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Una donna ogni due uomini. Non c’è gender equality nelle serie crime italiane

8 Dicembre 2023
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Un rapporto svela quello che un po’ si sapeva, ma si faceva finta di niente: niente parità nella scelta dei casting. Gli investigatori e i producer son sempre più delle investigatrici e delle producer

Se il crime è uno dei generi più diffusi nella serialità internazionale e italiana, e se effettivamente abbiamo visto, nelle ultime stagioni tv, un incremento di donne protagoniste (Le indagini di Lolita Lobosco, Fiori sopra l’inferno, per citarne alcuni), i numeri raccontano tutta un’altra storia.

L’Osservatorio su su “Gender Equality e Diversity nei Media Audiovisivi”, istituito presso @Link LAB nel quadro del progetto europeo @Gemini, ha presentato lo scorso 21 novembre 1° Report Gender equality e diversity nella serialità crime italiana, un primo tentativo di analisi della presenza femminile dietro le quinte e sullo schermo della serialità crime italiana. Si tratta di uno studio tutt’ora in corso che ha analizzato 77 serie crime tra il 2025 e il 2023 mappando oltre 1800 personaggi.

Una donna per due uomini

Per ogni donna “behind the scenes” o presente on screen ci sono almeno due uomini (33%/36% vs. 67%/64%). «Nella serialità crime il “potere” è fortemente connotato al maschile, tanto dalla prospettiva dell’occupazione femminile che della rappresentazione dei personaggi», spiega il rapporto.

Dietro le quinte

Dietro le quinte, il ruolo di main producer ha ancora una dimensione prettamente maschile: 76% vs 24%. Un rapporto che si ritrova anche nei ruoli below-the-line, dove si evidenzia una forte polarizzazione tra i ruoli considerati “prevalentemente maschili” (musica, suono, fotografia, montaggio, hairstyle) e femminili (costumi, casting, make-up). Emergono però ruoli detti di “transizione”, che vedono un significativo incremento dell’occupazione femminile dal 2015 al 2023: sono le professioniste della scenografia (dal 20 al 35%) e dei visual special effects (da 0% a 23%).

Sullo schermo

Sbilanciato il confronto tra gender anche nei ruoli di leads/co-leads (pur in linea con i dati internazionali). In particolare, nelle serie gli uomini ricoprono spesso ruoli di leadership, come quello del detective principale (57 vs 43%) o supervisor (88% vs 12%). «Ho recentemente presentato a una rete un progetto con una commissaria e mi è stato detto basta!», ha commentato Maddalena Rinaldo, capo contenuti di Cross Productions, intervenuta al convegno ed evidenziando quanto la percezione dei committenti sia ben diversa dalla realtà dei numeri. Numeri ancora più bassi se si parla di diversity: i personaggi Lgbtq+ sono solo il 38% e il 98% sono di etnia bianca/caucasica. Spiccano poi altre differenze: per esempio, le donne sullo schermo sono più giovani rispetto agli uomini.

I precedenti

Come evidenziato anche da Tivù, una delle difficoltà principali nella fotografia delle differenze di genere risiede proprio nella reperibilità e gestione dei numeri, di difficile comparazione. L’Osservatorio europeo dell’audiovisivo propone da diversi anni un’analisi delle professioni nel vecchio Continente, mentre Apa, nel suo Quinto rapporto, ha iniziato a fare luce sulle maestranze italiane. La televisione anglofona offre più spunti, come il Diamond Report della britannica Creativity Diversity Network.