fbpx

Shtisel – 5 cose che ho imparato guardando la serie tv Shtisel

7 Novembre 2019
10727 Visualizzazioni

Shtisel è la serie tv Netflix che sfida il luogo comune e mostra com’è vivere da ebreo ortodosso nel Ventunesimo secolo.

Vi siete mai chiesti cosa significhi essere un ebreo? Sapevate che c’è differenza tra ebrei ed ebrei praticanti? Se non vi eravate mai posti il problema Shtisel potrebbe essere una serie illuminante da vedere subito. Ideata nel 2014 ha avuto un grandissimo successo in Israele, dove è diventata una serie cult.

Shtisel ha per protagonista Akiva (Michale Aloni), un giovane rabbino ortodosso con la passione per la pittura, e la sua famiglia. Akiva sogna di diventare un artista ma per sbarcare il lunario insegna alla yeshivah ketanah (dove studiano solo maschi, bambini e i ragazzini), suo padre Shulem (Dov Glickman) invece sogna per lui il matrimonio con una brava ragazza ebrea, possibilmente giovane e modesta. Invece Akiva si innamora di Elisheva (Ayelet Zurer), la madre due volte vedova di uno dei suoi alunni, causando una serie di reazioni tragicomiche all’interno della comunità.

Se pensate che sia tutto abbastanza scontano, non avete fatto i conti  con la realtà parallela costituita dal quartiere ortodosso di Mea Shearim di Gerusalemme, dove la serie è ambientata. Ecco cosa ho imparato da questa serie:

  1. La lingua ebraica è veramente incomprensibile per noi. Sì, perché Shtisel è in ebraico ma con sottotitoli. C’è anche qualche inserto di yiddish, che assomiglia davvero molto al tedesco (essendo una derivazione dell’Alto tedesco medio con inserti di altre lingue).
  2. Gli ebrei ortodossi hanno una benedizione per ogni cosa. Prima di qualsiasi azione occorre recitare una preghiera: quando si entra in una casa, quando si esce ma anche prima di bere un sorso d’acqua si pronunciano delle benedizioni apposite. Impararle è uno dei compiti dei bambini che frequentano la yeshivah.
  3. Le donne ebree ortodosse non devono occuparsi della messa in piega. Infatti è proibito mostrare la propria capigliatura in pubblico. Perciò esistono una serie di parrucche e copricapi adatti a celate i veri capelli. Scomodo per certi versi e anche comodo per altri.
  4. Altro che Tinder, gli ebrei ortodossi preferiscono il sensale di matrimoni. L’antica arte di combinare matrimoni sembra essere viva e vegeta nel quartiere di Mea Shearim, dove ogni incontro tra giovani rabbini e ragazze in età da marito avviene di solito nelle sale da tè degli hotel.
  5. La tradizione può essere contraddetta, anche se a prezzo di grandi sacrifici. Come ci dimostra Akiva, ma anche sua sorella Giti, le imposizioni della comunità possono essere messe in discussione in certi casi. Come quando Akiva riesce finalmente a fidanzarsi con Elisheva a dispetto della disapprovazione del padre.

Sicuramente Shtisel è una serie inusuale che cattura grazie all’ironia con cui racconta l’influsso della religione sulla vita quotidiana degli ebrei di Mea Shearim e di coloro che vengono in contatto con essi.

Il contrasto tra la vita secolare e quella nel quartiere è a volte paradossale ma spesso conduce a una riflessione sulle priorità che ciascun individuo sceglie di seguire, superando i luoghi comuni ei pregiudizi nei confronti degli ebrei ortodossi.

Serie consigliata quindi se non vi spaventa la barriera linguistica e siete pronti a farvi sedurre dal fascino dell’ignoto.

Leggi anche: