La terza stagione della serie Tv Succession è la migliore di tutte
Meglio il potere o i soldi? Meglio entrambi. Questo è il messaggio che traspare dalla terza serie di Succession, che Sky sta trasmettendo in queste settimane: gli ultimi tre episodi vanno in onda lunedì 20 dicembre. Attenzione: questo articolo è spoiler-free.
Ogni regola ha la sua eccezione e Succession conferma questo postulato. È assai difficile che una serie tv migliori di stagione in stagione: la terza di Succession – negli Stati Uniti sono già state trasmesse tutte le puntate – ha battuto ogni record in termini di audience e di indice di gradimento.
Le recentissime nomination ai 79esimi Golden Globes non sono altro che l’ennesima conferma, a dimostrazione che certe produzioni sanno arrivare dove devono arrivare, anche se escono in contemporanea a Just Like That, il sequel di Sex In The City del quale non si sentiva per niente la mancanza e del quale si è finito per parlare più per aver messo nei guai una famosa marca statunitense di cyclette che per i suoi contenuti.
Il mondo dei media affascina sempre
Di sicuro Succession ha scelto un tema sempre apprezzato dai media: i media, come dimostrano i precedenti ben più illustri come i film Quarto Potere e Quinto Potere e – in proporzione – la serie tv Newsroom. Molti giornalisti sono calciatori, cantanti e politici mancati, non disdegnano quasi mai la ribalta quindi amano vedersi ritratti e raccontati, meglio ancora se in una serie tv ben fatta.
In realtà Succession si concentra quasi esclusivamente sul potere dei media e la sua capacità di influenzare la politica, su battaglie tra azionisti e relative faide familiari: una spruzzata di Shakespeare, qualche riferimento alle tragedie greche, dialoghi di buon livello e l’ostentazione del lusso vissuta come qualcosa di naturale e di mai forzato regalano in ogni puntata una sessantina di minuti godibilissimi.
Il pregio (o il difetto) di essere normali
Succession piace tanto anche al pubblico perché mostra una famiglia, con relativi parenti, congiunti e affini, assai normali per non dire mediocri da ogni punto di vista: estetico, intellettuale, formale. Nessuno degli eredi all’impero mediatico Waystar Royco spicca per bellezza, capacità, valori: per questo motivo il patriarca Logan Roy se li manipola con facilità irrisoria e li mette l’uno contro l’altro come e quando vuole, anche se da un momento all’altro dà sempre l’idea di non potersi nemmeno più reggere in piedi.
Succession funziona perché ognuno di noi che lo vede pensa che al posto della famiglia Roy farebbe sicuramente meglio, anche perché in tanti frangenti sarebbe davvero impossibile fare peggio. I figli di Roy appaiono per quello che sono: eredi quasi per caso, con carenze affettive spaventose, complessi edipici, abuso di alcool e droghe e tutto quanto si possa caricare su un personaggio tv affinché ci si consoli per le nostre arrabbiature quotidiane. I soldi non fanno la felicità? Quando non ci sono, ma questo è un altro discorso.
Una colonna sonora vincente
In un contesto così ben calibrato, anche la colonna sonora fa la sua parte, in particolare il brano d’apertura, composto da Nicholas Britell e vincitore nel 2019 degli Emmy Awards quale miglior sigla originale. Una traccia che parte dalla musica classica e arriva all’urban passando attraverso l’elettronica, quasi a sintetizzare come gli alti e bassi e i colpi di scena di Succession si verifichino anche sul fronte musicale. Se si è in cerca di una nuova suoneria per il proprio telefono, questo tema è semplicemente perfetto.
Foto d'apertura tratta dal sito ufficiale di Succession