Il fumettista Zerocalcare ci ha offerto un nuovo video d’animazione, che, in questi tempi d’isolamento coatto, ci vuole ricordare un periodo non troppo remoto della nostra vita in cui si andava a cena fuori e in cui eravamo comunque costretti a confrontarci con le nostre incertezze di fronte a un menu della pizza.
“Passerà, ma i nostri impicci e la nostra inadeguatezza staranno ancora là come prima,” suggerisce l’artista romano nel commento al breve video d’animazione da poco pubblicato nelle sue pagine social. Il fumettista, com’è suo solito fare, si è espresso sul tema di questa grave emergenza, offrendo una prospettiva più leggera di altre sulle scelte che siamo chiamati a fare nella vita di tutti i giorni.
Nel video, il protagonista descrive quel momento di indecisione che precede l’ordinazione di una pizza al ristorante. La margherita, in questo caso, è la scelta meno rischiosa e quindi più comoda. Poi ci sarebbe anche quell’altra pizza che lui descrive come “una cifra invitante” e che non può essere ignorata così facilmente. Allora, Zerocalcare impiega i due minuti di questo esilarante video per considerare le diverse possibilità e uscire pulito da questo dilemma morale che lo tormenta.
Zerocalcare è una voce particolarmente forte tra noi millennial ed è proprio per questo motivo che ho deciso di tracciarne un profilo per voi.
Chi è Zerocalcare?
Zerocalcare è lo pseudonimo che si è dato Michele Rech, fumettista millennial italiano classe 83. Ha portato una ventata di aria fresca nelle librerie d’Italia con lo stile irriverente e l’umorismo graffiante delle sue graphic novels.
I suo libri hanno venduto oltre un milione di copie in tutto il mondo, facendo di Zero uno dei fumettisti italiani più popolari. Uno dei suoi primi lavori, Kobane Calling. Racconta la sua esperienza di soccorso ai ribelli Curdi al fronte con la Siria, ha inoltre fatto sì che questo fumettista divenisse una figura di rilievo nel panorama politico attuale, assumendo i connotati del satiro.
Descriverei i suoi libri come un antidoto al male collettivo e al disordine sociale che noi stessi siamo in grado di creare quando decidiamo di condividere tutte queste fake news sui nostri social.
Zerocalcare, senza cadere in facili tentazioni e senza sforzarsi troppo per trovare sempre “il lato positivo” nelle situazioni più difficili, si limita a farci compagnia. Attraverso gli esilaranti scambi di battute con un amico immaginario e altri bizzarri personaggi che lo aiutano a fronteggiare un mondo costellato da quelle che sono le sue miserie quotidiane.
Come comportarsi in isolamento
Zerocalcare ha scelto dunque la satira intelligente al modello che invece oggi vige sovrano in Italia. Un modello che vede milioni di analfabeti funzionali accalcarsi su una o più piattaforme social per esprimere dei concetti inesatti o addirittura non pertinenti alla propria sfera di competenza.
Per quanto riguarda la mia, di scelta, il solo consiglio che mi sento di dare è non solo quello di leggere, verificare le informazioni e confrontarle con altre (preferibilmente antitetiche), ma anche leggere per ridurre lo stress, trovare una distrazione, evadere. A tal proposito, mi è venuto in mente un amico americano che qualche giorno fa mi ha detto. “Se vuoi davvero scrivere per essere letto, devi sempre tenere a mente due cose. Il tono del tuo narratore e il fatto che una buona storia deve essere capace di presentare due prospettive diverse sullo stesso argomento.” E nel caso di Zero, anche se l’interpretazione che quest’artista offre rispetto alla difficile situazione attuale si spinge fino alla parodia, qualcosa di vero e indicativo della nostra natura ci dovrà pur essere nel suo video d’animazione. Il suo tono è solo una conseguenza contingente dei personaggio che ha creato.
L’idea di scrivere di Zerocalcare mi è venuta in relazione allo stato di isolamento in cui ci troviamo in questo momento. Credo che abbiamo tutti quanti bisogno di ridurre un po’ lo stress, altrimenti non sarà un virus a stroncarci, ma noi stessi. Leggere qualcuna delle sue graphic novels potrebbe essere una buona occasione per immergersi in un mondo di storie fatte di noi millennial. In cui, come suggerisce l’autore stesso, “l’ignoto resta ignoto e il mondo continua a girare con quella rassicurante frustrazione di come ha sempre girato prima del corona virus.”
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