The Dark Side Of The Moon spegne 50 candeline: l’album è immortale

1 Marzo 2023
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I Pink Floyd lanciano The Dark Side Of The Moon il 1° marzo 1973 negli States. A distanza di 50 anni l’album è ancora considerato uno dei capolavori più amati e acclamati della storia della musica mondiale. La band inglese continua a vivere a distanza di tempo e l’album è quel viaggio dentro l’esistenza umana che tutti, almeno una volta nella vita, devono compiere.

Era il 1° marzo 1973 quando i Pink Floyd lanciarono per la prima volta quello che da lì a poche settimane sarebbe diventato l’album della vita. Mai si sarebbero immaginati un boom del genere, ma così è stato: The Dark Side of The Moon ha raggiunto le vette più alte del successo e ha venduto milioni di copie in tutto il mondo. Merito di un sound che si sposta tra il mood psichedelico tipico della band inglese, il jazz, il rock, fino a toccare ogni singola nota dell’animo umano.

The Dark Side of The Moon nasce in mezzo alla vita, così come nasce in mezzo alla guerra, al rumore delle monete, diventate ben presto simbolo di un capitalismo che ancora oggi affligge la società tutta. Insomma, un album che difficilmente si dimentica e che, attraverso i suoi suoni, riesce a penetrarti l’anima e tutti i sensi. Avete mai provato ad ascoltarlo al buio della vostra stanza? Se la risposta è no, che cosa aspettate?

Le canzoni di The Dark Side of The Moon: ogni traccia tocca le corde della vita

I Pink Floyd hanno letteralmente creato un diamante (parola non casuale, Pink Floyd lovers spero abbiate colto): The Dark Side of The Moon si compone di 10 brani, ognuno dei quali racconta qualcosa del mondo nel 1973, tra rumori di fondo, voglia di respirare e quell’incredibile senso altalenante che offre la vita.

I blocchi dell’album sono due, corrispondenti ai due lati del disco in vinile. La musica all’interno di ognuno di essi scorre senza interruzioni: tutto è collegato, tutto fluisce e tutto è parte di un’unica intensa storia.

Il primo blocco del disco tocca i temi della vita, dalla nascita fino ad arrivare alla morte, concludendosi con il brano The Great Gig In The Sky. Il secondo blocco, invece, affronta i temi del denaro, della guerra, della violenza e, infine, il tema della follia.

Qual è, dunque il lato oscuro della luna? Quale parte dell’animo umano, si copre di strati dubbiosi, di sgradevoli sensazioni?

The Dark Side Of The Moon: il primo blocco dell’album immortale

È Speak to me ad aprire l’album del 1973: un concentrato di rumori che ci dà un piccolo assaggio di quello che sarà il viaggio nell’anima lunare targata Pink Floyd.

«I’ve always been mad, I know I’ve been mad, like the most of us…very hard to explain why you’re mad, even if you’re not mad…»

Dai suoni tipici della vita frenetica di tutti i giorni si allaccia Breathe (In The Air), che diventa subito lo specchio di un sollievo dopo una grande fatica. I volteggi vocali alludono alla vita che nasce, ma il brano insiste anche sulla possibilità di fermarsi e, a pieni polmoni, respirare.

On The Run si attacca in coda e parte con suoni psichedelici capaci di far viaggiare anche le menti più stabili. Qui si afferma il contrario del sollievo, non si spinge sul freno ma si accelera sulla corsa per una fuga da tutto e da tutti. Non a caso si parla di bagagli e di passaporti: «Life for today, gone tomorrow, that’s me».

Il viaggio continua e il tempo non si ferma un secondo: ecco Time, con i suoi gong e i suoi allarmi, pronto a descriverci alla perfezione l’importanza del tempo dentro la vita. Vita che scorre inesorabile sotto i nostri piedi e un tempo, dicono i Pink Floyd, che merita di essere goduto in ogni suo millesimo di secondo, come la magia dell’assolo di chitarra che David Gilmour ci ha voluto regalare.

Il primo blocco si chiude ed è The Great Gig In The Sky a segnarne la fine: brano strumentale, brano da pelle d’oca dove la voce di Clare Tony diventa essa stessa strumento. Qui si toccano le note esistenziali della vita: «Non ho paura di morire, in qualunque momento non mi dispiace. Perché dovrei avere paura di morire?» – domande che solleticano l’anima e che pare si siano cristallizzate per 50 lunghi anni, a prova del fatto che viviamo tutti sempre la stessa vita.

Le canzoni del secondo blocco dell’album

Che mondo sarebbe senza capitalismo? Probabilmente lo stesso di 50 anni fa. La prima canzone ad aprire il secondo blocco di The Dark Side of The Moon è proprio Money: un rumore di monete, di cassa che registra nuovi conti, il capitalismo che avanza. Si parla di possesso e di quel valore transitorio che hanno i beni materiali: un minuto ce l’hai, l’attimo dopo è già volato via. Le pressioni sociali spingono e coinvolgono il mondo, così come hanno coinvolto i Pink Floyd.

Cadono le monete a terra ed è Us and Them a continuare l’emozione: una delle canzoni più sentite di tutto l’album. Si parla di guerra e si parla di violenza: due elementi inutili, ma purtroppo ancora oggi molto presenti. Con le liriche di Waters e la musica di Wright, il brano immagina due eserciti opposti ma composti dagli stessi «ordinary men» che, potenzialmente, possiamo essere noi. Quello della guerra è un tema ricorrente nella discografia della band inglese: vi dicono niente The Wall o The Final Cut?

Subito dopo è il turno di Any Colour You Like, un brano interamente strumentale che parla della sofferenza che si cela dietro alle decisioni: chi non si è mai sentito dubbioso o impaurito di fronte a una scelta? È dunque l’angoscia la protagonista, una delle grandi protagoniste del lato più oscuro della luna.

Poteva mancare una dedica a Syd Barrett dentro The Dark Side Of The Moon? Impossibile. Così, con Brain Damage, i Pink Floyd vogliono ricordare il loro amico ed ex collega, a cui in particolare sono dedicati i versi: «[…] and if the band you’re in starts playing different tunes, I’ll see you on the dark side of the moon». Il brano tratta il tema della malattia mentale, il vero lato oscuro della luna, la negatività oggettiva.

Eppure la voce che sentiamo nel brano che chiude l’album, Eclipse, ci fa capire che in realtà non esiste un lato oscuro della luna: che il mondo sia, in realtà, sempre e comunque al buio? Che l’unico lato realmente illuminato sia “solo” quello della vita?

«The lunatic is on my head, you raise the blade, you make the change» e ci rivedremo tutti sul lato oscuro della luna.

Il viaggio è in corso, il tempo passa, la vita è stretta nelle nostre mani.

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