Il fascino del diverso trova in Unorthodox un connubio perfetto con una storia di crescita personale.
Da qualche settimana sui social impazza un solo consiglio: guarda Unorthodox!
La nuova serie Netflix in sei puntate ha infatti conquistato un ampio pubblico grazie alla potenza della storia raccontata.
Trama
A Williamsburg, Brooklyn, esiste una comunità ultraortodossa, i Satmar, formata dai discendenti degli ebrei fuggiti dalla persecuzione razziale nazista.
Hanno basato la costruzione della propria comunità sull’osservanza rigidissima ai dettami dell’interpretazione della Torah.
La protagonista è Ester Shapiro (detta Esti), una giovane Satmar data in sposa giovanissima a un coetaneo tramite un matrimonio combinato. A causa del matrimonio infelice e delle pressioni subite, Esti decide di fuggire a Berlino, dove si trova anche la madre naturale, che è stata esclusa dalla comunità quando lei era solo una bambina. Il viaggio nella capitale tedesca rivelerà a Esti un mondo nuovo, dove poter essere se stessa e cercare la propria strada grazie alla musica.
Il libro
Come spiega bene il dietro le quinte della serie, Making Unorthodox, la storia è ispirata al libro di Deborah Feldman Unorthodox: The Scandalous Rejection of My Hasidic Roots. La Feldman nel libro racconta il suo allontanamento dalla famiglia e dalla comunità Satmar. Feldman è stata anche partecipe della stesura della serie insieme ad Alexa Karolinski e Anna Winger.
Cast
Il cuore della serie è proprio la sua protagonista: Esti, impersonata da Shira Haas.
L’attrice era già conosciuta per aver interpretato il ruolo di Ruchami in Shtisel, ambientata a Gerusalemme sempre in una comunità chassidica.
La Haas finalmente ha avuto la possibilità di esprimere tutto il suo potenziale, la sua espressività e talento. Tutta la serie si regge sulla sua capacità di esprimere emozioni anche con un minimo cambiamento di espressione.
La sua recitazione è quasi sommessa nella prima parte della serie, quando ancora è una sposa adolescente e timorosa, disposta a tutto pur di far funzionare il matrimonio combinato. La rottura col passato e la fuga sono sottolineate da un lento cambiamento d’immagine.
Il primo grande passo avviene quando Esti si toglie la tradizionale parrucca con cui le donne haredi nascondono i capelli naturali alla vista degli estranei. Questa scena vale da sola l’intera serie: una ragazza vestita avanza al centro di un lago e poi lascia cadere la parrucca nell’acqua e si immerge guardando il cielo.
Anche gli abiti della protagonista a poco a poco mutano. Si passa dai colori spenti e dai modelli fuorimoda indossati a Williamsburg alle magliette a maniche corte e ai jeans di Berlino.
In un processo di rinascita, Esti abbandona la sua vecchia pelle per ritrovarsi cresciuta e più matura.
Ad avere grande risalto all’interno della storia sono poi le altre donne. Se la suocera rappresenta in pieno il giudizio negativo della comunità, la madre della protagonista e la sua insegnante di musica (clandestina) costituiscono quegli spiragli di salvezza che aiutano Esti a decidere di cambiare vita.
La lingua e altre curiosità
La serie Unorthodox riprende fedelmente usi e costumi della comunità Satmar e quindi anche la lingua, lo yiddish. Per garantire la massima fedeltà, le autrici hanno chiesto a Jeff Wilbusch (che interpreta il rabbino nella serie e che proveniva anch’esso da un contesto analogo a quello narrato) di insegnare agli altri attori la corretta pronuncia delle parole.
La serie è stata girata per intero a Berlino, anche se ambientata per metà a Williamsburg, dove d’altronde le scene in esterno sono pochissime.
Perché guardarla?
Unorthodox ha il pregio di essere un affresco fedele di una realtà chiusa come sono le comunità ultra-ortodosse allo stesso tempo un racconto di libertà e crescita personale.
Insomma è una serie che dà speranza pur raccontando una storia a tratti surreale ma assolutamente vera.
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