Mixed By Erry non ce la racconta giusta
Da giovedì 22 giugno 2023 “Mixed By Erry” è disponibile su Netflix. L’ultimo film di Sydney Sibilia è più che godibile, ma non si può dire sia tratto da una storia vera
“Mixed by Erry” racconta la storia di Enrico Frattasio (Erry, appunto), che da grande vuole fare il dj ma non avendo né il carisma né il physique du role dà sfogo alla sua passione creando le sue compilation sottoforma di audiocassette. Siamo all’inizio degli anni novanta, il compact disk non era stato ancora concepito, figuriamoci download e streaming; Frattasio ed i suoi fratelli sono di Forcella, quartiere napoletano dove ogni giorno ci si inventa un po’ di tutto per mettere insieme il pranzo con la cena. Se il padre dei Frattasio si arrangia spacciando alla stazione bottiglie di whisky che in realtà contengo thè, i suoi figli scoprono che le cassettine di Erry piacciono, si possono duplicare all’infinito e vendere in grandissima quantità al punto da creare un giro miliardario ed attirare l’attenzione della camorra e soprattutto delle forze dell’ordine e della magistratura. Nel 1997 i Frattasio furono arrestati e poi condannati a 4 anni e 6 mesi di reclusione. Se la cavarono nel complesso con poco. Negli Stati Uniti – dove la pirateria musicale è un reato federale – sarebbe finita molto peggio.
L’arte di arrangiarsi non è un’arte
Ribadiamo: il film è più che godibile, agevolato anche dal fatto che la cadenza partenopea dei protagonisti è molto comprensibile, non serve il ricorso sistematico ai sottotitoli come in Gomorra. Quello che stona è la narrazione, che descrive questa attività con malcelata simpatia, come l’avventura di tre giovani alla ricerca dell’ennesimo modo di arrangiarsi, muovendosi tra la vacatio legis e l’agire nel torbido, sperando di farla franca o alla peggio confidando in indulti, amnistie e pene alternative. Aveva ragione Giuseppe Prezzolini quando nel 1921 vergò uno dei suoi più formidabili aforismi, ovvero “gli italiani si dividono in due categorie: i furbi e i fessi.” Difficile smentirlo: dopo oltre un secolo questa definizione è sempre più attuale.
Quanti posti di lavoro persi…
La pirateria musicale – come ha avuto modo di ricordare la FIMI, la Federazione Industria Musicale Italiana in un comunicato – costituì un enorme business illecito, che colpì al cuore la produzione legale e gli investimenti discografici nei talenti. Non era un innocuo fenomeno di costume da derubricare come una ragazzata, ma qualcosa che causò miliardi di danni, gli stessi in milioni di euro che adesso affliggono l’industria cinematografica e i diritti tv connessi agli sport professionistici. Quello che in molti non comprendono che queste attività finiscono sempre e soltanto con il danneggiare gli anelli deboli delle filiere industriali e si traducono in posti di lavoro tagliati con l’accetta. Non vanno a colpire manager e le superstar, per loro non cambia è non cambierà assolutamente niente. Non i loro stipendi, non i loro guadagni.
Così fanno e hanno sempre fatto tutti? Chi è senza peccato scagli la prima pietra? Al massimo scagli la prima audiocassetta, non necessariamente “Mixed By Erri”.