Addio a Rino Tommasi, il prototipo del giornalista
Salvatore Tommasi, per tutti Rino Tommasi, è deceduto l’8 gennaio 2025. A febbraio avrebbe compiuto 91 anni. Un giornalista, un conduttore ed un telecronista come ce ne sono stati pochissimi al mondo
La grandezza di un giornalista e di ognuno di noi si misura nell’eredità che si lascia nelle menti, nelle anime e nei cuori altrui. L’eredità che Rino Tommasi lascia a chi l’ha seguito nelle sue telecronache – da solo o in coppia con Gianni Clerici, altro fuoriclasse assoluto – va ben oltre le sue più celebri espressioni quali “circoletto rosso” per sottolineare un punto a tennis da ricordare o “il mio personalissimo cartellino” per giudicare un incontro di boxe. Rino Tommasi era Wikipedia, era gli expected goals, era le statistiche applicate con metodo prima che tutto questo diventasse sistema, stumento imprescindibile di lavoro, chiacchiere da bar e da social. “È possibile essere obiettivi, impossibile essere neutrali” una delle sue massime più celebri. Sette parole per descrivere che cosa dovrebbe essere il giornalismo, quasi meglio del più noto assioma “i fatti separati dalle opinioni”.
Una carriera da circoletto rosso
Rino Tommasi ha avuto una discreta carriera tennistica, è stato tra i più grandi organizzatori di incontri di pugilato, per poi dedicarsi a tempo pieno all’attività giornalistica, firma di punta de La Gazzetta dello Sport, direttore dei servizi sportivi di Tele+, autore di libri quali “La grande boxe – 30 anni a bordo ring” e “Da Kinshasa a Las Vegas via Wimbledon. Forse ho visto troppo sport”, che andrebbero studiati e mandati a memoria da chi voglia capire che cosa sia lo sport professionistico o da chi voglia provare a diventare un giornalista, non soltanto un giornalista sportivo. Soprattutto Tommasi ha inventato insieme al già citato Gianni Clerici le telecronache a due voci, merito di una competenza, una cultura e saper cogliere l’attimo e interpretarlo che è prerogativa soltanto dei grandissimi.
Un’eredità senza eredi?
Per i millennial che non hanno avuto modo di ascoltare e leggere con regolarità Rino Tommasi, urge subito un corso accelerato su YouTube. Partendo da quella che è forse la telecronaca migliore di tutti i tempi, in grado ancora di mettere i brividi ogni volta che la si riascolta: la telecronaca del sesto round dell’incontro di boxe tra Marvin Hagler e John Mugabi (“incredibile battaglia”) del 10 maggio 1986 per il titolo mondiale unificato dei pesi medi. Poesia, epica, ma nessuna retorica, qualcosa di unico, da mettere in bacheca insieme al racconto di Victor Hugo Morales del gol di Maradona all’Inghilterra nel mondiale guarda caso sempre nel 1986.
L’unico rischio che si corre dopo aver ascoltato o riascoltato Tommasi & Clerici? Sarà quasi obbligatorio togliere il sonoro ogni volta che capiterà di vedere un incontro di calcio con una telecronaca a due voci. Non sarà un rischio, sarà un sollievo per le nostre orecchie risparmiarsi le urla sguaiate di personaggi per i quali vale sempre quanto disse Dino Risi a Nanni Moretti: “scansati e fammi vedere il film”. In ogni telecronaca Tommasi era lo sceneggiatore e il regista . Tommasi era semplicemente tutto.