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QI e calciatori, più sono stupidi e meglio giocano a calcio? Il caso del Millennial Piqué

30 Ottobre 2020
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QI e calciatori: si dice che più sono stupidi, meglio giocano a calcio. Ma alcuni Millennial fanno eccezione. Non è uno scherzo, ma verità comprovata da recenti ricerche scientifiche e inconfutabili dati di fatto.

 

E’ come se ci fosse uno stretto legame tra capacità intellettive e abilità tecniche. Non è un caso che nella tradizione, tramandata di generazione in generazione, i secchioni fossero impediti sui campi da calcio e veri bomber sui libri di testo.

E, personalmente parlando, l’esperienza calcistica ha quasi sempre confermato l’ineluttabile assurto: chi non ha testa ha gambe. L’aneddoto è rappresentato da quegli individui stratosferici a cui il buon Dio ha dato due piedi capaci di suonare il violino e teste brillanti come lampadine al fosforo. Insomma, semidivinità dotate di gustoso sex appeal celebrale condito da doti atletiche suine.

Che cos’è l’intelligenza?

Sembra un paradosso, ma è così. Per il resto, quindi altroché mens sana in corpore sano. Una ricerca pubblicata sulla rivista Science ci dice che l’intelligenza non dipende solo dalla velocità di elaborazione dell’informazione del cervello: altrettanto importante è la capacità di filtrare, a livello puramente percettivo, gli stimoli rilevanti.

I ricercatori hanno chiesto a un gruppo di persone di guardare alcuni video che mostravano delle barre in movimento. Analizzando i tempi di visione i ricercatori hanno notato che quando gli oggetti osservati erano piccoli le persone con QI più elevato ottenevano prestazioni migliori. Proseguendo nell’esame dei risultati si sono poi accorti, con una certa sorpresa, che quando invece gli oggetti in movimento erano grandi e occupavano una parte significativa del campo visivo, succedeva esattamente il contrario: le prestazioni migliori erano di chi aveva un QI più basso.

In sintesi, per grandi oggetti in movimento come in un campo da calcio, durante una partita di calcio, gli atleti hanno reazioni più immediate, un effetto stimolo risposta più veloce di quanto non lo sia in persone con alti QI. Come dire, i più intelligenti osservano i dettagli, le persone più stupide se ne fottono. Ovvio che questo non faccia parte della ricerca, ma è quanto si evince dalla serie di esperimenti compiuti da questi scienziati.

Il caso Gerard Piqué

Tutto sarebbe perfetto se non fosse per i Millennial. Ce ne sono alcuni che proprio ci fanno incazzare. Ma come, finalmente abbiamo scoperto la stupidità umana (e chi li paga) nel correre in mutandoni dietro un pallone e adesso ci rovinano questa stupida masturbazione mentale? A quanto pare sì. Si chiama Gerard Piqué, 33 anni, difensore del Barcellona, fidanzato di Shakira, campione del mondo, d’Europa, dirigente sportivo e con un patrimonio stimato di 185 milioni di euro. Ma sopratutto, un QI pazzesco: 170.

Incredibile se pensiamo che la maggior parte di noi comuni mortali (ammesso e non concesso che qualcuno di noi l’abbia mai fatto, io no, ma fidiamoci delle statistiche suvvia) oscilla tra 90 e 140. Piqué supera Einstein e vari premi nobel quanto a intelligenza. E come se non bastasse, il nostro blaugrana si è pure iscritto all’MBA di Harvard, uno dei corsi universitari più esclusivi ed elitari del mondo. Per fare cosa? Investimenti in ogni ambito finanziario, tutti in attivo e tutti super redditizi. Piove sul bagnato e scusate la retorica.

I secchioncelli del tiki-taka

Si vede che al Barcellona i calciatori stupidi non li voleva il buon Guardiola. Altre ricerche hanno dimostrato come perfino i compagni Millennial del Barcellona, Xavi e Iniesta, sottoposti ad alcuni test scientifici inerenti il QI, siano più intelligenti della media. Pazzesco. Roba da aprire un centro di ricerca in Catalogna, altroché Oslo dove si assegna il nobel per la Pace, qui siamo di fronte all’avanguardia delle sinapsi per eccellenza. Peccato che questi siano aneddoti e i test di Xavi e Iniesta furono fatti per promuovere la Coppa del Mondo (e forse pure i videogiochi che la sponsorizzavano) lasciano comunque il tempo che trovano. Forse, pure loro, rientrano nelle categorie sopra indicate, di coloro il cui cervello si muove più rapidamente di fronte a oggetti grandi in movimento. Non ce ne vogliano, ma il sospetto rimane.

Meglio pensare al connubio calciatori-stupidità che tanto ci consola. Aspiriamo a un futuro con calciatori così ciucchi che non si presentino nemmeno in conferenza stampa, perché una volta finita la magia di una partita, molti di loro lascino la retorica negli spogliatoi. Se dovessero scendere in campo con quella, finirebbe sempre zero a zero e sai che noia