento, ho capito la potenza di un fenomeno sul quale spesso si scherza su. L’ho fotografato e poi, dopo qualche indagine, ho scoperto che di Vaschi in Italia era pieno, quindi ho deciso di ritrarne quanti più potevo.

Mi ricordo qualche anno fa di essere rimasto ipnotizzato guardando un sito di sosia italiani di gente dello spettacolo. Alcuni erano due gocce d’acqua, altri assolutamente non somiglianti
Sono appassionanti, infatti il prossimo lavoro che farò uscire riguarda gli italiani che fanno i sosia dei personaggi stranieri. Li ho trovati tramite una signora che impersona Liz Taylor e che ha proprio un fiuto nei confronti dei sosia. Se la incontri, dopo un po’ ti dirà “Tu somigli a…”, è più forte di lei. È un vero mondo parallelo. Il mio libro parla proprio di questo: un mondo sotterraneo di persone che vivono nel mito di Vasco e che riescono a diventare lui per qualche ora di vera celebrità. Hanno i fan, i fedelissimi, la loro vita si trasforma.

photo courtesy: Ray Banhoff

Si trasfigurano come i Santi praticamente.
Alcuni sì. Ci sono quelli che sono assolutamente identici, ma ci sono anche quelli che non c’entrano nulla con il modello di riferimento. Nel libro c’è una rappresentanza di entrambi, alla fine si dividono in due filoni: quelli che vogliono essere più uguali possibile e gli altri che sono felici solo per il fatto di poter cantare Vasco per una notte.

Dunque tutti quelli che hai fotografato sono anche cantanti?
Tranne 3 o 4, cantano tutti.

Ok. Uno che decide di cantare nella cover band di Vasco impersonando il suo idolo lo capisco pure: passione, magari ci tira su due soldi, ma il sosia che non canta, che fa?
Questo è un fattore molto interessante. Ad esempio c’è un signore di 70 anni di Padova, si chiama Adelino, che esce di casa, si mette il giubbotto e il cappellino, va nei bar e le ragazze si fanno le foto con lui, poi me le manda dicendo “Vedi che vitaccia fare il sosia di Vasco?”. Va anche ai concerti, solo per farsi le foto con le tipe. Un genio. Un altro semplicemente fa il fotografo nella vita ma è identico a Vasco quindi si veste come lui perché ci gode proprio.

photo courtesy: Ray Banhoff

Sai mica se qualcuno di questi sosia ha mai incontrato il vero Vasco e cos’è successo in quel paradosso spazio-temporale?
Pensa che tutti hanno un aneddoto sull’incontro col Santo: c’è quello che mi dice che si sono trovati nella piscina di un hotel di lusso, si sono guardati da lontano e poi hanno fatto finta di niente perché si sono entrambi presi male, un altro mi ha detto che ha scopato con una che ha scopato con lui e che poi ha fatto i raffronti tra la lunghezza dei membri, c’è chi dice che 20 anni prima gli faceva da promoter. In ogni caso, tutti sono riusciti a parlare col vero Vasco, hanno la foto insieme e lui li ha incoraggiati.

Certo, poi Vasco ha quel modo di chiudere i concerti tutto magico, quando esorta il suo pubblico dicendo “Ce la farete tutti” che fa un po’ venire i brividi. Tu sei fan di Vasco?
Sì, sono un fan normale diciamo: lo ascolto da sempre, la sua produzione fino ai primi del 2000 la adoro, quella più recente un po’ meno.

ph: Ray Banhoff

Aneddoto: qualche anno fa ho intervistato il famoso ex chitarrista di Vasco che era molto contrariato dall’estromissione dalla band a causa del nuovo corso musicale, da lui definito epic metal, ed era costretto a girare con le cover band per fare due soldi.
Ma sì, gli ex membri che suonano nei tributi fanno lievitare il cachet e tengono il livello della band alto. Di certo non suonano con chiunque, cercano le band di livello e spesso queste cover band sono formate da musicisti della Madonna, che curano ogni minimo particolare. Mi raccontava uno dei Vaschi, Claudio (barista) che se lui non prende la tonalità giusta o stecca, si sente una merda, tipo samurai giapponese.

Questi personaggi ci credono davvero, credono nelle parole che cantano, non si sentono imitatori: portano il Vangelo secondo Vasco in giro e sentono dentro la stessa introspezione dell’originale, si riconoscono nei suoi versi al 100%. L’anno in cui ho fatto questo lavoro ero disoccupato, preso malissimo, non trovavo niente e mi sono buttato su queste storie senza intento macchiettistico, non per prenderli per il culo o per giocare, la mia era sincera stima. Ammiravo la forza che ci mettono per uscire da una vita ordinaria e impersonare il sogno per qualche ora.

Il mio è essenzialmente un omaggio, la loro follia mi ha incoraggiato. Alla fine, il loro principio è lo stesso di quello delle vere rockstar, che nella vita normale si fanno gli affari loro e poi, quando devono partire per la promozione o il tour, vestono i panni dell’idolo del rock. In più, le cover band fanno delle scalette paurose, con pezzi che magari nell’81 erano b-side e che non sentirai mai fatte dal vero Vasco live. Ti invito ad andarti a vedere la Combriccola di Kikko Sauda: sei con Vasco nell’89, è uno shock. Sax, suoni anni ’80, la batteria in 4, niente epic metal del cazzo. Tutto quello che piace ai veri fan.

photo courtesy: Ray Banhoff

Dopo questa chiacchierata, voglio assolutamente il libro. Averlo è piuttosto semplice, ma prima dovete comprarlo sul sito di Crowdbook, che è il crowdfunding dei libri: con 32€ vi portate a casa delle foto spettacolari e, soprattuto, un sacco di storie su come la normalità possa diventare straordinaria grazie a questi personaggi notturni, randagi, ammaliatori di folle. Un progetto davvero interessante di cui possiamo vedere le foto in esclusiva perché, boh, forse perché siamo solo noi.

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