The end of the f***ing world 2: un’apocalisse geniale

19 Novembre 2019
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Il mondo non è ancora finito ma Alyssa e James nella seconda stagione di The end of the F***ing world sono più incasinati che mai.

La nuova stagione di The end of the f***ing world, geniale e politicamente scorretta, torna con Alyssa (Jessica Bardem) alle prese con il matrimonio e James (Alex Lawther) che perde improvvisamente il padre.

Il passato

Cosa è rimasto dei due ragazzi in fuga dopo aver ucciso un uomo per legittima difesa? L’aver scontato la pena e l’aver trascorso mesi in ospedale sarà stato abbastanza?

Questa volta gli autori non avevano le risposte. Se la prima serie si basava sull’omonima graphic novel di Charles Forsman, la seconda è assolutamente originale e ha esplorato nuovi aspetti.

Il presente

Innanzitutto introducendo un personaggio-chiave nuovo: Bonnie (Naomi Ackie).

Bonnie è appena uscita di prigione, dopo aver scontato una condanna per omicidio e trama già una vendetta.

I suoi obiettivi sono James e Alyssa, che lei cerca ossessivamente per vendicare la morte dell’amato, l’uomo ucciso dai due mentre tentava di violentare Alyssa.

Così, quando Alyssa fugge dalle sue nozze e salta in macchina con James, a Bonnie non resta che farsi caricare dai due facendo l’autostop, nella speranza di avere un’occasione per accopparli.

Ovviamente non sarà poi così facile e nel corso degli episodi lo spettatore rivede nella ragazza tutto il disgusto per la vita che nella prima stagione provavano i due protagonisti, adesso paghi della loro ritrovata vicinanza.

Bonnie è sicuramente un colpo di genio degli autori e riesce a fare da collante tra il mutismo patologico di James e il bisogno di attenzione di Alyssa.

Inoltre i flashback rischiarano anche le nebbie del suo passato, rendendola di puntata in puntata un po’ più simpatica.

La scelta migliore di tutta la serie è però stata quella di mantenere solo 8 episodi da venti minuti ciascuno, una durata ottimale dato che la carne al fuoco non era moltissima.

Ma Bonnie, James e Alyssa, fragili e folli come tutti noi, ci accompagnano in un percorso di empatia che non disdegna i cattivi sentimenti, se servono a dare davvero voce a quello che si prova, e alla fine ci fa anche sorridere.

Il finale

In definitiva questa seconda stagione appare riuscita, pur con inevitabili momenti lenti, perché propone un’evoluzione di James e Alyssa verso la maturità psicologica senza diventare melensa. Lei capisce di poter chiedere aiuto, lui di potere essere un sostegno per qualcuno senza necessariamente mettere da parte se stesso.

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