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Sorpresa! I calciatori, proprio come noi mortali, si ammalano di coronavirus

22 Marzo 2020
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Chi pensava che il coronavirus avesse risparmiato i calciatori, sarà rimasto deluso. Un po’ come coloro che non sapevano che oggi Dario Hubner gestisce un bar di provincia, o che Jesper Blomqvist è diventato anche uno stimato pizzaiolo nei pressi di Stoccolma. Ecco la calciostoria in salsa anni ‘90 di un’epidemia che riguarda tutti, persino i calciatori.

 

La caduta degli dei

E’ sempre difficile immaginare i nostri beniamini come esseri umani, molto umani, a volte molto più di noi. Ad inizio epidemia, circolavano alcune leggende metropolitane. Una di questa riguardava i personaggi famosi ritenendo fossero immuni al virus, forse perché non figuravano tra i contagiati. Erano probabilmente le autorità cinesi, la C.I.A., o qualche altra agenzia di intelligence insomma che, nella migliore delle ipotesi, li nascondeva e nella peggiore ne occultava la nefasta sorte. Non è successo nulla di tutto questo. Instagram, Facebook e l’intero arcipelago dei social media ci hanno rivelato un’incredibile verità. I calciatori sono tra noi, anzi sono in mezzo a noi e si comportano proprio come i loro tifosi che al massimo hanno giocato nel campo dietro casa e che il Camp Nou l’hanno visto in gita.

Il paziente uno del calcio italiano

Ma andiamo con ordine. Tutti ricordiamo Daniele Rugani, il paziente uno del calcio italiano, seguito dalle positività di Sampdoria, Fiorentina e Verona, le società più contagiate. Vi risparmiamo anche alcune bagarre dialettiche su twitter dove si tacciavano i media tradizionali di tener nascosta la cosa. Invece i ragazzi sono in quarantena proprio come i loro fantallenatori e aspettano, se ci sarà, la ripresa delle ostilità sportive. Arriviamo quindi dritti al nocciolo della questione, come un’entrata di Paul Ince sulle caviglie a palla ferma e l’arbitro girato dall’altra parte. Il nostro inizio in realtà è soft con Lorenzo Insigne che canta “Un giorno all’Improvviso”.

Lorenzo Insigne a squarciagola

 

Era il 14 marzo e un po’ tutti, diciamoci la verità, pensavamo sarebbe finita presto, magari non prestissimo, ma che si potesse fermare il contagio con l’unguento magico della musica del “canta che ti passa”, esattamente come George Weah, oggi Presidente della Liberia, che nel 2014 scrisse una canzone per trovare i fondi contro l’Ebola. Proprio così, per la sua Africa, vero eroe ante litteram di quella che sarebbe diventata la nostra battaglia con il coronavirus. Per l’attaccante del Napoli si è trattato di condividere un flash mob dal balcone di casa con i tifosi. Forse non intonatissimo, ma non sta a noi giudicare e i posteri ricorderanno solo il bel gesto d’incoraggiamento. Il secondo passaggio della metamorfosi calcistica è il ‘carta igienica’ challenge, meglio conosciuto come #StayAtHomeChallenge. Come non ricordare Diego Armando Maradona che palleggiava con qualsiasi cosa, in particolare con le arance. The Coronavirus Outbreak ci regala atri fantastici esempi. Tra i più cliccati c’è Federico Chiesa, attaccante della Fiorentina, capace di una decina di palleggi con il rotolo della carta igienica prima calciarlo in sala da pranzo.

Federico Chiesa palleggia con la carta igienica

 

C’era una volta, invece, il giovane Hachim Mastour, classe 1998, famoso per saper palleggiare con le ciliegie quando non era altro che un giovane virgulto del vivaio milanista. Un predestinato il cui talento si è arenato per il momento in serie C, nella Reggina. Il talento non sembra averlo perso vedendolo in casa alle prese con il suo rotolo, sostituendo il passionale frutto con la nobile carta igienica. E adesso? Ora siamo passati dalla “calma agli appelli in tivù”, semicit dei mitici 883. Difficile scegliere, ma tra un rigore angolato e un tiro forte in mezzo, optiamo per un cucchiaio alla Francesco Totti. Scegliamo di condividere l’appello di Zlatan Ibrahimovic che con sguardo severo, dopo un bel messaggio solidale, ci spiazza con la sua barbarica ironia.

Zlatan Ibrahimovic fa brutto al coronavirus

 

“Se il Virus non va a Zlatan, Zlatan va dal Virus” recita l’azzeccatissimo slogan di Kick The Virus Away.

Paulo Dybala positivo (anche al coronavirus)

Ecco, non va preso proprio alla lettera ma per il senso di sfida in sé. Un appello temerario, truculento, degno di Thor, dio del tuono nella mitologia scandinava, quasi a vole fermare il contagio come uno stop di petto sul suo immenso torace. E mentre scriviamo, vi segnaliamo anche la versione Master Chef dei calciatori con Paulo Dybala, fantasista della Juve, in prima fila che si diletta ai fornelli. Come dire, dai parastinchi al grembiule, passando ahinoi dalle mascherine. E adesso ditemi, in quanti di voi, di questi tempi, non hanno spolverato il vecchio pallone da calcio e trovato un angolo di casa, di cortile, o di mondo in cui palleggiare in sicurezza riscoprendo personali doti calcistiche che erano andate sopite nel tempo.

 

“Chi sa solo di calcio non sa di niente di calcio” diceva giustamente Mourinho, ma è anche vero che chi non sa niente di calcio, non può capire tutto il resto, dico io.

 

 

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